giovedì 1 settembre 2022

#Marvel: I'm Groot - Recensione

Che la Marvel stia puntando sempre più sulla serialità è, oramai, evidente. In attesa delle nuove avventure dei nostri amati Guardiani della Galassia, personaggi che abbiamo avuto modo di ri-vedere non solo in End-Game, ma in compagna del Vichingo della Galassia, è arrivata su Disney+ una mini serie composta da cinque corti. Il protagonista è l’amato alberello antropomorfo Baby-Groot e gli eventi che lo vedono coinvolto hanno, come collocazione temporale, l’arco che va da Guardiani della Galassia Vol. I e Vol. II. Una fase di crescita, dunque, abbastanza delicata perché il piccolo inizia a muovere i suoi primi passi e a combinare i suoi primi guai, precedendo quel famosissimo balletto che mostra tutta la sua temperanza.

#Musica: Non abbiamo armi

Attenzione: questo articolo è solo per persone che hanno abbastanza coraggio e voglia di mettersi in dubbio e in gioco. Per tutti quelli che amano svelare le proprie maschere e sono pronti a capire che ogni nostro giorno è vissuto nel “raccontarsela”, nel pensare di agire in un modo, quando in realtà compiamo certe azioni in preda alla più totale paura.

Non sappiamo la vera intenzione dietro le parole di Ermal Meta nella sua canzone: “Non abbiamo armi”, come al solito ciò che scriviamo è una nostra personale visione.
Ma perché questo articolo è qui e non in Pensieri o Metafisica? Beh, crediamo che le parole siano molto esplicite, non hanno nulla di nascosto. Allo stesso tempo crediamo che siano abbastanza importanti da essere per tutti, ecco perché vogliamo parlare in Unità.

Nell’ultima puntata della seconda stagione di Apollo Station Silvia e Frè hanno parlato della loro amicizia, mettendo proprio questa canzone di Ermal Meta. Perché? Beh, non lo spiegheremo qui, ma sappiate che il significato della canzone può farvelo intuire.

mercoledì 31 agosto 2022

#Racconti: Universi di carta

Era solo un triste monolocale in cui la luce del sole faceva fatica a filtrare per via degli altri edifici che lo circondavano. Qui si era stabilito uno scrittore di nome John che in un giorno come altri, iniziò a narrare di uno scrittore di nome Jacob, appartenente a un'epoca passata. Jacob era stato costruito per essere un'interfaccia di John sul passato, un viaggio mentale che lo avrebbe portato a scoprire se stesso, oltre il tempo e attraverso la scrittura.

#TheBeatles: Two of us

Quando si tratta di analizzare i testi dei Beatles è davvero difficile scegliere la categoria. Musica, Metafisica, Pensieri?     
È il motivo per il quale abbiamo scelto di scrivere l’articolo a influenzare la nostra decisione e quando si tratta di testi profondi, che parlano direttamente della vita di chi ha composto il brano, non possiamo che optare per l’etichetta dedicata ai Fab4, The Beatles, appunto.
Attenzione: questo articolo sarà totalmente McLennon e poco ci interessa se credete che sia tutto nella nostra testa, o se certe parole di John e Paul possono essere facilmente fraintese. Crediamo che i brani siano proprio come i libri, le poesie, o nel nostro caso la categoria Pensieri: un continuo flusso di coscienza.
In questo flusso di coscienza a parlare è Paul McCartney, e ci è tornato molto utile possedere la raccolta: “Paul McCartney The Lyrics”, dove ci spiega i significati di ogni sua canzone.

P.S. può aiutare sapere che nel docu-film Get Back, c'è la testimonianza che questo brano è stato concepito e iniziato da Paul in adolescenza, quando era nella formazione dei Quarrymen, gruppo fondato da John Lennon.

martedì 30 agosto 2022

#Pensieri: A cosa ti aggrappi?

Da quando è nato il progetto 4Muses, non ho mai scritto un “Pensieri”. Non ho mai aggiunto niente a questa sezione del blog perché non pensavo di avere effettivamente qualcosa da dire, questo almeno fino a oggi, in cui ho deciso di mettere nero su bianco una parte di me. Probabilmente uscirà qualcosa di sconclusionato, qualcosa che potrà risultare superficiale. Il titolo dell’articolo è una domanda che spesso tendo a sottovalutare, eppure ha dentro di sé tante sfumature che già sento un peso in gola – e no, non è Covid e neanche influenza stagionale.

#Musica: Dargen D'amico - Lorenzo De Medici

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza.”

(Lorenzo De Medici)

Torniamo a parlare di Dargen D’Amico, un artista particolare che ha da sempre sperimentato con il rap attraverso le sue produzioni insolite. Dell'artista in questione abbiamo già analizzato “Dove si balla”, ma oggi analizzeremo “Lorenzo De Medici”, brano inserito nell’album “Vivere aiuta a non morire” del 2013.

Questa, secondo noi, è la canzone che più rispecchia il titolo dell’album, attraverso un edonismo che ribalta i concetti di “vita” e “morte”. Una preghiera dal cielo alla terra, o forse un’esaltazione dell’ultra-terra, intesa come un nuovo Eden nella sua dimensione fisica.

lunedì 29 agosto 2022

#Spettacolo: Zodiaco Tour di Michele Bravi

Gli anni della pandemia hanno inevitabilmente segnato uno spartiacque tra il “pre” e il “post” covid e il settore più colpito è stato sicuramente quello dello spettacolo. Cinema, teatri e palazzetti si sono ritrovati completamente svuotati, poi con i posti distanziati e quant’altro. Ricordiamo gli artisti che si esibivano nelle loro stanze e interagivano col pubblico attraverso i social, ma siamo nel periodo della ripartenza: i cinema tornano a riempirsi e già da qualche tempo sono ricominciati anche i concerti. E all’ombra del Castello di Santa Severa, noi di 4Muses abbiamo avuto la possibilità di assistere al concerto prima di Rancore (di cui abbiamo parlato nell’articolo “Xenoverso Tour di Rancore”), poi di Michele Bravi.

Due concerti diametralmente opposti, eppure entrambi potenti. Il 19 agosto del 2022 il piazzale del Castello su cui è stato allestito un palco, ha ospitato una tappa dello “Zodiaco Tour” di Bravi, un tour appunto estivo composto solamente da pianoforte e voce. Stavolta la platea non era composta da una folla di gente accalcata, ma da sedie in plastica per far star comodi gli spettatori. Come ha ammesso lo stesso Michele Bravi nel corso del suo concerto, far stare gli spettatori in piedi per le due ore complessive dell’esibizione è una sorta di “voler loro male”, perché le sue canzoni non spingono il pubblico a “pogare” (un termine che ormai le nuove generazioni non usano più, ma che per i Millenials indicava il saltare, ballare), quanto alla ferma introspezione. Vediamo insieme come si è svolto il concerto.