sabato 30 gennaio 2021

#Anime: Levi Ackerman - analisi del personaggio

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.

Se Armin Arlert è una rappresentazione del coraggio non canonico, il personaggio di cui parliamo oggi è, sotto questo profilo, il completo opposto.

Tecnicamente non c'è nemmeno bisogno di presentarlo: Levi Ackerman è il golden boy della serie e da anni il personaggio preferito dei fan, ma conosciuto bene anche da chi l'Attacco dei Giganti non l'ha mai visto.

Sorprendentemente articolato e complesso anche nelle più piccole sfaccettature del suo comportamento e del suo carattere, che nessuno si sorprenda se anche noi di 4Muses vogliamo entrare nelle sottigliezze di Levi Ackerman.

venerdì 29 gennaio 2021

#Costume&Società: La sottile differenza

Anche se siamo online da pochi mesi, abbiamo già affrontato diverse volte l’argomento pandemia. Potete rileggere, o leggere per la prima volta i nostri articoli a riguardo. Tra “Tornare a vivere”, “Pandeconomia”, “Cinema post-covid”, “Paese senza cultura” e “Love is not tourism”, abbiamo cercato di darvi un sunto di quella che è la società italiana al momento e di come potrebbe cambiare nei prossimi decenni.

Viviamo certamente in un clima di tensioni, dove la fiducia nel prossimo viene a mancare giorno dopo giorno. Siamo in una sorta di post 11 settembre più amplificato, dove il sospettato non rispecchia più certi canoni estetici o culturali, ma è chiunque non siamo noi. Il nostro vicino sta invitando più di due persone a casa? Il collega di lavoro esce dopo il coprifuoco? Siamo ormai sicuri solo di noi stessi e della piccola cerchia di amici e parenti.

Anche noi ci siamo rese conto di questo, sentendo discorsi del tipo: “Eh, sai, ormai esco solo con persone strettissime a me, e sempre a distanza e con mascherina. Non mi fido degli altri”. Certo, va benissimo, il rispetto delle norme prima di tutto; ma non stiamo forse creando una società sfiduciata? 
 
"Quando il popolo teme il governo c'è tirannia. Quando il governo teme il popolo c'è democrazia."

Il complottismo sta prendendo sempre più il sopravvento, ma è davvero un qualcosa da condannare? Nell’articolo “Zuckerberg vs Trump - ecco chi ha ragione” abbiamo provato a farvi capire come funziona il mondo dei social, che nonostante le apparenze è in continua evoluzione.

A noi piace tantissimo osservare ogni sfumatura dell’essere umano e non di rado ci capita di seguire discorsi di complottisti o non complottisti. A volte seguiamo con apprensione, altre sorridiamo perché le due fazioni non si accorgono di essere unite: entrambe sono sfiduciate e cercano risposte.

Quando stiamo su Facebook, Instagram, Twitter, Youtube o qualsiasi altro social o app, non stiamo in una piazza libera. È come se stessimo nella mega villa di qualcuno.
Possiamo parlare di ciò che vogliamo, ma dobbiamo sempre stare alle regole del padrone di casa, e nel corso degli anni queste regole si sono fatte sempre più severe. Se nel 2010 si veniva oscurati raramente, adesso basta una frase aggressiva.


Nel suo eccesso, questo sta ledendo anche il libero pensiero, come vi abbiamo già spiegato nell’articolo “Politically correct”, ma nel clima si diffidenza verso chi andava a dirci che sarebbe andato tutto bene, e che saremmo dovuti rimanere distanti ieri per abbracciarci oggi, queste regole vengono viste come censura.

Ogni social combatte quotidianamente le fake news. “The Social Dilemma”, disponibile su Netflix, ha già denunciato seriamente questo problema, che se ignorato potrebbe diventare sul serio dannoso per la società.

È normale per i rappresentanti politici mascherare una notizia, o raccontarla da un unico punto di vista per aggregare più persone possibili, ma un conto è se si agisce prendendo una notizia vera, un altro con una notizia totalmente inventata o una supposizione. Ci ricordiamo tutti la vicenda di un noto politico che dopo aver citofonato a casa di un cittadino, gli ha domandato: “Salve, lei spaccia?”.
Come se fosse un qualsiasi bulletto quattordicenne.

Ecco, i social cercano di tutelare, per quanto sia possibile, questo comportamento: il propagarsi di notizie false o che non hanno un fondamento. Si può dire: “Secondo me questo Governo ha fallito in…”, perché a dati alla mano, si può - e in una democrazia si deve - portare alla luce ciò che non va. Non va più bene dire e sostenere con convinzione che se un frutto risulta positivo al coronavirus, allora i test che utilizzano sono fallati. Non va bene dire che i vaccini assieme alle antenne 5G provocano chissà quali danni irreparabili. 
 
"Curiosamente, gli elettori non si sentono responsabili per i fallimenti del governo che hanno votato."

In un clima di fiducia queste persone non avrebbero alcun potere, perché le considereremmo dei folli, in ricerca di attenzione. Ma quando queste stesse persone parlano a chi è demoralizzato, a chi ha perso tutto, a chi sta affrontando una grave depressione, ecco, allora il problema c'è, ed è serio.

La persona scoraggiata ha bisogno di risposte, e se è sconfortata da chi la rappresenta, va a alla ricerca di altre risposte, quelle che trova più soddisfacenti. "Non è possibile che un virus faccia tutto ciò, deve essere sicuramente qualcosa di più grande contro di noi".

Chiedetevi per un secondo cosa sarebbe successo se Hitler avesse parlato all’alba degli anni ’20 a una Germania ricca e vincitrice della Prima Guerra Mondiale. Certo che nessuno gli avrebbe dato sostegno.

Con ciò non vogliamo paragonare nessuno a Hitler, ma dovremmo chiederci, i media per primi, cosa una notizia inventata o amplificata “terroristicamente”, possa creare nella mente di chi la ascolta o legge.

Dovremmo essere più responsabili, per difendere la generazione futura e tutte quelle che verranno da danni psicologici, economici e sociali irreparabili.    

giovedì 28 gennaio 2021

#Spettacolo: Effetto Netflix

Quante volte ci capita di scrollare le home dei nostri cellulari senza neanche prestare davvero attenzione a ciò che ci capita sotto gli occhi? 
Quante volte siamo stati colpiti dalla logica dello “scrolling” per poter ingannare il nostro tempo, la nostra noia, o per ammazzare quegli istanti in cui l’attesa è divenuta pesante? 

Si, non sappiamo più attendere. 
Non sappiamo più guardarci intorno. 
Non sappiamo più aspettare più di cinque minuti e vogliamo tutto e subito. 

Questa è una logica intrinseca nella natura stessa dei social, ma che si riversa anche nella percezione di ciò che guardiamo. Spingendoci, adesso che il mondo sembra esser rallentato, a non sopportare la lenta attesa della libertà. Aspettiamo pur non volendolo fare, pur non sapendolo fare. Aspettiamo e preghiamo che tutto ci sia dato il più in fretta possibile, senza neanche apprezzare davvero ciò che molto spesso l’attesa riesce a dare. 

mercoledì 27 gennaio 2021

#Costume&Società: Chi nega la Shoah?

