venerdì 8 gennaio 2021

#Costume&Società: Metafisica ne "La bella addormentata nel bosco"

"So chi sei, vicino al mio cuor, ogn’or sei tu…" l’avete letto cantando, vero? Bene, allora fate parte, come noi, della schiera che è cresciuta a pane e classici Disney.

Noi di 4Muses amiamo l’etichetta Disney, anche se ciò può apparire troppo banale o superficiale. Ma, come ormai ben sapete, amiamo addentrarci nelle profondità del tutto. Credete davvero che “La bella addormentata nel bosco” non abbia riferimenti alla metafisica, o alla filosofia trascendentale? Mettetevi comodi, e fate un respiro profondo perché stiamo per introdurci nelle profondità di un insegnamento non trascurabile.

Il classico Disney prende spunto dalla fiaba dell’italiano Gianbattista Basile: “Sole, Luna, e Talia” (1636). Ripresa poi da Perrault, (1697) dove c’è un continuo nel corso degli anni per la principessa, e rimodernizzata dai fratelli Grimm (1812). Nell’adattamento Disney la fiaba è molto più dolce nei modi e nelle scene. Non affronta il tema dello stupro, né del tradimento. Ma non per questo il significato è meno importante.

giovedì 7 gennaio 2021

#Cinema&SerieTv: Il fenomeno di Bridgerton, la serie tv del momento

ALLERTA SPOILER

 

Chi si aspettava il classico mood settecentesco descritto meravigliosamente nelle opere di Jane Austen, si è ritrovato completamente spaesato nel vedere come le caratteristiche storiche di questa serie siano state abbastanza stravolte dalla penna di Julia Quinn e, di conseguenza, dalla creazione di Chris Van Dusen (Grey’s Anatomy, Private Practice, Scandal).

La serie, prodotta da Shonda Rhymes esattamente come le altre precedentemente citate, prende un carattere più ironico rispetto al romantic drama che tutti eravamo abituati a conoscere. Siamo nei primi anni dell’Ottocento, in piena stagione di debutto delle ragazze pronte a prendere marito. Conosciamo subito due famiglie dirimpettaie che, per tutta la durata della serie, ci delizieranno con aneddoti e piccoli sipari di emotività: i Bridgerton, una brigata di visconti composta dalla Signora Violet Bridgerton, dalle sue quattro figlie Daphne, Eloise, Francesca e Hyacint e dai suoi altrettanti figli Anthony, Benedict, Colin e Gregory; i Featherington, di cui fanno parte la Signora Portia Featherington, il Barone Archibald Featherington e le tre figlie Philippa, Prudence e Penelope. Un altro personaggio ci viene subito presentato, che si fa chiamare Lady Whisledown. Nessuno sa chi sia, eppure è capace di sconvolgere l’intera società londinese, persino la Regina, con i suoi volantini scandalistici che distribuisce in ogni via e a ogni tenuta del circondario. E’ proprio lei la voce narrante che ci accompagna, che ci fornisce piccanti dettagli riguardo i pettegolezzi più succulenti.

mercoledì 6 gennaio 2021

#Pensieri: Quando l'anima è "in bolla"

Guardare i film di animazione della Disney o della Pixar vuol dire aprirsi a un mondo nuovo di esperienze e a un nuovo modo di inquadrare la realtà. Chi di noi non si è mai soffermato a guardare una stella ed esprimere a essa un desiderio proprio perché da bambini c’è stata dato questo gesto come una speranza per un domani?

I sogni son desideri, dopo tutto, e quanti di noi hanno lottato con le unghie e con i denti per poterli realizzare? 

martedì 5 gennaio 2021

#Libri: Styrbjorn - Il Grande Vichingo

I vichinghi furono un popolo che visse neanche tre secoli (di loro si parla dal 792 al 1066), eppure le loro gesta sono arrivate fino a noi, eterne e immutabili. Dalla Svezia, giunsero sulle coste del mar Baltico, muovendosi fino alla Russia, per poi navigare fino a Costantinopoli, Baghdad e ancora in Islanda, Groenlandia, Grecia e arrivarono nel Nuovo Continente cinque secoli prima di Cristoforo Colombo (venne, infatti, ritrovato un insediamento vichingo sull’isola di Terranova nell’odierno Canada). Le loro gesta eroiche, di grandi marinai e conquistatori, sono state per decenni ignorate e tutt’ora trovare un libro che ne riporti le saghe è un’impresa non poco ardua. Tra le proposte natalizie della Fanucci editore, però, abbiamo trovato un romanzo che ha attirato la nostra attenzione: “Styrbjörn – Il Grande Vichingo”, scritto da Eric Rücker Eddison nel 1926 e tradotto solo di recente.

lunedì 4 gennaio 2021

#Musica: Let it be

Il potere delle parole, lo sapete, è infinito. Noi siamo consapevoli della forza che può provocare un articolo, un libro o una canzone. L’umanità intera, forse, è più portata all’ascolto delle canzoni perché in esse c’è tutto il trasporto emozionale suscitato dalla melodia. Lo stesso Universo ha una frequenza sonora, e alcune Sacre Scritture parlano di armonia delle note nel momento in cui noi esseri umani agiamo per Amore.


