lunedì 23 novembre 2020

#Costume&Società: Bullismo nell'antibullismo

Dai primissimi giorni di scuola ci viene giustamente insegnato che prendere in giro gli altri è sempre sbagliato. Non bisogna deridere un compagno perché non riesce in un esercizio, così come non bisogna canzonarlo per il suo aspetto fisico o per un tic, un modo di fare, l’accento, il colore della pelle…


“I bambini non nascono bulli, ma viene insegnato loro ad esserlo” -Matt Bomer

Gli insegnanti e i nostri genitori nei primi anni di vita ci ripetono –o almeno dovrebbero- la famosa regola delle dieci P: “Prima pensa, poi parla, perché parole poco pensate portano pena”. In età adulta ci scontriamo con quella che è la realtà. Diventiamo coloro che dovrebbero insegnare questa regola alle generazioni future, ma abbiamo davvero appreso la lezione? Siamo sul serio in grado di non beffeggiare l’altro in base al suo aspetto fisico, al pensiero, o perché non riesce in qualcosa?

“L’alienazione fisica dalla vittima dà ai prepotenti un falso senso di libertà che permette loro di dire quello che vogliono” -Tami Hoag

Il web è la più grande piazza esistente. Virtuale, ma non per questo irreale. Sul web ognuno di noi può esprimere la propria opinione che sia sottoforma di stato, commento, video, o citazione. Abbiamo il potere di mandare online un pensiero, di condividerlo se lo reputiamo simile o uguale al nostro.

Ora vi chiediamo di soffermarvi un attimo su ciò che siete. Guardatevi dall’esterno, e proiettatevi tra dieci anni. I bambini che conoscete sono ormai adolescenti, alcuni di loro si affacciano all’età adulta. Avete dato a loro il buon esempio? O avete semplicemente insegnato mettendovi dall’alto del piedistallo, ma facendo il contrario? Insomma, avete predicato bene e razzolato male, o avete la coscienza pulita?

Ci sono pagine, trasmissioni, personaggi pubblici e non, che mascherano il bullismo per informazione. Vediamo un video di dieci, quindici minuti dove “giornalisti” intervistano persone comuni facendo semplici domande. Ma qual è la loro vera intenzione? Quando si vogliono fare domande alle persone, quando si vuole portare alla luce un altro punto di vista, si deve partire con l’idea che il nostro pensiero potrebbe essere sbagliato. Bisogna comprendere le ragioni del prossimo, e poi partire da lì per una discussione intelligente e brillante.

Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso” -Eleanor Roosvelt

Montare un video mostrando solo l’ignoranza, o facendo passare a volte battute e leggerezze come frasi profonde, non è forse commettere bullismo e sbeffeggiare l’altra persona? La stessa persona che ha dato il suo consenso a essere intervistata e ripresa, certo, ma ha dato forse il consenso anche alla pubblicazione del video? Ha mai visto il video prima di essere messo online?

Chi intervista, chi monta, e chi mette online, si è mai posto la domanda: “Ma questa visione che sto dando, è il reale pensiero della persona che ho avuto davanti, o solo una mia interpretazione?”. “Mandare online persone ubriache che rispondono a domande serie, non è forse camuffare la realtà? È giusto chiedere a una persona non lucida, e quindi non è in grado di intendere e di volere, se vuole essere intervistata e ripresa? Se non è neanche in grado di formulare una frase, può sottoporsi alle mie domande di natura politica, sociale, o culturale?”

E noi, quando guardiamo questi video, perché sentiamo la necessità di condividerli? Siamo a casa, sul divano o sul letto. Sobri, lucidi, e burliamo lo stesso una persona che è visibilmente sotto effetti dell’alcol. E se capitasse a noi? Se fossimo noi quelli ripresi durante una serata con amici?

Badate bene, abbiamo sbagliato anche noi in passato. Sbagliare è umano, ma dopo un attento esame di coscienza abbiamo appreso che condividere certi video ci mette nella stessa identica posizione del bullo. Di chi ha il potere di mostrare la realtà, di chi tiene il coltello dalla parte del manico, insomma.

Non importa che pensiero uno abbia, il diritto di ogni individuo è quello di poterlo esprimere liberamente. La nostra consapevolezza, o la nostra coscienza, è in grado di giudicare una realtà. Che senso ha sbeffeggiare il prossimo? Se siamo più maturi o più avanti in qualcosa, perché non provare a comunicare con saggezza? Un anziano non prende in giro un bambino solo perché ha più esperienza, non credete?

“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi, ma l’indifferenza dei buoni” -Martin Luther King

Il bullo ha sempre torto. È una persona piccola che non sa come diventare grande e ha come unico mezzo quello di rimpicciolire chi ha davanti, e oggigiorno le prese in giro passano anche per la gogna mediatica e social. In epoca social bisogna avere la consapevolezza che una condivisione ha lo stesso potere del gruppetto di ragazzi che sta attorno a una rissa incitando l’arrogante di turno.

Nessun commento:

Posta un commento