Perché, nel 2021, c’è ancora qualcuno che non crede agli orrori della Shoah? Perché una delle più terribili pagine della nostra storia, un monito per non ripetere gli stessi errori in futuro, ogni anno viene accostata ai negazionisti?

La Shoah fu lo sterminio di un intero popolo. Tra il 1933 e il 1945 vennero uccisi dai 15 ai 17 milioni “indesiderati”, tra cui 6 milioni di ebrei. La loro colpa? Nessuna, ma la Germania, distrutta dalla Prima Guerra Mondiale, aveva bisogno di un capro espiatorio, qualcuno a cui addossare i problemi economici tedeschi. Quale miglior obiettivo se non il popolo la cui nomina è quella di avere il controllo delle banche? Non solo, la corrente cristiana d’Europa si sentiva minacciata nei valori, quindi vennero pubblicati dei falsi Protocolli dei Savi di Sion – documenti prodotti dalla polizia segreta zarista che parlava di una fantomatica cospirazione ebraica e massonica il cui obiettivo sarebbe stato quello di impadronirsi del mondo – per fomentare l’odio verso il popolo ebraico.

Il processo di distruzione degli ebrei d'Europa aveva bisogno, in prima istanza, dell’individuazione del nemico. Vennero quindi redatte delle disposizioni per distinguere gli "ariani" dai "non ariani" Successivamente si pensò quindi di tutelare i primi attraverso le leggi di Norimberga che dovevano proteggere il sangue e l’onore dei tedeschi nel 1935 che, di fatto, escludevano gli ebrei da ogni aspetto della vita sociale in Germania.

Questo è come tutto ha avuto inizio, come mai fu additato come colpevole il popolo ebraico e come si arrivò alla Notte dei Cristalli, nel 1938, in cui furono bruciate o completamente sinagoghe e case di preghiera ebraiche, i cimiteri, i luoghi di aggregazione della comunità ebraica, migliaia di negozi e di case. Per evitare ribellioni, 30.000 ebrei vennero arrestati e portati nei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. Da qui inizia la storia che tutti conoscono.

A fronte di prove e di innumerevoli testimonianze, come mai c’è chi ancora sostiene l’idea negazionista? Quali sono le prove a cui si appigliano?

Il primo pensiero sarebbe quello dell’irrealtà: è un fatto troppo grande perché sia capitato davvero. A volte sembra davvero strano, ma l’essere umano è stato davvero capace di arrivare a tanto. Come i generali tedeschi risposero al Processo di Norimberga: “C’era stato ordinato di farlo. Abbiamo solo eseguito gli ordini.” Sappiamo bene quando Hitler abbia forzato la mano sulla mente di una Germania che cadeva a pezzi, su cui era la rivalsa del più forte sul più debole, su quanto bisognasse riformare una popolazione tedesca “pura”, “ariana” per la risalita. Il mondo era stato creato per loro e loro dovevano riprenderselo, strapparlo da “mani sporche”. Con questi presupposti, purtroppo, la Germania edificò la sua mentalità, la sua idea di sopravvivenza, mentre avanzava in Europa.

Tutto ciò è agghiacciante.

Un punto che i negazionisti usano a loro favore sta nel fatto che nei campi di concentramento non venivano internati solo gli ebrei, ma anche gli indesiderati, quelli non abili nel lavoro, i portatori di handicap, fino ad arrivare ai progionieri politici o anche a quelli di guerra.
Certo, nei campi non vi era solo il popolo ebraico, ma la Germania uccise due terzi degli ebrei d’Europa. Se non è questo uno sterminio, ci asteniamo da aggiungere altro.

Girando un po’ sui social, un’altra tesi negazionista parte da delle visite fatte sul posto. Alcuni sostengono che le camere a gas, le “docce”, non potevano davvero uccidere un numero elevato di persone. Nel campo di concentramento di Dachau gli inabili al lavoro (bambini compresi) vennero spostati in un centro di eutanasia nazista, l’Aktion-T4. Lì si sperimentò per la prima volta la morte per esalazione di monossido di carbonio in una camera improvvisata dal reparto chimico della polizia criminale tedesca. Il capo delle SS Himler, nel 1939, approvò questo metodo, accertando come questa soluzione potesse rivelarsi utile anche in seguito. Le testimonianze non mancano, ma la morte per esalazione di monossido di carbonio tutt’oggi è una causa il decesso. Come si può non usare questo elemento come prova?

E degli orrori neanche a parlarne. Questo scrisse il tenente colonnello Walter Fellenz una volta entrati nel campo di concentramento di Dachau: “A diverse centinaia di metri all'interno del cancello principale, abbiamo trovato il campo di concentramento. Davanti a noi, dietro un recinto elettrificato di filo spinato, c'era una massa di uomini, donne e bambini plaudenti, mezzi matti, che salutavano e gridavano di gioia – i loro liberatori erano arrivati! Il rumore assordante del saluto era di là della comprensione! Ogni individuo degli oltre 32.000 che poteva emettere un suono lo faceva, applaudiva e urlava parole di giubilo. I nostri cuori piangevano vedendo le lacrime di felicità cadere dalle loro guance.”

L'ultima tesi a cui si aggrappano è questa: testimonianze a volte confuse. È innegabile pensare che l'Olocausto sia stato qualcosa che ha distrutto mente e corpo di chi l'ha vissuto, quindi il cervello si protegge come può. Il disturbo da stress post traumatico è solo la punta dell'iceberg. Non solo: non sappiamo a quali testimonianze facciano riferimento i negazionisti, ma quelle che abbiamo ascoltato alla tv, letto sui libri o sulle pietre del ghetto ebraico non sono confuse o contraddittorie.

Davanti alle tante prove, alle moltissime testimonianze, ha ancora senso negare quello che è stato?



martedì 26 gennaio 2021

#StorieRomane: Chiesa di San Girolamo dei Croati

esterno della chiesa
Ma voi ci credete che noi di 4Muses siamo entrate in questa chiesa un giorno completamente per caso, mentre camminavamo per il centro di Roma e ci è quasi preso un colpo? L'unica cosa che siamo riuscite a dire una volta entrate e una volta uscite è stata "beh, che dire".

Non è affatto facile, se sei di Roma, rimanere senza parole dopo aver visitato una chiesa, e i romani che stanno leggendo questo articolo saranno assolutamente d'accordo; ne abbiamo una letteralmente in ogni angolo e sono tutte meravigliose. Tutte, nessuna esclusa.
Tra un aperitivo alle tre del pomeriggio e una passeggiata sul Lungotevere, a pochi passi dal museo dell'Ara Pacis ci siamo letteralmente trovate davanti a questa chiesa, e per puro impulso abbiamo deciso di entrare.
Beh, che dire. Ci siamo rimaste sul serio.

lunedì 25 gennaio 2021

#Libri: Scheletri nell'armadio

Se amate il genere thriller non potete non leggere un qualsiasi libro di Nicola Rocca. La sua scrittura diretta e fresca quasi vi obbligherà a divorare ogni capitolo. Inoltre ogni personaggio è così ben studiato da sembrare vero, come se lo conosceste personalmente. Non c'è nulla che vi faccia pensare: "ah, è il classico tizio inventato", Rocca ha una particolare attenzione per la psicologia di ogni personaggio e solo così un thriller può funzionare davvero.
Attenzione, però, perché potreste anche trascurare il sonno come è capitato a noi leggendo “Scheletri nell’armadio”.