Insomma, che si sia credenti o no, la musica ha un impatto notevole. Vi abbiamo già parlato di molte canzoni, ma oggi siamo qui a parlarvi di Let it be, uno dei più grandi successi dei Beatles.

Non tutti forse sanno che la canzone Let it be, uscita nel 1969, viene concepita in sogno da Paul McCartney. In quel momento il gruppo stava vivendo un allontanamento, e Paul più di tutti viveva quei giorni con estrema tensione. Sappiamo dell’allontanamento da John, ed era perennemente nervoso anche con George.

Nel corso di una notte, gli comparve in sogno sua madre, di nome Mary, morta dieci anni prima. Lei gli pronunciò proprio le tre parole che danno poi il titolo alla canzone. In italiano significano: “lascia che sia”. Questo diede l’ispirazione per il brano storico, e che ci insegna a lasciare stare le cose così come sono. Proprio come ci hanno insegnato tutti i più grandi Maestri: lasciate che le cose siano così come sono.

“When I find myself in times of trouble/mother Mary comes to me/speaking words of wisdom/let it be/and in my hour of darkness/she is standing right in front of me/speaking words of wisdom/let it be”

"Quando mi ritrovo in momenti difficili/Madre Maria viene da me/dicendomi parole sagge/lascia che sia. E nella mia ora più oscura/lei mi sta davanti/dicendo parole sagge/lascia che sia". Troviamo sia molto poetico che Paul decida di scrivere il nome di sua madre, ottenendo così l’attenzione di tutte le persone con fede Cristiana. Quante volte abbiamo canticchiato questa prima strofa senza la conoscenza del vero significato delle parole? Tutti noi abbiamo vissuto e vivremo un periodo oscuro. A volte ci stupiamo nel realizzare che alcuni nostri ricordi hanno come sfondo un colore blu intenso. Quante energie abbiamo speso a lamentarci, piangere, urlare, disperarci nel passato? Ed è andato bene così, perché tutto ciò ci ha rafforzati. La canzone, però, vuole darci un insegnamento più maturo: quando tutto va male, lascia che sia così. Non fare nulla, stai fermo, osserva. Lascia che sia.

“And when the broken hearted people/living in the world agree/there will be an answer/let it be/for though they may be parted/there is still a change that they will see/there will be an answer/let it be"

"E quando la gente col cuore spezzato/vive nel mondo con armonia, andando d’accordo/allora ci sarà una risposta/lascia che sia/perché anche se sono divise/vedranno che ci sarà ancora una possibilità/ci sarà una risposta/lascia che sia". Può sembrare banale, ma vi assicuriamo che nel momento in cui accettiamo il dolore, o una situazione spiacevole, essa svanisce da sé. Paul ha accettato i dissapori con i suoi amici, i Beatles si sono sciolti e ognuno ha proseguito con la propria carriera da solista. Si sono tutti ritrovati, e si ritrovano ancora oggi nonostante la morte di John e George. Paul stesso ha ammesso in più interviste che parla ancora con il suo amico John. Ma Paul non ha ostacolato nulla, anzi. La stessa persona che inizialmente ha voluto tenere uniti tutti, è stata anche la prima che ha dichiarato lo scioglimento dei Beatles. Ha lasciato che le cose accadessero.

"And when the night is cloudy/there is still a light that shines on me/shine until tomorrow/let it be/I wake up to the sound of music/mother Mary comes to me/speaking words of wisdom/let it be"

"E quando la notte è piena di nuvole/c’è ancora una luce che splende in me/splendi fino a domani/lascia che sia/mi sveglio al suono della musica/madre Maria viene da me/parlando con parole di saggezza/ lascia che sia". Quante volte abbiamo sentito l’espressione: “la luce alla fine del tunnel”? O: “non può esserci l’alba senza la notte”. Forse possono sembrare frasi banali, ma guardiamo più alla profondità dei versi stessi: anche quando la notte è piena di nuvole, quindi non abbiamo nessuna stella che brilla in cielo, né la luna come riferimento, l’unica luce che continua a splendere è quella dentro di noi. Ed è quella che deve continuare a splendere anche il giorno dopo. Perché è l’Assoluto, ciò che ci guida e non ci abbandona mai nel corso di ogni vita. La Luce splende dentro di noi e la alimentiamo ogni volta che lasciamo che sia.

