lunedì 5 febbraio 2024

#MustToRead: Anna dai capelli rossi - Ottava Parte

Come in ogni addio che si rispetti, prepariamo i fazzoletti per i grandi saluti tra lacrime, sospiri e singhiozzi.

Ok, forse stiamo esagerando, ma la saga di Anna dai capelli rossi è anche un cammino di vita che parte da una bambina di undici anni che arriva alla casa dal tetto verde e finisce con una donna più che matura, con figli ormai adulti e verso la loro vita indipendente.

Mettiamoci il plus della Prima Guerra Mondiale che vede nelle trincee i giovani Jem, Walter e Shirley Blythe, ed ecco che il danno è fatto.

L’ottava e ultima parte della saga viene scritta sempre da Lucy Maud Montgomery ed è pubblicata dal titolo “Rilla di Ingleside” nel 1921.

Piccola curiosità: questo volume è uno dei pochissimi romanzi canadesi che tratta proprio della Grande Guerra, quindi andrebbe letto anche solo perché è una perla rara.
“«È la ragazza più carina di Glen St. Mary. Tutti i MacAllister, i Crawford e gli Elliott messi insieme non sono riusciti a produrre una ragazza bella come Rilla in quattro generazioni.»”

Come annuncia il titolo, in questa parte la protagonista indiscussa è la piccola di casa Blythe: Bertha Marilla, da tutti amici e famigliari chiamata affettuosamente Rilla.
La ragazza si affaccia all’adolescenza: ha quattordici anni, capelli rossi e occhi di un nocciola intenso. È dotata di un’estrema bellezza, che la fa conoscere da tutto il paese come la più graziosa ragazza di Ingleside, con buona pace delle sorelle Di e Nan.
Se, però, tutti gli altri fratelli hanno le loro aspirazioni e proseguono gli studi proprio sulle orme dei genitori, Rilla è interessata solo al divertimento e al piacere ai ragazzi.
È consapevole di essere frivola, ma non se ne vergogna, dando atto di un carattere forte e determinato, che dopotutto sa quello che vuole e sa come ottenerlo.
Tutto, però, cambia quando la Germania dichiara guerra all’Inghilterra.

“Mark Warren venne a chiederle di ballare e Rilla andò, sapendo che per Kenneth non faceva differenza. Solo un’ora prima, sulle dune, lui l’aveva guardata come se fosse stata l’unica creatura sulla faccia della Terra degna di importanza. Adesso invece non era nessuno. I suoi pensieri erano rivolti solo al Grande Gioco che si sarebbe svolto su campi di battaglia intrisi di sangue, con in palio la sopravvivenza degli imperi.”

Immagine presa da Pinterest
Jem, ora uno studente universitario affascinante, parte fin da subito come volontario, scatenando una tempesta di emozioni in Anna e Rilla, che non sanno come affrontare il distacco dal figlio e fratello maggiore, ma allo stesso tempo non se la sentono di vietargli quella che per lui è a tutti gli effetti una vera e propria aspirazione.

Un’altra piccola, grande, anima a patire la partenza di Jem è Lunedì: il nuovo cane di casa Ingleside che dal momento in cui il suo padroncino ha messo piede sul treno non ha mai abbandonato la stazione, in attesa del suo ritorno.

Shirley non ha ancora l’età per partire, cosa che non accade a Walter. Anche lui può farlo, ma deve prima riprendersi dalla febbre tifoidea avuta circa un anno prima.
Dentro di sé ringrazia la mancanza di salute, perché terrorizzato dall’idea di andare a combattere, uccidendo e molto probabilmente facendosi uccidere. Walter ha un’anima da poeta, è una persona estremamente sensibile e proprio non riesce a vedere la guerra come un’opportunità per difendere il proprio paese, ma anzi: è solo sangue e morte.
Di certo possiamo trovarci d’accordo con lui, ma bisogna considerare i tempi dove la propaganda regna sovrana, superato il periodo della convalescenza, ripresa la salute, un Walter che non va ad arruolarsi di sua spontanea volontà diviene il capro espiatorio su cui sfogare tutti i tormenti di quelli che oggi definiremmo leoni da tastiera, ma che all’epoca agivano con lettere minatorie anonime.