“Scheletri nell’armadio… Tutti ne hanno almeno uno. Più o meno grave. Più o meno nascosto. E se qualcuno è sicuro di non averne… Be’, si sbaglia”

sabato 23 gennaio 2021

#Anime: Armin Arlert - analisi del personaggio

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.

Sfidiamo chiunque a negare ciò che stiamo per affermare: se avete guardato o letto l'Attacco dei Giganti avete pensato o continuate a pensare che Armin Arlert sia un personaggio inutile.
D'altronde un personaggio come il suo, inserito nei contesti in cui Hajime Isayama lo inserisce e che si troverà ad affrontare le situazioni che vediamo affrontare nell'anime, è effettivamente all'apparenza fuori posto.

Ma la domanda è: siamo sicuri sia proprio così?

venerdì 22 gennaio 2021

#Libri: Quando cadono gli angeli

 Avevamo già analizzato un libro di Tracy Chevalier, “La ragazza con l’orecchino di perla”, ma una recente visita in libreria ci ha fatte scoprire un altro romanzo della stessa autrice, “Quando cadono gli angeli”.

Ambientata in un periodo storico che va dal 1901 al 1910 a Londra, ci troviamo a seguire le vicende storiche di due famiglie, Coleman e Waterhouse durante ciò che accadde nel Regno Unito alla morte della Regina Vittoria. La famiglia Coleman è costituita da Kitty (una annoiata moglie il cui unico scopo è quello di organizzare tea pomeridiani e prendersi cura della famiglia),  Maude (una ragazzina curiosa e intelligente) e Richard, lontano mentalmente dalla moglie ma molto in sintonia con la figlia, a cui ha trasmesso l’amore per lo spazio. I Waterhouse, d’altro canto, sono composti da Albert, un marito che il più delle volte preferisce commentare in silenzio ciò che accade, Gertrude, donna che ama dedicarsi anima e corpo alla famiglia a cui è devota, Ivy May, la silenziosa e piccola di casa  e Lavinia, una ragazzina viziata dell’età di Maude e fissata con le regole del bon ton e che tendenzialmente ha delle continue uscite teatrali. Le loro storie si intrecciano in un cimitero, di fronte alle reciproche tombe di famiglia. Maude e Lavinia diventano da subito amiche e, mentre gironzolano per il camposanto, fanno la conoscenza di Simon, un ragazzo che aiuta il padre a scavare le tombe.

giovedì 21 gennaio 2021

#SullaStrada: Porto

 vista dal ponte Luís I.
Questo articolo è per chi dice che in questo periodo storico non si può partire, e per chi ha paura di farlo. Il weekend lungo che ci siamo fatte a dicembre nell'affascinante Porto è la prova che, con le giuste precauzioni e con la consapevolezza che non si sta viaggiando in un periodo storico normale, si può fare pressoché di tutto.

Siamo felici che il Portogallo sia stato per un po' di mesi uno dei pochissimi paesi visitabili in Europa e nel mondo, l'impossibilità di poter andare dove ci pare ha permesso a noi (e a tante altre persone) di rivalutare uno Stato che non è quasi mai la meta principale nelle liste dei paesi da visitare.

mercoledì 20 gennaio 2021

#Musica: Imagine

Come ben sapete noi di 4Muses amiamo andare nella profondità del tutto. E se continuate a voler leggere i nostri articoli è perché anche a voi piace, amate addentrarvi in quelle profondità assieme a noi. Forse una parte rimane ancora scettica, o non riesce a lasciar andare certe convinzioni. Sapete cosa? Va benissimo così. Accettate quella parte, sul serio. Accoglietela mentre andate avanti in questa lettura


Oggi vogliamo parlarvi di una canzone storica: Imagine, di John Lennon. Pubblicata nel 1971, mezzo secolo fa, questa canzone ha stupito l’umanità intera per il testo semplice, ma profondo, che Lennon ha voluto donarci. La impariamo alle medie – ringraziamo ancora tantissimo i nostri professori di musica o di inglese che ce l’hanno fatta cantare e ricantare - la intoniamo dopo ogni attentato, o evento catastrofico, ma abbiamo mai interiorizzato le parole?

Prima di proseguire, se potete, ricercate la canzone su YouTube o Spotify. Fatela vostra, ascoltatela con le cuffiette, a occhi chiusi. Vivete le sue note, siate la voce di John. Osservate il mondo com’è andato avanti dal settembre 1971 ai giorni nostri. Poi, quando sarete pronti, continuate con la lettura.

“Imagine there’s no heaven/it’s easy if you try/no hell below us/above us only sky/imagine all the people living for today.”

“Immagina che non ci sia il paradiso/è facile se ci provi/nessun inferno sotto di noi/sopra noi stessi, solo il cielo/immagina tutte le persone vivere per l’oggi”. Non vogliamo giudicare, e John stesso non voleva farlo, le vostre credenze personali. Le parole, che hanno sempre una potenza inimmaginabile, vi chiedono di visualizzare un mondo dove non esiste il Paradiso (la speranza per il futuro) o l’Inferno (la condanna per i peccati commessi, il passato). Vi si chiede di pensare a un mondo dove l’unica cosa che conta è il presente. È difficile?

“Imagine there’s no countries/it isn’t hard to do/nothing to kill or die for/and no religions too/imagine all the people living life in peace”

“Immagina non ci siano Paesi/non è difficile da fare/nulla per cui uccidere o morire/e neanche nessuna religione/immagina tutte le persone vivere la vita in pace”. È in questo momento che vi si chiede di immaginare un mondo senza religioni, ma con la spiritualità. Non esistono confini, lotte di espansione. Non esistono religioni, non esistono guerre per accaparrarsi una ragione assoluta. Ci si immagina un mondo dove le persone, libere dai legami di possedimento (le nazioni) o di autoaffermazione, (io credo in…) possano veramente vivere in pace. Senza confini, o teorie assolute, l'uomo non deve dimostrare niente a nessuno. Non deve far vedere di avere una casa più grande, né deve dimostrare che la propria filosofia sia giusta. Vive per la vita, semplicemente.

“Imagine no possesions/I wonder if you can/no need for greed or hunger/a brotherhood of man/imagine all the people sharing all the world”

“Immagina non ci siano possedimenti/mi chiedo se tu ci riesca/nessun bisogno di avidità o fame/una fratellanza di uomini/immagina tutte le persone che condividono l’intero mondo”. Pensate a un mondo dove l’abbondanza e la ricchezza sono alla portata di tutti. Dove tutti hanno la possibilità dei pasti quotidiani, di una casa, dell’ultimo modello di cellulare… che mondo verrebbe fuori? Se tutti potessero avere sul serio questa opportunità, esisterebbe ancora il concetto di bramosia? Se tutti potessimo strofinare la lampada di Aladino, desidereremmo ancora sminuire l’altro con l’illusione di far brillare la nostra luce?

“You may say i’m a dreamer/But I’m not the only one/I hope some day you’ll join us/And the world will live as one”

“Potresti dire che sono un sognatore/ma non sono l’unico/spero che tu possa unirti a noi, un giorno/e che il mondo viva come l'Uno”. Certamente siamo anche noi delle sognatrici: sogniamo di scrivere, di mostrare la profondità dell’arte con semplicità, di vivere un giorno in una Comunità che sia Una.

