venerdì 8 marzo 2024

#Personaggi: Lucy Maud Montgomery

Lucy Maud Montgomery, 1935
Dopo aver parlato di Louisa May Alcott, passiamo a un’altra grandissima scrittrice: Lucy Maud Montgomery: autrice della saga di Anna dai capelli rossi.

Inutile dire che proprio come successo per la Alcott, anche la Montgomery è entrata nei nostri cuori grazie ai suoi libri che, riletture dopo riletture, possiamo dire di esserne così affezionati da considerare i suoi personaggi come una parte di noi.

Attenzione: per la saga di Anna dai capelli rossi noi abbiamo parlato dei libri in ordine cronologico rispetto agli eventi raccontati. Qui procederemo a seconda delle pubblicazioni.

Ora possiamo iniziare, ricordandovi che utilizzeremo i verbi al presente per una nostra personale scelta stilistica.
Lucy Maud Montgomery nasce a Clifton (ora New London), cittadina dell’Isola del Principe Edoardo, Canada, il 30 novembre 1874.
Fate attenzione perché al solito molto della vita dell’autrice è servito per dare vita ad Anna Shirley.

Clara (1853-1876), madre della piccola Lucy, muore quando la bambina ha quasi due anni, lasciando il marito Hugh (1841-1900) così perso nel suo dolore da non riuscire a badare alla figlia che per questo viene presa in affido dai nonni materni.
La casa dei nonni è vicina a quella d’origine, ma quando Lucy ha solo sette anni, suo padre decide di allontanarsi e trasferirsi a Prince Albert, nella provincia di Saskatchewan; per capire le distanze: sono ben 4.225 chilometri, che nel 2024 si percorrono con quarantatré ore di macchina.

Lucy Maud Montgomery a otto anni
Lucy trascorre intere giornate senza parlare con nessuno, per questo sviluppa una forte creatività che la porta a immaginare mondi nuovi e a dare vita a Katie Maurice e Lucy Gray: due amiche fedeli che vivono nella stanza delle fate, situata dietro la libreria del salotto.


Crescendo Lucy trasporta la sua fervida immaginazione su carta e a soli tredici anni comincia a tenere un diario dove appunta tutti i suoi più grandi sogni di fama, che non si interrompono neanche dopo che le è stata rifiutata la pubblicazione della sua prima poesia su di un giornale locale.
Nel frattempo anche la sua vita sentimentale comincia con le prime esperienze: intrattiene una relazione d’amicizia che lei definisce “divertente e spiritosa” con Nate Lockhart, ma quando lui le chiede di sposarla sul finire dell’adolescenza, lei lo rifiuta.

A sedici anni conclude i suoi studi e si trasferisce dal padre – nel frattempo rispostato con Mary Ann McRae (1863-1910) – per un anno. Qui scrive la sua prima poesia a essere pubblicata: “On Cape LeForce”, che vedrà la luce sul The Daily Patriot: il giornale di Charlottetown. Sullo stesso giornale pubblica un articolo inerente alla visita di un campo delle Prime Nazioni, nelle Grandi Pianure, descrivendo gli indiani delle praterie molto più belli e attraenti di quelli delle provincie marittime.

Lucy non va per niente d
’accordo con la sua matrigna, questo lo si vede anche nei suoi romanzi, così il ritorno dai nonni è accolto da lei con estrema gioia e pace.
Comunque sia ci rimane poco perché inizia il Prince of Wales College di Charlottetown, per poter così insegnare.     
È durante questo periodo che prende l’abitudine di passeggiare in silenzio per la natura, ed è proprio grazie a questo se comincia a sperimentare quello che lei definisce “lampo”: un momento in cui il corpo è pieno di un’estasi emotiva che porta alla consapevolezza che la natura custodisce un potere spirituale superiore. Queste idee sono presenti sia nel personaggio di Emily Byrd Starr – trilogia di “Emily della luna nuova” – sia nel personaggio iconico di Anna Shirley.


Laureatasi in fretta, si trasferisce in Nuova Scozia, alla Dalhousie University di Halifax per studiare letteratura.

Finiti gli studi, la Montgomery inizia a insegnare, ma è un lavoro che non le piace, sebbene le dia la forza per continuare a scrivere.
Stiamo circa agli inizi del 1890, quando nel frattempo inizia un’amicizia con John A. Mustard, suo insegnante; tale legame si rafforza anche a livello intimo perché i due intrattengono molti discorsi sulle questioni teologiche, tanto care alla ragazza; quando Lucy è sul punto di innamorarsene, però, passa a Will Pritchard, fratello della sua amica – questa volta vera – Laura. Anche lui le propone di sposarla e anche questa volta rifiuta.

