giovedì 28 marzo 2024

#Intervista: Maya Vetri

Assessora alla Cultura VIII Municipio
Maya Vetri
In quattro anni qui sul blog non abbiamo mai parlato di politica in modo diretto, preferendo scenari dal vivo, come il Salotto Dantesco o i vari impegni per il territorio romano. Fortunatamente, però, dietro 4Muses ci sono donne e uomini ben consapevoli che cambiare idea non è mai un qualcosa di negativo, se finalizzato all’accrescimento di sé e della realtà che ci circonda.

Vedendo il mondo circostante, ancora troppo carico di differenze socio-culturali e invaso da bombe che cadono dal cielo, non possiamo più fare finta di niente. Parlare solo di arte e cultura va bene, ma dopotutto non vi è anche la politica tra queste?

Le Elezioni Europee sono ormai alle porte e, come già spiegato nell’articolo recensione sul romanzo “L’archivio dei destini” di Gaëlle Nohant, dovremmo cominciare a essere più consapevoli che ogni nostra scelta – nel quotidiano, come e soprattutto all’interno di una cabina elettorale – sarà la causa delle conseguenze sul mondo di domani.


Chi ha preparato questa intervista (Francesca Angeletti e Angela Ciacciulli) abita all’VIII Municipio di Roma, uno di quelli che vanta più attività sul territorio da parte dei cittadini stessi, ed è per questo che abbiamo deciso di iniziare con la rubrica politica dall’intervista a Maya Vetri: Assessora alla Cultura per l’VIII Municipio, nella lista Sinistra Civica Ecologista con Presidente Amedeo Ciaccheri.

Le foto sono tutte su concessione della stessa Maya Vetri.


Per i non residenti a Roma: l’VIII Municipio si estende nella zona sud-est della Capitale, per un’area di 47,15 km², con 130.784 abitanti (dati aggiornati al 31 dicembre 2019) che si dividono tra le zone di: Ostiense, Valco San Paolo, Garbatella, Navigatori, Tor Marancia, Tre Fontane, Grottaperfetta, Appia Antica Nord e Appia Antica Sud.

Con questi dati è chiaro che amministrare un Municipio Romano non è un lavoro da poco, ed è forse al pari di amministrare una provincia di una qualsiasi regione italiana. Aggiungendo che crediamo fortemente nell’importanza della comunicazione tra cittadini e istituzioni, troviamo un grande onore che Maya Vetri abbia dedicato un po’ del suo tempo a mettersi a disposizione di noi Muse.

La politica è un tema che dovrebbe riguardare ogni individuo, ma notiamo sempre più un divario generazionale nel quale i giovani sembrano non interessarsene. Cos’è, secondo lei, che blocca questa comunicazione tra under trenta e istituzioni?

Ho iniziato a fare politica quando stavo al liceo, in un collettivo studentesco che si riuniva a scuola, o anche in uno spazio sociale del territorio. Per noi le tematiche importanti erano un po’ tutte: dalle crisi dei fattori ambientali alle questioni più prettamente legate alla scuola, ai conflitti internazionali. Abbiamo organizzato molte iniziative, sia a scuola che fuori, sulla guerra dell’epoca, quella in Afghanistan e in Iraq; cercammo di dare un contributo al livello di informazione ma anche di opposizione a delle logiche che ci sembravano sbagliate.
Oggi il rapporto con i giovani è complicato, perché tanti anni di lavoro dell’antipolitica li ha allontanati dagli aspetti positivi della stessa, quindi credo che vada recuperato un terreno rispetto a questo, bisogna trovare un modo di coinvolgerli in maniera più attiva e soprattutto a livello decisionale, quindi accorciare le distanze che separano chi per esempio non può ancora decidere perché non può votare, con gli ambienti più prettamente istituzionali. Questo si può fare in tanti modi tramite l’istituzione di alcune consulte, ma anche semplicemente facendo in modo di autonomizzare i giovani rispetto ai percorsi politici, partendo anche dai territori, quindi estendere la possibilità di esprimersi, di partecipare attivamente. Questa è la politica: poter manifestare il proprio dissenso, poter fare delle proposte costruttive, credo che questa possa essere una strada percorribile per coinvolgerli di più.
C’è anche da dire che sicuramente i tempi sono cambiati, non sono gli stessi, c’è anche una forte componente di delusione, vanno recuperate la fiducia e la parte di credibilità della politica istituzionale.

Inaugurazione panchina rossa
contro la violenza sulle donne -
Nucleo Sommozatori Vigili del Fuoco
Ha cominciato a fare politica da giovanissima, spinta da una forte passione e voglia di rendere il mondo un posto migliore. Le è mai capitato, lungo il suo percorso, di perdere un po’ dell’entusiasmo? E se sì, come lo ha riacquistato?


L’entusiasmo ha alti e bassi; il compito della politica è rendere le questioni private e individuali e portarle a un livello superiore, a un contesto di sfera pubblica, con gli strumenti della politica stessa. Tutto quello che ci si vive in solitudine, con grande difficoltà, può essere preso e portato a un livello superiore, pubblico, universale. Quindi il compito che ciascun politico e politica deve portare a compimento è quello di creare gli strumenti per affrontare le difficoltà che vengono viste a livello individuale ma che hanno un’importanza più estesa.

Viviamo un momento storico dove stiamo un po’ tutti sul filo del rasoio, dove forse non si sa più quale sia l’argomento a cui dare una priorità. Su cosa, secondo lei, bisognerebbe porgere maggiore attenzione?