Un messaggio così profondo parte sempre da una mente sola, e poi arriva a quante più persone possibili. Le difficoltà esistono ed esisteranno sempre, non lo mettiamo in dubbio, ma cosa accade se nutriamo dubbi? Raccogliamo instabilità. Cosa succede se non nutriamo dubbi? Raccogliamo certezze.

Ecco. Noi siamo certe che prima o poi questo mondo verrà fuori. Che tornerà l’età dell’oro così tanto acclamata in passato – e che Orwell descrive bene nel libro "La fattoria degli animali" -. E se è vero che la storia serve per imparare, così come il nostro passato, forse è ora di apprendere sul serio dagli errori già commessi.
 
Un’ideologia è sbagliata quando porta alla morte, ma non per questo va eliminata e sotterrata chissà dove. Va rivista, rivisitata, con tutta la consapevolezza dei secoli, o anni, trascorsi. Si riplasma, portando alla luce ogni sua parte ombra.

Nel 1971 John Lennon si definiva sognatore, ma noi più volte vi abbiamo fatto notare che un sogno rimane utopia quando non lo si concretizza. Un sogno attuato diventa obiettivo. Forse è momento di puntare la freccia al nostro arco e centrare quell’obiettivo.

martedì 19 gennaio 2021

#Libri: Middlegame

Quando fantasy e fantascienza si incontrano, il primo istinto di molti sarebbe quello di diffidare, perché è difficile creare e muovere dei personaggi all’interno di una storia con dei presupposti davvero agli antipodi. Eppure questo non ha scoraggiato né noi di 4Muses nella lettura, né l’autrice Seanan McGuire nel suo libro “Middlegame”.

In questo romanzo, ci vengono presentati due ragazzini, Roger e Dodger, entrambi geniali: Roger adora e padroneggia sin da piccolo le parole, mentre Dodger i numeri. Sono gemelli, divisi alla nascita e mandati ognuno al capo opposto degli Stati Uniti, eppure qualcosa li lega: uno strano legame mentale. Creati con l’alchimia, i due fratelli dovranno far di tutto per attivarsi come “divinità in Terra” senza che il loro malvagio creatore possa mettere le mani su quell’incredibile potere.

lunedì 18 gennaio 2021

#SullaStrada: Amalfi

Amalfi, la cui costiera amalfitana è interamente Patrimonio Unesco, è un comune italiano in provincia di Salerno che conta poco meno di cinquemila abitanti, ma che racchiude una storia e una bellezza a dir poco affascinanti.


Anche se la sua fondazione viene fatta risalire ai Romani, le sue radici affondano nel periodo degli Etruschi, Greci e Fenici. Sono quest’ultimi, infatti, i primi ad aver fatto arrivare su queste terre spezie, tessuti e conoscenze dall’Oriente. Grazie un gioco di correnti e per la conformazione della costa, Amalfi è sempre stata considerata come un porto sicuro per le popolazioni provenienti dall’Asia Minore.

Con il passare del tempo, da porto sicuro e sede di prime insediamenti di guerrieri, predatori e mercanti, Amalfi diventa una vera e propria potenza che spingerà il suo commercio fino in Siria, Palestina, Egitto e Marocco. Fonda una colonia a Costantinopoli e apre sedi commerciali ad Antiochia e Gerusalemme. Ed è proprio dall’Oriente che i principi longobardi di Benevento prendono spezie, pietre preziose e tessuti.

La potenza della cittadina inizia nel IX secolo, per arrivare all’apice nell’XI. Le città marinare (Genova, Venezia, Pisa e Amalfi) cambiano del tutto il concetto di navigazione, a partire dalla costruzione delle navi: partono dalla costruzione dello scheletro, poi viene inchiodato il fasciame della chiglia. Questa variazione rende le navi più solide e più facili da manovrare, il che fa delle città marinare la vera potenza del Medioevo.

Come accennavamo prima, Amalfi diviene il centro più importante per il contatto tra Oriente e Occidente. E a questa importanza si aggiunge, nel 1095, la convocazione per la Prima Crociata da parte di Papa Urbano II. Amalfi vi partecipa, e in soli pochi anni verranno fondati quattro Stati crociati in Terra Santa, che saranno difesi per ben due secoli.

La fusione tra la cultura romana e quella bizantina si nota dalla cattedrale di Sant’Andrea, anche se ciò che vediamo è una ricostruzione del 1861, quando la facciata collassò durante una violenta tempesta. Di originale resta solo il campanile, edificato tra il 1108 e il 1276. La struttura nasce con la fusione di due edifici: il primo del IX secolo, e il secondo sorto nel 987.

Nella facciata vediamo raffigurati i due apostoli e fratelli: San Pietro e Sant’Andrea. Il primo evangelizzò Roma, simboleggia quindi l’Occidente; il secondo è il patrono di Costantinopoli, dove ha predicato durante il primo secolo, quando la città era ancora conosciuta con il nome di Bisanzio. Le sue spoglie sono state conservate lì fino al XII secolo, successivamente viene portato ad Amalfi e ne diventa il patrono.

Anche il Chiostro del Paradiso fonde le due diverse culture: la struttura e il campanile sono in stile moresco, mentre le colonne e i capitelli appartengono allo stile “gotico amalfitano”. Attorno al Duecento vi sorgeva il cimitero della nobiltà locale, che ospitava i sarcofaghi di cittadini illustri. In tali sarcofaghi sono raffigurati i miti di Peleo e Teti, l’Unione di Marte con Rea Silvia e il ratto di Proserpina.

Sempre nel Chiostro possiamo osservare gli affreschi e ciò che colpisce è che ogni figura è priva del volto, tranne quello dell’arcangelo Gabriele. Viene facilmente da chiedersi il perché di tale singolarità. Probabilmente perché i pirati saraceni, per rispetto alla loro religione musulmana che vieta raffigurare il volto delle divinità, a eccezione dell’arcangelo Gabriele, li hanno asportati tutti durante le varie invasioni.

Oltre la storia, Amalfi conserva ancora il suo fascino orientale. Abbiamo avuto la fortuna di visitarla quest’estate e non ci sembrava neanche di stare in Italia. I suoi vicoli, le strade, le strutture delle case, tutto ricorda molto il Medio Oriente, o alcuni paesi della Sicilia. 
 
È proprio grazie all’integrazione con altri popoli, allo scambio e al commercio durato secoli, che l’Italia è ricca di storia e cultura. Perché la vera ricchezza sta nell’apprendere dagli altri; cosa sarebbe oggi l’Italia senza la cultura greca, normanna e medio orientale?

sabato 16 gennaio 2021

#Costume&Società: Mystic Messenger (parte 2)

logo di Mint Eye
Se ancora pensate dopo la prima parte dell'articolo che in Mystic Messenger non ci sia altro che superficialità, forse questa seconda parte dovreste proprio leggerla.

Con l'analisi degli ultimi tre personaggi (Rika, Unknown e V) ci ritroviamo immersi fino alle scarpe nelle malattie mentali, nel plagio mentale, nel mondo delle droghe, negli abusi.
Verremo pian piano a conoscenza della storia di Min Eye e di questi tre personaggi con l'avanzare dei giorni di gioco, se stiamo giocando alla Casual Story o alla Deep Story, o ne scopriremo la vera natura quasi subito, se stiamo giocando all'Another Story.
In qualsiasi caso ci sembrerà di mettere tutti i pezzi al loro posto, sembrerà di capire il perché di molte strane conversazioni o avvenimenti.