Il suo cuore proprio non riesce a trovare pace e nel 1897, arrivata a ventitré anni, la Montgomery accetta la proposta, più per forza visti i tempi che per amore, di Edwin Simpson. Lui, però, si palesa fin da subito come un carattere che proprio non le va giù, così nel frattempo passa il suo tempo con Herman Leard, che a sua volta è fidanzato ufficialmente con la vicina di Lucy: Ettie Schurman. In più la famiglia della Montgomery vede di cattivo occhio Leard, perché di basso rango rispetto a loro.
Ora, non bisogna pensare alla Montgomery come una donna superficiale. Stiamo pur sempre in epoca vittoriana, e lei tiene molto ad arrivare vergine al matrimonio.     
Con Herman il rapporto è passionale, ma è quello che Lucy definisce “amore preliminare”, possiamo facilmente intuire cosa facessero da soli nella sua camera da letto, quindi.

Comunque sia, Leard muore nel 1898 per influenza e poco dopo Lucy, profondamente incupita dalla notizia e accorgendosi che quanto prova per Herman è sempre stato amore, interrompe anche il suo fidanzamento con Edwin.

Lucy Maud Montgomery, 1932
Tornata libera, si stabilisce di nuovo a casa della nonna, rimasta anch’essa da sola dopo la morte del marito.     
Nel 1901 trova lavoro come correttrice di bozza per i giornali Morning Chronichle e The Daily Echo; allo stesso tempo, ritrovandosi tra parole e carta, trova l’ispirazione per i suoi primi romanzi.

Nel 1908 pubblica il primo volume di “Anna dai capelli rossi”, con il titolo “Anna da Green Gables” che le procura fin da subito un grande successo. La storia di Anna Shirley diviene così popolare che Lucy è costretta a prendere appunti e continuare con la saga per tutta la sua vita.
In appena un anno è pronta già una seconda ristampa e se in Canada la Montgomery è osannata, lo stesso non accade negli Stati Uniti d’America che vedono il paese confinante come “arretrato”, sminuendo così la bellezza del romanzo stesso, definito – sempre dagli americani – popolare solo perché i canadesi non sanno cosa sia la civiltà. Allo stesso modo potremmo dire che gli statunitensi non sappiano cosa sia la cultura, ma questo è un altro discorso.
Qualsiasi siano le parole oltre il suo paese d’origine, alla Montgomery non interessano, in quanto lei scrive sia per passione, ma soprattutto per guadagnarsi da vivere. La vita ha bisogno di soldi, lei è donna e può averli solo sposandosi, lei questo lo sa bene e perciò va avanti aggirando il matrimonio; nel 1909 pubblica il secondo volume della saga, dal titolo: “Anna di Avonlea

Nel 1911 muore sua nonna e poco dopo Lucy, costretta a trovare una sicurezza, si sposa con il ministro presbiteriano Ewen Macdonald (1870-1943) e si trasferiscono in Ontario perché lui presta servizio alla chiesa di St. Paul, nell’attuale Uxbridge.
Questo è a tutti gli effetti un matrimonio di dovere, perché per Lucy Ewen non è particolarmente intelligente e, a giudicare dai suoi diari, neanche così affascinante. Non c’è alchimia, tant’è che in cuor suo spera di poter diventare almeno sua amica.
Date le origini inglesi e scozzesi di entrambi, la loro luna di miele è tra l’Inghilterra e la Scozia, ma solo Lucy è entusiasta di ciò. Ewen trova i la letteratura, la cultura e i posti britannici in generale abbastanza noiosi, si mantiene freddo all’euforia della moglie, che invece cerca di fargli apprezzare il bello delle loro radici.
Quello che pensa lei è forse nelle parole che Lucy confida a un giornalista scozzese: “Quelle donne che Dio voleva distruggere le avrebbe trasformate nelle mogli dei ministri”.

La vita priva di spunti accanto al marito è sicuramente un riflesso della sua infanzia, e infatti la noia e l’apatia le danno la voglia di scrivere, creando il personaggio di Sara Stanley, protagonista di “The Story Girl” (1911), e versione idealizzata di una se stessa adolescente. Almeno in questo libro il personaggio di lei e quello di Leard hanno un buon finale. Mettendo su carta la sua unica storia d’amore, però, in Lucy si apre lo spiraglio della malinconia.

Nel 1912 nasce il loro primogenito: Chester (1912 – 1963), seguito nel 1914 da Hugh – ma nato morto – e nel 1915 da Stuart (1915 – 1982). L’ultimo nato coincide anche con l’inizio della sua depressione vera e propria, in quanto non riesce a produrre latte materno e quindi si vede tolta del suo ruolo di madre.
Ma per ogni coincidenza negativa, ce n’è una positiva, in questo caso la pubblicazione della terza parte della saga, dal titolo “Anna dell’isola”.

Foto della Montgomery presa dal web
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale segna nel profondo la Montgomery che rimane colpita dalla notizia dell’invasione del Belgio da parte della Germania.

