lunedì 29 giugno 2020

#Libri: Le tre del mattino

Ho letto questo libro quasi tutto di un fiato, senza mai fare una pausa o senza che ci fosse la minima distrazione. Sarà stato l’argomento, che mi sta particolarmente a cuore, a non avermi dato mai l’occasione di alzare gli occhi dalle pagine del libro scritto da Gianrico Carofiglio.
Il tema principale è il rapporto tra Antonio, un liceale dei primi anni ottanta, e suo padre, un matematico dedito al suo lavoro.     
Chi ci mette al mondo ci conosce forse meglio di chiunque altro, o almeno è così fino all’adolescenza; poi ci allontaniamo dalle nostre radici per esplorare nuovi orizzonti e provare emozioni, vivere esperienze che abbiamo letto nei libri o visto nei film. Più cresciamo, più aumenta la distanza tra “il mondo degli adulti” e il nostro mondo. Si crea l’assurda situazione in cui una parte non conosce più l’altra e spesso sono le cose non dette a creare sempre più divario.
Non spetta solo a una parte avvicinarsi: entrambe devono fare un passo avanti e far cadere le barriere. Conosciamo i nostri genitori quando sono ormai degli adulti. Ci raccontano del loro passato scegliendo bene cosa dire, omettendo le parti più complicate, quelle che: “non è il caso si sappia”. È logico che anche per l’adolescente sia così: non possiamo pretendere di voler sapere tutto, se non diciamo tutto.
Antonio deve affrontare un viaggio importante, che lo porta a Marsiglia e che lo costringe a rimanere sveglio per due notti e due giorni. Assieme a lui c’è il padre e durante le quarantotto ore di veglia, il figlio scoprirà lati di un padre che diventa sempre più umano ai suoi occhi. La distanza tra i due sembra dissolversi a ogni minuto passato insieme, a ogni esperienza di vita confidata, a ogni scelta presa.

“Era felice, diceva papà, dell’occasione imprevista e imprevedibile che avevamo avuto a Marsiglia; delle cose che ci eravamo detti e di quelle che erano rimaste in sospeso, perché erano un motivo per parlare ancora. E lui mi avrebbe raccontato, senza fretta, trovando l’occasione giusta.”

È quando vediamo i nostri genitori -o i nostri figli- come persone che scopriamo un mondo nuovo. Siamo pieni di gratitudine accorgendoci che davanti ai nostri occhi c’è un essere umano così simile e al tempo stesso così lontano da noi. Siamo pieni di sorpresa nell'ammettere che amiamo molto di più quella persona, nonostante tutto.

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