Nella prima parte vi abbiamo accennato come all'inizio dell'Another Story, Unknown ci vorrà "lì con lui" per testare il gioco; bene, "lì" sono i quartieri generali di Mint Eye, che inizialmente ci verranno presentati come gli studi di sviluppo del gioco. Inutile dire che la scusa utilizzata dal presunto "creatore del gioco" durerà ben poco e crollerà dopo pochi giorni.

venerdì 15 gennaio 2021

#Pensieri: L'arte del Perdono

 

Su 4Muses non parliamo solo di recensioni, monumenti, città, opere… ampliamo il tutto con i nostri pensieri. Sia su questa etichetta, Pensieri, appunto, sia su Costume&Società, parliamo delle nostre esperienze con l’intento di fare luce in zone che troppo spesso rimangono nell’ombra.


Ho già parlato di bullismo, nell’articolo “Vince chi non diventa come chi ci ha fatto soffrire”. Scrivendo quell’articolo mi sono ritrovata a tendermi la mano, ad aiutarmi psicologicamente. Ho creato la forza di accettarmi e andare avanti.

C’è una cosa, però, che non ho scritto. Secondo me è un tassello fondamentale per chiunque abbia sofferto in passato: il senso di colpa. Ho scritto che non mi sono mai sentita una vittima, ed è vero. È proprio per questo che in certi momenti tendo a colpevolizzarmi per aver vissuto quel che ho vissuto.

giovedì 14 gennaio 2021

#Costume&Società: Zuckerberg vs Trump - ecco chi ha ragione

 

Il 2020 è stato un anno che passerà alla storia per i tanti eventi che l’hanno caratterizzato e il 2021, già nella prima settimana di gennaio, sembra non voler essere da meno. Abbiamo visto cos’è successo il giorno dell’Epifania, quando un gruppo di sostenitori di Trump ha fatto irruzione a Capitol Hill, la sede del Parlamento americano, per boicottare l’ufficializzazione a nuovo preseidente degli States a Joe Biden. Un gruppo di sostenitori, con un innegabile aiuto delle forze armate americane, si è introdotto nel parlamento, rubando pezzi d’arredamento, sventolando bandiere pro-Trump. Il bilancio è stato di quattro morti e di una cinquantina tra feriti più o meno gravi. Subito si è parlato di un attacco alla democrazia e il primo colpevole è risultato da subito il Presidente uscente Donald Trump, ancora restio a cedere alla sconfitta. Lui, forte dell’appoggio americano, ha sempre esortato i suoi supporters ad atti di violenze. Su ordine, poi, di Joe Biden, ha dovuto chiedere ai suoi di ritirarsi, ringraziandoli per l’amore verso di lui riposto. Ovviamente l’ex presidente non si è mai sentito in dovere di rimanere in silenzio e, come da quattro anni, ha continuato a lanciare le sue invettive e urla di broglio attraverso due piattaforme: Twitter e Facebook. Mark Zukerberg, in seguito alle violenze di Capitol Hill, ha deciso di bloccare i vari account dell’ex presidente Trump almeno fino al 20 gennaio, data in cui Joe Biden farà il suo discorso presidenziale e diventerà a tutti gli effetti il 46° presidente americano (sì, nonostante tutto, fino al 19 gennaio i poteri sono ancora in mano a Trump).

Questo è un breve resoconto dei fatti per farvi capire dove vogliamo arrivare: la censura.

L’azione, compiuta da Mark, davvero può essere ritenuta censura?

Partiamo da un concetto base: cos’è la censura?


Parliamo di censura quando la voce di qualcuno viene messa a tacere in maniera preventiva per vietare la pubblicazione di qualsiasi pensiero. Venivano, ante guerra, censurati libri, giornali, brani e tanto altro ancora.

In Italia la libertà di stampa è assicurata dall'Art. 21 della Costituzione. L’Art. 19 afferma: "Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
In America è il primo emendamento a garantire la libertà di parola e di stampa. Con queste premesse, sembra che Mark Zuckemberg abbia commesso un illecito, ma è veramente così?

Nessuno, iscrivendosi a questo o a quel sito o scaricando un’applicazione, legge mai i termini di utilizzo. Facebook recita:
Le persone creano community su Facebook solo se si sentono al sicuro. Facebook impiega team dedicati in tutto il mondo e sviluppa sistemi tecnici avanzati per rilevare usi impropri dei propri Prodotti, comportamenti dannosi nei confronti di altri e situazioni in cui potrebbe essere in grado di aiutare a supportare o proteggere la propria community. In caso di segnalazione di contenuti o condotte di questo tipo, Facebook adotta misure idonee, ad esempio offrendo aiuto, rimuovendo contenuti, bloccando l'accesso a determinate funzioni, disabilitando un account o contattando le forze dell'ordine.

In pratica, Facebook mette al bando gli illeciti e aggiunge:
Facebook sviluppa sistemi automatizzati per migliorare la propria capacità di individuare e rimuovere attività offensive e pericolose che potrebbero mettere a rischio la community di Facebook.

Se il social network liberamente sceglie che quel determinato account o prodotto è nocivo, si prodiga a bloccarlo o a rimuoverlo. Se scegliamo di mettere i nostri dati su una determinata piattaforma, dobbiamo attenerci alle leggi della medesima, esattamente come quando ci troviamo in uno Stato nostro o straniero.

Donald Trump ha per anni fomentato odio e diffuso fake news attraverso i social di Mark Zukerberg e di Jack Dorsey e più volte è stato silenziato per i medesimi motivi. Quante volte venivano cancellati suoi post in cui venivano incitati all’odio i suoi sostenitori? Certo, nessuno vieta a Trump di lanciare questi messaggi alla tv, per mezzo radio o per mezzo stampa – anche se fomentare l’odio per la sconfitta è combattere la democrazia di cui l’America si è sempre autoimposta il bisogno di esportarla. In questo modo l’ex presidente andrebbe incontro ad altri tipi di cause legali, ma non è questa la sede per parlarne e noi di 4Muses non abbiamo le competenze della giurisdizione americana per discuterne.

In conclusione, nessuno vieta a Trump di parlare liberamente e di esprimere le sue opinioni su presunti brogli elettorali, ma semplicemente non potrà farlo sui social network e quest’ultimi non hanno commesso alcun illecito di censura.

mercoledì 13 gennaio 2021

#Spettacolo: Questa è Tim

Forse non tutti hanno visto il Musical di cui vi parleremo oggi, ma noi di 4Muses siamo praticamente sicure che vi sarà capitata, almeno una volta, di sentire il nuovo spot pubblicitario della Tim. Canzone orecchiabile, diranno in molti; la voce di Mina è sempre impeccabile, nonostante lei stia praticamente in scena per tornare a far quadrare le bollette; balletto interessante; effetti visivi accattivanti. Ma se vi dicessimo che quello spot è tutto fuorché originale? 
Se vi dicessimo che, in realtà, cantando "Questa è Tim" non si sta facendo altro che fare uno smacco a qualcosa di estremamente bello, prezioso e unico? 
Perchè si, tutto è palesemente copiato da una scena del musical del 2017: The Greatest Showman. 

martedì 12 gennaio 2021

#StorieRomane: Ostia

 

Dopo avervi parlato dei quartieri che si affacciano lungo le rive del fiume Tevere, eccoci arrivati finalmente alla sua foce, sul mar Tirreno, dove sorge il quartiere di Ostia.