Rilla è l’unica a cui confida i suoi tormenti e questo accresce il rapporto tra i fratelli, tant’è che Walter diventa per lei il suo punto di riferimento, la persona che più ama al mondo e l’unico che può chiamarla Rilla-mia-Rilla, in un gioco di parole con il suo secondo nome, Marilla, appunto.

“Rilla si avvicinò in punta di piedi alla culla, e con altrettanta cautela sollevò il lenzuolo tutto sporco che copriva il neonato. Non aveva intenzione di toccarlo, neanche lei ‘ci sapeva fare con i bambini’. Sotto il lenzuolo vide un orribile gnomo dal visetto tutto rosso e distorto, avvolto in un panno di vecchia e sudicia flanella. Non aveva mai visto un neonato così brutto, eppure si sentì subito colta da un sentimento di profonda compassione per quella povera creaturina disperata e orfana, arrivata qui ‘da chissà dove’, come diceva la vecchia poesia di George MacDonald. In questo caso si poteva dire che il ‘qui’ fosse altrettanto incerto.”

Con Jem sul fronte, Walter in piena crisi interiore tra la voglia di rimanere all’università e il sentirsi un codardo e Shirley che comincia ad appassionarsi all’aeronautica, Rilla sente il disperato bisogno di fare qualcosa per il Canada, andato a dare supporto alla Madre Patria Inghilterra.
Si iscrive, ma possiamo dire fonda, il gruppo di sostegno giovanile, tutto composto da donne che cuciono, cucinano per chi non ne ha la possibilità e raccolgono fondi per i soldati. In una delle sue tante uscite per andare porta a porta a chiedere aiuti, si imbatte in una casa diroccata, con all’interno una donna e madre… morta. Il marito è al fronte, e nella culla c’è un bambino urlante e piangente. Non sa cosa fare, o meglio: si fa guidare dal suo impulso e senza pensare al come, lo mette dentro una zuppiera e lo porta a casa.

Anna, Gilbert e Susan rimangono senza parole, non sanno come potrà una ragazzina di appena quindici anni badare a un neonato, ma per i genitori questa potrebbe essere l’occasione buona per farla maturare ulteriormente.
A Rilla viene dato il via libera per prendersi cura del piccolo orfanello di guerra con il benestare sia dei suoi genitori, sia del padre del bambino lontano.

“Volevo scrivere anche a Una stasera, ma non farò in tempo. Leggile questa lettera e dille che l’ho scritta per entrambe, mie care, belle e fedeli ragazze. Domani mentre saliremo la collina penserò a voi due, alla tua risata, Rilla-mia-Rilla, e alla forza d’animo nascosta negli occhi blu di Una. Stasera per qualche motivo vedo anche quelli di fronte a me. Sì, so che voi sarete entrambe leali, tu e Una. Ne sono sicuro. E dunque, buonanotte. Domani all’alba saliremo su quella collina.”

Immagine presa da Pinterest
Quella che sembrava una guerra lampo si trasforma in cinque anni di sacrifici e dolori.

Walter cede al volere della società e parte volontario, lo stesso tocca a Kenneath, il ragazzo che nel frattempo è diventato il fidanzato di Rilla, e al momento della maggiore età anche Shirley segue il suo destino.
Tutta Glen St. Mary e i paesi vicini, sono rimasti senza giovani uomini, e le donne, ora costrette a lavorare e a mantenere casa e famiglie senza alcun aiuto, patiscono fame e fatica.

Occhi e orecchie sono sempre puntati sulle notizie in arrivo dall’Europa, le preghiere ormai riguardano solo i propri cari e in questo modo gli anni passano come se fossero stati secoli, facendo invecchiare tutti nel profondo dell’animo.

Non vi diremo delle sorti dei ragazzi, perché vogliamo davvero consigliarvi la lettura di tutta la saga, è ovvio, con un occhio di riguardo per l’ultima parte.

“«Brindiamo» disse «all’esercito silenzioso, ai ragazzi che hanno seguito il pifferaio quando li ha chiamati. Per il nostro domani hanno sacrificato il loro oggi. La vittoria è loro!»”

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