A volte il vento della vita soffia così forte che opporsi ci fa solo più male. Non accettare il cambiamento, o la nuova rotta, ci porta a reprimere una grande parte in noi che vuole esprimersi. In questi casi si deve solo lasciare che sia. Rilassarsi, vedere dove il vento ci conduce, o cosa ci porta. E allora, anche in mezzo alla tempesta, saremo sul serio sereni.

sabato 2 gennaio 2021

#Costume&Società: Mystic Messenger (parte 1)

 
personaggi "principali" del gioco
(da sinistra a destra: Zen, Yoosung, Jumin, 707 e Jaehee).
Sappiamo bene che per i gamer sentir parlare di visual novel nella maggior parte dei casi è un colpo al cuore.
Estremamente famosi in Giappone, inizialmente con una grafica tutta in stile anime e un'animazione limitata o addirittura assente, le visual novel sono considerate, dagli amanti dei videogiochi, dei giochi fasulli.

Se traduciamo letteralmente questo termine, quello che uscirà fuori sarà romanzo visivo.
Il concept delle visual novel è molto semplice: tu sei il personaggio principale, e tu influenzi in tutto e per tutto la trama del gioco in questione e di conseguenza anche il finale di quest'ultimo.
Nel corso degli anni questo genere sta tornando alla ribalta, e il mondo delle visual novel sta - per fortuna - uscendo sempre di più dallo stereotipo di "giochetto per ragazzine".
Avete mai sentito parlare della saga di Life is Strange e di Detroit: Become Human? Veniteci a dire che son giochetti per ragazzine quelli, se avete il coraggio.

venerdì 1 gennaio 2021

#SullaStrada: Siena

Noi di 4Muses siamo attratte da tutto ciò che è Storia. Un posto ci ammalia completamente se sentiamo l’energia storica che emana. Ecco perché ci piace tantissimo girare per ogni vicolo di Roma, o per il resto d’Italia. Certo, in questo periodo storico è un po’ difficile prendere un treno per visitare altre città, ma nulla ci impedisce di farlo virtualmente. Vorremmo così portarvi con noi a Siena, in attesa di poterlo fare anche fisicamente.

Siena è una città che comincia il suo cammino verso la fioritura sul finire dell’XI secolo. L’aumento del commercio e dei pellegrinaggi tra Nord e Sud ne rafforzano il potere economico e politico. Nel 1197, assieme ad altri comuni toscani, firma la Lega Tuscia: un patto dove le cittadine toscane si impegnano a difendersi vicendevolmente e assieme stabiliscono i propri confini territoriali.

Nonostante tutto, questo non è ancora il periodo che dà il via alla vera epoca d’oro senese, per la quale dobbiamo attendere altri due secoli. Arriviamo così nel XIII secolo, quando la Repubblica decide di investire il proprio patrimonio in opere di rinnovamento urbano. Sono di questo periodo, infatti, le basiliche di San Domenico (1226) e di San Francesco (1228).

Piazza del Campo

È una delle piazze più visitate al mondo, e in più ci offre una visione spettacolare su quella che è l’architettura medievale. Con i suoi 333 metri di circonferenza, vista dall’alto assomiglia a una vasta conchiglia. La sua rarità consiste anche nel fatto che non è perfettamente piatta, ma anzi, segue il dislivello del terreno che sorge nell’antico campo, da cui prende il nome. Qui sorge Palazzo Pubblico: la sede del governo della Repubblica di Siena. Se avete avuto la fortuna di visitarla, potete notare la divisione in nove spicchi, in onore del Governo dei Nove (1287-1355). In questo periodo, grazie al governo delle istituzioni repubblicane, che durerà fino alla metà del ‘500, Siena conosce la sua vera epoca d’oro.

Palazzo Pubblico

Come già detto, era la sede del Governo. Una delle sale più importanti al suo interno è quella del Mappamondo, che deve il nome a un disco piatto girevole su cui rappresentato c’era il mondo con Siena al suo centro. Questo oggetto è andato perduto circa sette secoli fa.
All’interno della sala vi si riuniva il Consiglio Generale, o Gran Consiglio della città. Venivano prese tutte le decisioni più importanti, e si discuteva di politica estera. Ricordiamoci che in quel periodo storico anche un comune a qualche chilometro di distanza era considerato “estero”. Per evitare di diventare una città sotto una Signoria, la classe nobiliare era volutamente esclusa dal Consiglio.
La sala è decorata con i ritratti dei personaggi più illustri di Siena, come Santa Caterina e San Bernardino. Ma ci sono anche affreschi di battaglie e guerre, come quello celebre di Simone Martini che ritrae Guidoruccio da Fogliano alla conquista di una città fortificata.