Come ogni Municipio, qui ci troviamo al decimo, è diviso in varie zone, alcune delle quali: Lido di Ostia Ponente, Lido di Ostia Levante, Lido di Castel Fusano, Acilia e Casal Palocco.

Anche se la nascita di Ostia è da associare a Numa Pompilio, la sua storia inizia ufficialmente da Anco Marzio, che dopo aver ingrandito e rafforzato le difese della nascente Roma, decide di espanderla, seguendo il percorso del fiume fino al mare. Si facilita così l’approvvigionamento del sale, potenziando la già esistente via Salaria (che porta ancora oggi questo nome) e la via Campana.

lunedì 11 gennaio 2021

#MustToWatch: 5 motivi per vedere L'Attacco dei Giganti

Nella lista dei must to watch non poteva mancare uno degli anime più acclamati degli ultimi anni: “L’Attacco dei giganti” (Attack on Titan), giunto alla sua quarta e ultima stagione. Il genere è di stampo dark fantasy, un post-apocalittico splatter (non mancano infatti scene di sangue e corpi fatti a pezzi) proveniente dall’omonimo manga, scritto e disegnato da Hajime Isayama.

La trama è, nella sua semplicità, molto interessante. Ciò che rimane della razza umana si è rinchiusa in una parte della Terra protetta da tre mura: dalla più interna abbiamo il Wall Sina, quella di mezzo dal nome Wall Rose e quella che separa l’umanità dal pericolo, il Wall Maria. Il loro scopo è quello di proteggere gli umani dai giganti, bestie spietate altissime affamate di carne umana. Per cento anni, il Wall Maria ha sempre retto agli assalti dei Giganti che mai fino ad allora erano riusciti a superarlo in altezza, fino a quando un rombo sordo interrompe la vita tranquilla dell’umanità: oltre le mura del Wall Maria, alte cinquanta metri, si staglia una figura enorme, che con un poderoso calcio apre una breccia e centinaia di titani cominciano a fluire distruggendo la prima città che trovano. 

sabato 9 gennaio 2021

#MustToWatch: Soul

Ormai lo sapete, Walt Disney ha seminato per anni, e ancora oggi continua a seminare in quel vasto campo che è la Vita. Chi è cresciuto a pane e Disney, come noi, ha nel proprio interno una vasta gamma di semi che proprio come accade ai semi che conosciamo in inverno, si dimenticano quasi di esserci, ben coperti dal nostro Ego. Ma prima o poi, la primavera viene per tutti e quei semi sono pronti a nascere, a fiorire, a donarci i frutti che porteranno di conseguenza ad altri semi da seminare per tutte le persone che arriveranno su questo pianeta. 

Nella semina del 2020 la Disney-Pixar ci ha regalato un nuovo capolavoro d’animazione: Soul. Scrivere in poche pagine il perché sia importantissimo vederlo, che voi siate adulti o bambini poco conta, sarà sicuramente un’impresa difficile. C’è così tanto da dire che sicuramente dimenticheremmo qualcosa. Perdonateci, quindi, e se volete potete lasciare le vostre impressioni, così da avere una visione più completa.

venerdì 8 gennaio 2021

#Costume&Società: Metafisica ne "La bella addormentata nel bosco"

"So chi sei, vicino al mio cuor, ogn’or sei tu…" l’avete letto cantando, vero? Bene, allora fate parte, come noi, della schiera che è cresciuta a pane e classici Disney.

Noi di 4Muses amiamo l’etichetta Disney, anche se ciò può apparire troppo banale o superficiale. Ma, come ormai ben sapete, amiamo addentrarci nelle profondità del tutto. Credete davvero che “La bella addormentata nel bosco” non abbia riferimenti alla metafisica, o alla filosofia trascendentale? Mettetevi comodi, e fate un respiro profondo perché stiamo per introdurci nelle profondità di un insegnamento non trascurabile.

Il classico Disney prende spunto dalla fiaba dell’italiano Gianbattista Basile: “Sole, Luna, e Talia” (1636). Ripresa poi da Perrault, (1697) dove c’è un continuo nel corso degli anni per la principessa, e rimodernizzata dai fratelli Grimm (1812). Nell’adattamento Disney la fiaba è molto più dolce nei modi e nelle scene. Non affronta il tema dello stupro, né del tradimento. Ma non per questo il significato è meno importante.

giovedì 7 gennaio 2021

#Cinema&SerieTv: Il fenomeno di Bridgerton, la serie tv del momento

ALLERTA SPOILER

 

Chi si aspettava il classico mood settecentesco descritto meravigliosamente nelle opere di Jane Austen, si è ritrovato completamente spaesato nel vedere come le caratteristiche storiche di questa serie siano state abbastanza stravolte dalla penna di Julia Quinn e, di conseguenza, dalla creazione di Chris Van Dusen (Grey’s Anatomy, Private Practice, Scandal).

La serie, prodotta da Shonda Rhymes esattamente come le altre precedentemente citate, prende un carattere più ironico rispetto al romantic drama che tutti eravamo abituati a conoscere. Siamo nei primi anni dell’Ottocento, in piena stagione di debutto delle ragazze pronte a prendere marito. Conosciamo subito due famiglie dirimpettaie che, per tutta la durata della serie, ci delizieranno con aneddoti e piccoli sipari di emotività: i Bridgerton, una brigata di visconti composta dalla Signora Violet Bridgerton, dalle sue quattro figlie Daphne, Eloise, Francesca e Hyacint e dai suoi altrettanti figli Anthony, Benedict, Colin e Gregory; i Featherington, di cui fanno parte la Signora Portia Featherington, il Barone Archibald Featherington e le tre figlie Philippa, Prudence e Penelope. Un altro personaggio ci viene subito presentato, che si fa chiamare Lady Whisledown. Nessuno sa chi sia, eppure è capace di sconvolgere l’intera società londinese, persino la Regina, con i suoi volantini scandalistici che distribuisce in ogni via e a ogni tenuta del circondario. E’ proprio lei la voce narrante che ci accompagna, che ci fornisce piccanti dettagli riguardo i pettegolezzi più succulenti.

mercoledì 6 gennaio 2021

#Pensieri: Quando l'anima è "in bolla"

Guardare i film di animazione della Disney o della Pixar vuol dire aprirsi a un mondo nuovo di esperienze e a un nuovo modo di inquadrare la realtà. Chi di noi non si è mai soffermato a guardare una stella ed esprimere a essa un desiderio proprio perché da bambini c’è stata dato questo gesto come una speranza per un domani?