Questo è difficile, nel senso che io credo che vada affrontato tutto in maniera intersezionale. Non ci sono argomenti che poi non riguardino gli argomenti adiacenti. Per esempio, tutto quello che riguarda i conflitti ambientali va visto anche sotto altri punti di vista e sotto altre chiavi interpretative. Il conflitto ambientale, come anche i conflitti bellici, intrecciano altre questioni, che possono essere quelle interculturali, di genere, del depauperamento del territorio, le difficoltà che affrontano le singole minoranze. Dare una priorità è quindi un po’ difficile.
Di sicuro la situazione globale attualmente è preoccupante proprio perché non vengono rispettate e prese in considerazione nessuna di queste priorità, quindi credo che la priorità sia quella di mettere al centro le persone, con i propri bisogni e desideri, cioè quelli di condurre delle vite dignitose come persone libere, che si possano esprimere e avere non soltanto i diritti fondamentali e basilari della sopravvivenza, ma di poter aspirare a una vita decente e dignitosa, anche dal punto di vista culturale e relazionale.

Alla mostra organizzata da
CosArte Spazio Creativo
I media ci ricordano che siamo sempre in campagna elettorale pensa che questo influisca negativamente sulla possibilità di dialogo con l'elettorato? E che sia uno dei motivi della disaffezione alla politica e all'estensione?


Questa domanda mi è particolarmente cara perché in realtà noi, essendo molto vicini alla cittadinanza, come Istituzione di prossimità non ragioniamo molto sotto campagna elettorale. Facendo politica dal basso per noi contano tantissimo le azioni e gli effetti che queste hanno sia a breve che a lungo termine.
Per i soggetti politici locali, che vengono poi eletti nei Consigli Municipali, nelle Giunte e che vengono poi portati ad amministrare, le campagne sono in realtà un modo per mettere un punto, per fare una programmazione, per mettere in evidenza un elenco di cose che sono state fatte e che sono ancora da fare.
Ciò che mi vivo come amministratrice locale è il dovere di portare a termine quelle che non sono delle promesse, ma delle azioni politiche, la base del nostro programma e che sono soprattutto portatrici di valori internazionali come quelli dell’antifascismo, della solidarietà, della sostenibilità ambientale e del contrasto alla violenza di genere.
Credo che le campagne elettorali fatte per chi come noi fa della politica un motivo di vita non siano soltanto dei momenti di comunicazione e di raccolta di voti, ma un manifesto della propria etica e della propria volontà di perseguire dei valori.

È assessora alla cultura in un municipio di più di 130.000 abitanti, più di Bergamo o Trento o Ferrara con problemi vecchi e nuovi da affrontare e cercare di risolvere e senza avere i fondi che hanno quelle città. Su che cosa investite per dare risposte ai cittadini?

La mancanza di fondi ci ha spinto nel tempo a voler concentrarci sulle risorse che sono altrove, quindi la disponibilità delle cittadine e dei cittadini, delle associazioni nel mondo della cultura ma anche delle professionalità che mettendosi in rete poi portano avanti una programmazione culturale di spessore.
Questo sicuramente è messo in difficoltà dall’assenza di fondi, quando poi i fondi che ci vengono destinati dal Comune riusciamo a convogliarli su progetti, in quel caso è possibile combinare una presenza attiva delle associazioni e il contributo qualitativo di queste e dei comitati, dei cittadini, è possibile farli incanalare in una programmazione più estesa.
Noi abbiamo la fortuna di avere numerose associazioni iscritte a un albo cultura, abbiamo più di due biblioteche, abbiamo un cinema, diversi spazi in cui avvengono esibizioni teatrali, esposizioni fotografiche, ma anche mostre di pittura… e tutto questo viene offerto gratuitamente alla cittadinanza da parte delle nostre associazioni culturali. Possiamo dire quindi che la sfida, oltre a quella prettamente economica e la mancanza di risorse, è quella di poter mettere in rete ciò che già c’è e credo che questo si faccia con degli incontri e con una buona comunicazione dell’esistente.

La politica nazionale di questo governo la preoccupa? Quanto?

La politica nazionale mi preoccupa molto perché è una politica ottusa di stampo fascista e che non offre spunti di evoluzione per la cittadinanza, ma anzi usa più volentieri voci del verbo quali “chiudere”, “reprimere”, “far involvere” invece che “evolvere”. Mi preoccupa da tanti punti di vista. Credo che non punti a uno sviluppo culturale, sociale e ambientale e che faccia proprio il contrario di questo, soprattutto chiudendo anche i confini e non puntando sulle nuove cittadinanze che potrebbero invece connotarsi come risorse per il futuro di questo Paese.

Questa politica nazionale mi preoccupano ma soprattutto mi provoca un desiderio di cambiamento e di conflitto. Credo che le politiche nazionali vadano affrontate in questo senso: con una proposta politica che si oppone e che costruisce le basi per una società più giusta, che veda al centro le questioni dei diritti e delle risorse e degli strumenti per chi si trova in situazioni di fragilità e non per chi già gode di situazioni di pregio o privilegi, da tutti i punti di vista sia economici che sociali.
Dal nostro punto di vista, di enti locali di prossimità, cerchiamo di fare il possibile per estendere il campo dell’accessibilità e dei diritti a chi ne ha più bisogno.

Ringraziamo di vero cuore Maya Vetri per la sua disponibilità e il suo lavoro.
Essendo 4Muses un canale di arte e cultura totalmente libero e apolitico, siamo ovviamente aperti al confronto e a dare spazio anche a partiti che hanno altri punti di vista, sempre con civiltà e rispetto per le posizioni di ciascuno.


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