Nella sala della Pace, chiamata anche del Buongoverno, si riuniva il Governo di Siena, ossia i nove membri scelti tra i cittadini più illustri. Non a caso qui troviamo raffigurato un ciclo di affreschi: l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.
Da una parte ci viene mostrato il Cattivo Governo: un uomo raffigurato come un personaggio mostruoso, metafora del tiranno. Sopra di lui volteggiano i tre Vizi capitali che spingono l’uomo a compiere le azioni più spregevoli: Avarizia, Superbia e Vanagloria. Dall’altra parte abbiamo la rappresentazione del Buon Governo: una donna che cerca l’ispirazione in Dio. Tra le mani ha una bilancia con due piatti, chiaro segnale che se c’è una giustizia equilibrata, armonia e pace prospereranno su ogni Regno. Sulla testa di un vecchio, che rappresenta il Governo stesso, il grande saggio, troviamo le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Alla sua sinistra c’è la Pace, rappresentata come una bella signora vestita di bianco adagiata su cuscini che nascondono armi e corazze.

Siena e le Contrade

Siena è una città particolare, che fin dalla sua nascita ha vissuto in rivalità con il resto dei borghi e anche all’interno di se stessa. Siena fa la guerra alle città confinanti, ma i tumulti non cessano neanche nel suo interno. Ancora oggi è divisa in diciassette Contrade, ma nei secoli passati erano molte di più. Le contrade moderne risalgono al Cinquecento e si sfidano ogni anno nel celeberrimo Palio. Ci scusiamo se non riusciamo a parlarne nel modo giusto, ma non avendo provato sulla nostra pelle il reale significato di ciò che si prova, non riusciremmo mai a poterlo far arrivare a voi. Solo un senese può comprendere il valore della competività tra Contrade. Ma come si decide a quale Contrada appartenere? Oltre alla ovvia motivazione di dove si è nati, un peso enorme lo fa anche la discendenza di appartenenza. Possono esserci anche dei simpatizzanti, che pur non appartenendo a una per diritto di nascita o di discendenza, la sostengono per altre motivazioni personali.

Santa Caterina da Siena, Patrona italiana ed europea

Un personaggio senese di spicco è senza dubbio Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena. Nasce a Siena il 25 marzo del 1347 e muore a Roma il 29 aprile 1380. Forse dire “nasce a Siena” non rende particolarmente omaggio allo spirito della città, quindi sarebbe meglio dire che nasce nel rione Fontebranda, nella contrada dell’Oca.

All’età di dodici anni i genitori cominciarono le comuni trattative per un matrimonio vantaggioso. All’inizio lei ne fu entusiasta, ma ben presto se ne pentì, dicendo ai suoi che era votata al Signore ed era disposta a mantenere la parola data. All’epoca, per prendere i voti, bisognava versare una dote al monastero. La famiglia non poteva permetterselo, e questo creò molti ostacoli a Caterina. Ogni difficoltà, però, venne rimossa quando suo padre la sorprese in preghiera. Per il padre, in quel momento, la figlia non sembrava quasi umana, e diede l’ordine che nessuno le impedisse la realizzazione del suo desiderio.

Nonostante la giovane età e la castità che ne conseguiva, l’ordine delle Terziarie domenicane, conosciute come “Mantellate” rifiutò la giovane Caterina. All’epoca venivano ammesse solo vedove o donne di età matura e di buona fama. Dopo la negazione di entrare nell’Ordine, Caterina fu colpita da una grave febbre che le mutò i lineamenti del viso, facendola apparire più anziana di quanto non fosse. La madre andò quindi a chiamare le Sorelle, riferendo le parole sofferenti della figlia. Le suore, rimaste a bocca aperta per il dolore della giovane, la accolsero e poco dopo, lei guarì. Passò i primi tre anni completamente isolata dalle altre sorelle che le negarono ogni aiuto. Lei, infatti, non capiva il latino con cui erano solite pregare e ascoltare messa. Caterina passò la vita a curare gli ammalati e a dare aiuto ai bisognosi. Si sacrificò al prossimo, anche sotto le minacce di insulti e percosse. 
 
La Santa è patrona della città di Siena, della contrada del Drago e dell’Oca. È inoltre patrona di Cengio, Poggio San Vicino, Varazze e della Diocesi di Gamboma. Nel 1939 Papa Pio XII la proclama Patrona d’Italia assieme a San Francesco d’Assisi, e Giovanni Paolo II la proclama compatrona d’Europa nel 1999.