I sogni son desideri, dopo tutto, e quanti di noi hanno lottato con le unghie e con i denti per poterli realizzare? 

martedì 5 gennaio 2021

#Libri: Styrbjorn - Il Grande Vichingo

I vichinghi furono un popolo che visse neanche tre secoli (di loro si parla dal 792 al 1066), eppure le loro gesta sono arrivate fino a noi, eterne e immutabili. Dalla Svezia, giunsero sulle coste del mar Baltico, muovendosi fino alla Russia, per poi navigare fino a Costantinopoli, Baghdad e ancora in Islanda, Groenlandia, Grecia e arrivarono nel Nuovo Continente cinque secoli prima di Cristoforo Colombo (venne, infatti, ritrovato un insediamento vichingo sull’isola di Terranova nell’odierno Canada). Le loro gesta eroiche, di grandi marinai e conquistatori, sono state per decenni ignorate e tutt’ora trovare un libro che ne riporti le saghe è un’impresa non poco ardua. Tra le proposte natalizie della Fanucci editore, però, abbiamo trovato un romanzo che ha attirato la nostra attenzione: “Styrbjörn – Il Grande Vichingo”, scritto da Eric Rücker Eddison nel 1926 e tradotto solo di recente.

lunedì 4 gennaio 2021

#Musica: Let it be

Il potere delle parole, lo sapete, è infinito. Noi siamo consapevoli della forza che può provocare un articolo, un libro o una canzone. L’umanità intera, forse, è più portata all’ascolto delle canzoni perché in esse c’è tutto il trasporto emozionale suscitato dalla melodia. Lo stesso Universo ha una frequenza sonora, e alcune Sacre Scritture parlano di armonia delle note nel momento in cui noi esseri umani agiamo per Amore.


Insomma, che si sia credenti o no, la musica ha un impatto notevole. Vi abbiamo già parlato di molte canzoni, ma oggi siamo qui a parlarvi di Let it be, uno dei più grandi successi dei Beatles.

Non tutti forse sanno che la canzone Let it be, uscita nel 1969, viene concepita in sogno da Paul McCartney. In quel momento il gruppo stava vivendo un allontanamento, e Paul più di tutti viveva quei giorni con estrema tensione. Sappiamo dell’allontanamento da John, ed era perennemente nervoso anche con George.

Nel corso di una notte, gli comparve in sogno sua madre, di nome Mary, morta dieci anni prima. Lei gli pronunciò proprio le tre parole che danno poi il titolo alla canzone. In italiano significano: “lascia che sia”. Questo diede l’ispirazione per il brano storico, e che ci insegna a lasciare stare le cose così come sono. Proprio come ci hanno insegnato tutti i più grandi Maestri: lasciate che le cose siano così come sono.

“When I find myself in times of trouble/mother Mary comes to me/speaking words of wisdom/let it be/and in my hour of darkness/she is standing right in front of me/speaking words of wisdom/let it be”

"Quando mi ritrovo in momenti difficili/Madre Maria viene da me/dicendomi parole sagge/lascia che sia. E nella mia ora più oscura/lei mi sta davanti/dicendo parole sagge/lascia che sia". Troviamo sia molto poetico che Paul decida di scrivere il nome di sua madre, ottenendo così l’attenzione di tutte le persone con fede Cristiana. Quante volte abbiamo canticchiato questa prima strofa senza la conoscenza del vero significato delle parole? Tutti noi abbiamo vissuto e vivremo un periodo oscuro. A volte ci stupiamo nel realizzare che alcuni nostri ricordi hanno come sfondo un colore blu intenso. Quante energie abbiamo speso a lamentarci, piangere, urlare, disperarci nel passato? Ed è andato bene così, perché tutto ciò ci ha rafforzati. La canzone, però, vuole darci un insegnamento più maturo: quando tutto va male, lascia che sia così. Non fare nulla, stai fermo, osserva. Lascia che sia.

“And when the broken hearted people/living in the world agree/there will be an answer/let it be/for though they may be parted/there is still a change that they will see/there will be an answer/let it be"

"E quando la gente col cuore spezzato/vive nel mondo con armonia, andando d’accordo/allora ci sarà una risposta/lascia che sia/perché anche se sono divise/vedranno che ci sarà ancora una possibilità/ci sarà una risposta/lascia che sia". Può sembrare banale, ma vi assicuriamo che nel momento in cui accettiamo il dolore, o una situazione spiacevole, essa svanisce da sé. Paul ha accettato i dissapori con i suoi amici, i Beatles si sono sciolti e ognuno ha proseguito con la propria carriera da solista. Si sono tutti ritrovati, e si ritrovano ancora oggi nonostante la morte di John e George. Paul stesso ha ammesso in più interviste che parla ancora con il suo amico John. Ma Paul non ha ostacolato nulla, anzi. La stessa persona che inizialmente ha voluto tenere uniti tutti, è stata anche la prima che ha dichiarato lo scioglimento dei Beatles. Ha lasciato che le cose accadessero.

"And when the night is cloudy/there is still a light that shines on me/shine until tomorrow/let it be/I wake up to the sound of music/mother Mary comes to me/speaking words of wisdom/let it be"

"E quando la notte è piena di nuvole/c’è ancora una luce che splende in me/splendi fino a domani/lascia che sia/mi sveglio al suono della musica/madre Maria viene da me/parlando con parole di saggezza/ lascia che sia". Quante volte abbiamo sentito l’espressione: “la luce alla fine del tunnel”? O: “non può esserci l’alba senza la notte”. Forse possono sembrare frasi banali, ma guardiamo più alla profondità dei versi stessi: anche quando la notte è piena di nuvole, quindi non abbiamo nessuna stella che brilla in cielo, né la luna come riferimento, l’unica luce che continua a splendere è quella dentro di noi. Ed è quella che deve continuare a splendere anche il giorno dopo. Perché è l’Assoluto, ciò che ci guida e non ci abbandona mai nel corso di ogni vita. La Luce splende dentro di noi e la alimentiamo ogni volta che lasciamo che sia.

A volte il vento della vita soffia così forte che opporsi ci fa solo più male. Non accettare il cambiamento, o la nuova rotta, ci porta a reprimere una grande parte in noi che vuole esprimersi. In questi casi si deve solo lasciare che sia. Rilassarsi, vedere dove il vento ci conduce, o cosa ci porta. E allora, anche in mezzo alla tempesta, saremo sul serio sereni.

sabato 2 gennaio 2021

#Costume&Società: Mystic Messenger (parte 1)

 
personaggi "principali" del gioco
(da sinistra a destra: Zen, Yoosung, Jumin, 707 e Jaehee).
Sappiamo bene che per i gamer sentir parlare di visual novel nella maggior parte dei casi è un colpo al cuore.
Estremamente famosi in Giappone, inizialmente con una grafica tutta in stile anime e un'animazione limitata o addirittura assente, le visual novel sono considerate, dagli amanti dei videogiochi, dei giochi fasulli.

Se traduciamo letteralmente questo termine, quello che uscirà fuori sarà romanzo visivo.
Il concept delle visual novel è molto semplice: tu sei il personaggio principale, e tu influenzi in tutto e per tutto la trama del gioco in questione e di conseguenza anche il finale di quest'ultimo.
Nel corso degli anni questo genere sta tornando alla ribalta, e il mondo delle visual novel sta - per fortuna - uscendo sempre di più dallo stereotipo di "giochetto per ragazzine".
Avete mai sentito parlare della saga di Life is Strange e di Detroit: Become Human? Veniteci a dire che son giochetti per ragazzine quelli, se avete il coraggio.

venerdì 1 gennaio 2021

#SullaStrada: Siena

Noi di 4Muses siamo attratte da tutto ciò che è Storia. Un posto ci ammalia completamente se sentiamo l’energia storica che emana. Ecco perché ci piace tantissimo girare per ogni vicolo di Roma, o per il resto d’Italia. Certo, in questo periodo storico è un po’ difficile prendere un treno per visitare altre città, ma nulla ci impedisce di farlo virtualmente. Vorremmo così portarvi con noi a Siena, in attesa di poterlo fare anche fisicamente.