Per lei la guerra è necessaria per mantenere la civiltà, così comincia a scrivere fin da subito articoli di giornale a sostegno delle truppe, incoraggiando i giovani ragazzi a partire come volontari.
Lei e il marito trovano un punto in comune proprio con il supporto della guerra, visto che il Reverendo tiene numerosi incontri di reclutamento dove descrive la figura del Kaiser Guglielmo II come il male assoluto incarnato su Terra.
Numerose frecciatine possiamo trovarle anche nel quarto volume della saga di Anna: “La casa dei sogni di Anna”, pubblicato nel 1917, in pieno conflitto mondiale. Sempre nel pieno del conflitto, Lucy comincia a sostenere attivamente il diritto al voto per le donne.

La sua depressione, però, avanza, divenendo un vero e proprio disturbo che la accompagnerà per il resto della vita. Non riesce a destreggiarsi tra carriera, vita materna e al fianco di un uomo di chiesa. La situazione in Europa la mette in crisi, e ciliegina sulla torta, si ammala dell’influenza spagnola che la fa salvare per un pelo. La stessa sorta non tocca alla sua cara amica Federica Campbell MacFarlane che muore, lasciando Lucy completamente sola, visto che il marito non si interessa a starle accanto.
Un baluginio di lucidità e forza lo trova, almeno ci prova a trovarlo, quando pensa addirittura al divorzio ma, arresa ai tempi, decide di proseguire con il matrimonio.

Continua con le sue sedute di meditazione e preghiere, ed è qui che incontra la figura del pifferaio: un eroico suonatore di cornamusa in apparenza, ma che in realtà portava via i ragazzi dall’amore dei propri genitori. Sul finire della guerra, infatti, capisce che i conflitti servono solo ad arricchire i potenti, mentre il popolo muore, piange, soffre.
Questo cambiamento è ben chiaro nelle uscite del 1919 “La valle dell’arcobaleno” e del 1921 “Rilla di Ingleside”.

Le cose non vanno bene neanche per Ewen, che arriva a dire alla moglie parole orribili, come: “Desidero tanto che tu e i nostri figli non foste mai nati”. Convinto di appartenere a una famiglia destinata all’inferno, vive i giorni passando dalla completa apatia alla spericolatezza, come un desiderio inconscio di morte.

A guerra finita la Montgomery è in piena crisi, isolata solo in se stessa e comprende sul serio che Hermann è l’unico uomo ad avere mai sul serio amato. Nel suo diario scrive: “Il mio amore per Hermann Leard, sebbene così incompleto, è… un ricordo che non scambierei per nulla al mondo, se non per la vita dei miei figli e il ritorno di Frede.”

Lucy Maud Montgomery,
1908. Foto presa dal web
Nel 1926 la famiglia si trasferisce nell’attuale Halton Hills.

Nel 1933 la Montgomery pubblica “Pat of the Silver Bush”, un romanzo più per giovani adulti, con una protagonista queer e dark. Il romanzo riceve delle critiche da parte dei fan, che non trovano più i toni delicati e dolci degli altri personaggi, ma a Lucy, ancora, non importa, definendo Pat la versione spirituale di se stessa.
Nel 1934 la situazione mentale del marito peggiora, sfociando anche nella paranoia dopo un incidente da parte di un farmacista che lo ha portato quasi alla morte. Questo, infatti, aveva mischiato per sbaglio le medicine di Macdonald con dell’insetticida.

Nel 1935 il Reverendo va in pensione e la famiglia si trasferisce a Swansea, un sobborgo di Toronto. È qui che Lucy ritrova l’ispirazione per continuare a scrivere di Anna Shirley. Nel 1936 esce “Anna di Windy Poplars” e nel 1939 è la volta di “Anna di Ingleside”.
Facciamo un piccolo salto all’indietro: al 3 giugno 1935, quando Giorgio V nomina Lucy Maud Montgomery all’Ordine dell’Impero Britannico per il suo impegno nell’aver fatto conoscere al mondo le meraviglie del Canada. Inutile dire che suo marito non partecipa alla cerimonia.

Arrivano gli anni Quaranta e con essi l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Questo è un evento che lascia la Montgomery completamente inerme.
Non riesce ad andare avanti, la ferita del primo conflitto è ancora aperta e i toni dei suoi scritti diventano sempre più cupi, tant’è che l’editore non se la sente di pubblicare il nono libro di Anna, dal titolo: “The Blythes Are Quoted” (trad. “I Blythe sono citati”). Il tutto è stato pubblicato in forma breve nel 1974 e in maniera integrale solo nel 2009.

“Ho perso la testa a causa di incantesimi e non oso pensare a cosa potrei fare durante quei momenti. Possa Dio perdonarmi e spero che tutti gli altri mi perdonino, anche se non possono capire. La mia situazione è troppo terribile da sopportare e nessuno se ne rende conto. Che fine per una vita in cui ho cercato sempre di fare del mio meglio.”

Questo è il biglietto che viene trovato il 24 aprile 1942, accanto al corpo senza vita di Lucy Maud Montgomery.     
Il suo corpo giace ancora al cimitero di Cavendish, nella sua amata Isola del Principe Edoardo; il suo nome, la sua vita e il suo essere però, hanno trovato l’immortalità.

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