sabato 21 novembre 2020

#Pensieri: (Ri)cominciare

Ricominciare
/ri·co·min·cià·re/
Cominciare daccapo, riprendere dopo una interruzione più o meno lunga.

Sulla carta sembra facilissimo, ma sappiamo tutti quanti molto, ma molto bene quanto sia difficile.
Che ci vogliate credere o no, nel nostro corpo, nella nostra famiglia, nella nostra vita e in tutte le situazioni che ci si parano davanti tutti i giorni siamo noi e solo noi che ci vogliamo stare dentro, e arrivare a questa consapevolezza non è facile e soprattutto non è comoda per niente.

Dire che non è comoda in realtà è un eufemismo, ma avete capito il concetto.
Accettare tutto ciò, ma anche solo avere la voglia di comprendere quello che sto dicendo in realtà sembra quasi impossibile e anche se lì per lì sembra quasi che sia impossibile perché è difficile da soli darsi una spiegazione a tutto ciò (il che non è completamente errato), la verità è che c’è una paura di fondo che non tutti vogliono guardare in faccia: accettare quello che ho detto significa prendersi la responsabilità di ogni singola cosa che ci succede; anche se in realtà siamo stati progettati per prenderci tale responsabilità, in realtà non vogliamo.

Solitamente direi di provare a seguire questo discorso, ma non voglio forzare il concetto in nessuno e so bene che per tantissimi questo discorso non avrà alcun senso e a molte persone non si accenderà nemmeno la scintilla della curiosità e del dubbio, ma so anche che ci sarà una piccola fetta di persone che penserà che forse quello che ho appena detto non è completamente fuori dal mondo, e magari vorrà iniziare a capire. 

Lo so che questa cosa del ricominciare l’ho presa un po’ da lontano, ma la premessa fatta nelle righe precedenti è fondamentale per andare avanti con quello che voglio dire in questo articolo.
Quello che noi chiamiamo “articolo” in realtà in questa rubrica così personale di pensieri, diventa quasi una pagina di diario, un modo per dare un pezzo di noi, che può essere un pensiero o un esperienza, nella speranza che possa aiutare qualcuno. È un modo per presentarci e per farci conoscere, un modo per dire “ehy ciao lettore, piacere. Questa è la mia esperienza. Può esserti utile in qualche modo?”.

È un dato di fatto: l’essere umano si evolve costantemente nei suoi pensieri, nei suoi ragionamenti, nelle sue idee e di conseguenza nelle sue azioni e non è nemmeno troppo sbagliato dire che in un minuto cambiamo completamente come persone, anche se molto spesso inconsciamente.

Conosco tante, tantissime persone che pretendono di ricominciare e si rifiutano di perdonare e lasciare andare il passato e sono molto sicura che le conosciate anche voi.
Insomma, quante volte ci sentiamo dire da qualcuno che è andato avanti? Quante volte ci sentiamo dire da qualcuno che ha chiuso con una determinata cosa? Quante volte le stesse persone che dicono questo in realtà rimangono ancorati al passato e non si riescono a staccare da tutto quello che gli è successo? Provare rancore, rabbia, tristezza, risentimento e anche solo pensare per più di cinque minuti a qualcosa del passato in realtà per quanto sembra perfettamente normale e umano, non è andare avanti.
Andare avanti è quando ti saltano in mente una persona o un evento e ti rendi conto che quelle cose non ti suscitano più nessun sentimento, andare avanti significa non chiedersi più perché certe cose sono successe.

La verità è che è estremamente comodo rimanere ancorati al passato, perché il nostro ego ha bisogno di dare la colpa a qualcuno per quello che siamo oggi e il modo migliore che abbiamo per non prenderci il rischio di ricominciare è piangere sul latte versato e fare le vittime.

Non sto cercando di fare la maestrina in nessun modo. So che sembra tutto facile e so che sembra che io sia perfetta e che faccia tutto questo senza alcuno sforzo, ma la realtà è che il mio più grande scoglio in questa vita sono proprio i legami con le persone che ho avuto e che ho nella mia vita, così come per un lunghissimo periodo lo sono stati i legami che avevo con il mio passato.
Ho capito tutte queste cose, ma capire è solo uno dei tantissimi passi da fare per stare veramente bene. Tutti inciampano e cadono nella loro vita, esattamente come i bambini quando imparano a camminare inciampano e cadono in continuazione. L'importante è non essere troppo duri con sé stessi, scendere a patti con il fatto che in quanto umani facciamo errori e che la guarigione non è lineare.
L'importante è far morire ogni giorno la persona che eravamo il giorno prima, perdonare tutto e tutti (compresi noi stessi) e ricominciare.

“Lascia che le cose si rompano, smetti di sforzarti di tenerle incollate. 
Lascia che le persone si arrabbino.
Lascia che ti critichino, la loro reazione non è un problema tuo.
Lascia che tutto crolli, e non ti preoccupare del dopo. 
Dove andrò? Che farò?
Nessuno si è mai perso per la via, nessuno è mai rimasto senza riparo.
Ciò che è destinato ad andarsene se ne andrà comunque.
Ciò che dovrà rimanere, rimarrà comunque. 
Troppo sforzo, non è mai buon segno, troppo sforzo è segno di conflitto con l’Universo.
Relazioni, lavori, case, amici e grandi amori. 
Consegna tutto alla Terra e al Cielo, annaffia quando puoi, prega e danza ma poi lascia che sbocci ciò che deve e che le foglie secche si stacchino da sole.
Quel che se ne va, lascia sempre spazio a qualcosa di nuovo: sono le leggi universali.
E non pensare mai che non ci sia più nulla di bello per te, solo che devi smettere di trattenere quel che va lasciato andare.
Solo quando il tuo viaggio sarà terminato, allora finiranno le possibilità, ma fino a quel momento, lascia che tutto crolli, lascia andare, let it be.”


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