Siena è una città che comincia il suo cammino verso la fioritura sul finire dell’XI secolo. L’aumento del commercio e dei pellegrinaggi tra Nord e Sud ne rafforzano il potere economico e politico. Nel 1197, assieme ad altri comuni toscani, firma la Lega Tuscia: un patto dove le cittadine toscane si impegnano a difendersi vicendevolmente e assieme stabiliscono i propri confini territoriali.

Nonostante tutto, questo non è ancora il periodo che dà il via alla vera epoca d’oro senese, per la quale dobbiamo attendere altri due secoli. Arriviamo così nel XIII secolo, quando la Repubblica decide di investire il proprio patrimonio in opere di rinnovamento urbano. Sono di questo periodo, infatti, le basiliche di San Domenico (1226) e di San Francesco (1228).

Piazza del Campo

È una delle piazze più visitate al mondo, e in più ci offre una visione spettacolare su quella che è l’architettura medievale. Con i suoi 333 metri di circonferenza, vista dall’alto assomiglia a una vasta conchiglia. La sua rarità consiste anche nel fatto che non è perfettamente piatta, ma anzi, segue il dislivello del terreno che sorge nell’antico campo, da cui prende il nome. Qui sorge Palazzo Pubblico: la sede del governo della Repubblica di Siena. Se avete avuto la fortuna di visitarla, potete notare la divisione in nove spicchi, in onore del Governo dei Nove (1287-1355). In questo periodo, grazie al governo delle istituzioni repubblicane, che durerà fino alla metà del ‘500, Siena conosce la sua vera epoca d’oro.

Palazzo Pubblico

Come già detto, era la sede del Governo. Una delle sale più importanti al suo interno è quella del Mappamondo, che deve il nome a un disco piatto girevole su cui rappresentato c’era il mondo con Siena al suo centro. Questo oggetto è andato perduto circa sette secoli fa.
All’interno della sala vi si riuniva il Consiglio Generale, o Gran Consiglio della città. Venivano prese tutte le decisioni più importanti, e si discuteva di politica estera. Ricordiamoci che in quel periodo storico anche un comune a qualche chilometro di distanza era considerato “estero”. Per evitare di diventare una città sotto una Signoria, la classe nobiliare era volutamente esclusa dal Consiglio.
La sala è decorata con i ritratti dei personaggi più illustri di Siena, come Santa Caterina e San Bernardino. Ma ci sono anche affreschi di battaglie e guerre, come quello celebre di Simone Martini che ritrae Guidoruccio da Fogliano alla conquista di una città fortificata.

Nella sala della Pace, chiamata anche del Buongoverno, si riuniva il Governo di Siena, ossia i nove membri scelti tra i cittadini più illustri. Non a caso qui troviamo raffigurato un ciclo di affreschi: l’Allegoria del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.
Da una parte ci viene mostrato il Cattivo Governo: un uomo raffigurato come un personaggio mostruoso, metafora del tiranno. Sopra di lui volteggiano i tre Vizi capitali che spingono l’uomo a compiere le azioni più spregevoli: Avarizia, Superbia e Vanagloria. Dall’altra parte abbiamo la rappresentazione del Buon Governo: una donna che cerca l’ispirazione in Dio. Tra le mani ha una bilancia con due piatti, chiaro segnale che se c’è una giustizia equilibrata, armonia e pace prospereranno su ogni Regno. Sulla testa di un vecchio, che rappresenta il Governo stesso, il grande saggio, troviamo le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Alla sua sinistra c’è la Pace, rappresentata come una bella signora vestita di bianco adagiata su cuscini che nascondono armi e corazze.

Siena e le Contrade

Siena è una città particolare, che fin dalla sua nascita ha vissuto in rivalità con il resto dei borghi e anche all’interno di se stessa. Siena fa la guerra alle città confinanti, ma i tumulti non cessano neanche nel suo interno. Ancora oggi è divisa in diciassette Contrade, ma nei secoli passati erano molte di più. Le contrade moderne risalgono al Cinquecento e si sfidano ogni anno nel celeberrimo Palio. Ci scusiamo se non riusciamo a parlarne nel modo giusto, ma non avendo provato sulla nostra pelle il reale significato di ciò che si prova, non riusciremmo mai a poterlo far arrivare a voi. Solo un senese può comprendere il valore della competività tra Contrade. Ma come si decide a quale Contrada appartenere? Oltre alla ovvia motivazione di dove si è nati, un peso enorme lo fa anche la discendenza di appartenenza. Possono esserci anche dei simpatizzanti, che pur non appartenendo a una per diritto di nascita o di discendenza, la sostengono per altre motivazioni personali.

Santa Caterina da Siena, Patrona italiana ed europea

Un personaggio senese di spicco è senza dubbio Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena. Nasce a Siena il 25 marzo del 1347 e muore a Roma il 29 aprile 1380. Forse dire “nasce a Siena” non rende particolarmente omaggio allo spirito della città, quindi sarebbe meglio dire che nasce nel rione Fontebranda, nella contrada dell’Oca.

All’età di dodici anni i genitori cominciarono le comuni trattative per un matrimonio vantaggioso. All’inizio lei ne fu entusiasta, ma ben presto se ne pentì, dicendo ai suoi che era votata al Signore ed era disposta a mantenere la parola data. All’epoca, per prendere i voti, bisognava versare una dote al monastero. La famiglia non poteva permetterselo, e questo creò molti ostacoli a Caterina. Ogni difficoltà, però, venne rimossa quando suo padre la sorprese in preghiera. Per il padre, in quel momento, la figlia non sembrava quasi umana, e diede l’ordine che nessuno le impedisse la realizzazione del suo desiderio.

Nonostante la giovane età e la castità che ne conseguiva, l’ordine delle Terziarie domenicane, conosciute come “Mantellate” rifiutò la giovane Caterina. All’epoca venivano ammesse solo vedove o donne di età matura e di buona fama. Dopo la negazione di entrare nell’Ordine, Caterina fu colpita da una grave febbre che le mutò i lineamenti del viso, facendola apparire più anziana di quanto non fosse. La madre andò quindi a chiamare le Sorelle, riferendo le parole sofferenti della figlia. Le suore, rimaste a bocca aperta per il dolore della giovane, la accolsero e poco dopo, lei guarì. Passò i primi tre anni completamente isolata dalle altre sorelle che le negarono ogni aiuto. Lei, infatti, non capiva il latino con cui erano solite pregare e ascoltare messa. Caterina passò la vita a curare gli ammalati e a dare aiuto ai bisognosi. Si sacrificò al prossimo, anche sotto le minacce di insulti e percosse. 
 
La Santa è patrona della città di Siena, della contrada del Drago e dell’Oca. È inoltre patrona di Cengio, Poggio San Vicino, Varazze e della Diocesi di Gamboma. Nel 1939 Papa Pio XII la proclama Patrona d’Italia assieme a San Francesco d’Assisi, e Giovanni Paolo II la proclama compatrona d’Europa nel 1999.