mercoledì 2 agosto 2023

#Cinema&SerieTv: Oppenheimer - Recensione

La sfida cinematografica dell’estate sta prendendo sempre più piede. Abbiamo avuto modo di vedere Barbie qualche settimana fa e ve ne abbiamo parlato senza farvi gli spoiler. Adesso tocca a Christopher Nolan, col suo Oppenheimer, pellicola che arriva nelle sale italiane il 23 agosto.

Non crediamo che esista davvero una netta differenziazione dei due pubblici, sono due film agli antipodi in grado di parlare della nostra contemporaneità in modo totalmente diverso. Da una parte abbiamo i toni tanto surreali quanto realistici tinti di rosa, dall’altra il cupo orrore che è in grado di realizzare la nostra umanità. Entrambi validi, entrambi tangibili, entrambi emotivi. E se, dunque, da una parte abbiamo un mondo di fantasia, dall’altro troviamo la cruda realtà in un biopic che supera ogni aspettativa.

Nolan ci porta all’interno dei retroscena della vita del padre della bomba atomica, il Prometeo americano che è stato condannato moralmente per aver realizzato teoricamente uno strumento di devastazione. Il fisico Oppenheimer, capo del progetto Manhattan, non ha fatto altro che inseguire un progresso tecnologico e scientifico. Una corsa agli armamenti che successivamente è divenuta uno sfoggio di potenza bellica. Una parte oscura della nostra modernità che, però, ancora oggi governa e regola l’andamento del mondo.

Per poter far ciò, la regia si appoggia sulla straordinaria interpretazione dei suoi attori. Cillian Murphy, in particolare, è l’elemento portante di tutta la storia non solo perché ne è il protagonista, ma proprio per via della sua espressività. Viene lasciato al suo sguardo e ai primi piani stretti l’impatto emotivo di ciò che si sta storicamente svolgendo. È la sua presenza in scena a costruire il valore sentimentale di ciò che sta avvenendo e i suoi occhi color ghiaccio comunicano tutta la paura che la sua lungimiranza lo spinge a osservare. Al suo fianco, inoltre, ruotano grandi interpreti e grandi figure del mondo hollywoodiano. Siamo stati ben felici di poter cogliere la totale svestizione dai panni di Iron Man da parte di Robert Downey Jr; un attore che per lungo tempo è rimasto ancorato alla maschera che lo ha reso iconico nei blockbuster di casa Marvel che, però, iniziava a stargli stretta considerato il suo enorme talento. Un elemento che in questa narrazione diviene colonna portante.
Allo stesso tempo, anche le figure femminili trovano un ampio respiro e affascinano il pubblico con la loro presenza scenica. Non possiamo non fare un oneroso plauso a Emily Blunt, nei panni della moglie del fisico Kitty, e a Florence Pugh che sveste i panni dell’amante Jean Tatlock. Le due donne riescono a far emergere i loro rispettivi personaggi ed emergono dalla scena rappresentando i due diversi cuori di Oppenheimer. In loro, infatti, vengono incarnati i sentimenti e la fragilità del nome che è stato consegnato alla storia. Due sentimenti ben distinti e separati che, però, sono necessari per costruire la narrazione intorno alla figura principale.

Visivamente stiamo parlando di una pellicola che rappresenta tutto l’amore per il cinema di Nolan, una sorta di sintesi di tutte le tecniche apprese nel corso del tempo. Tanto che non sono stati realizzati effetti speciali per la sua realizzazione, ma tutto è stato artigianalmente costruito sul set, fattore che contribuisce alla veridicità di quanto riportato in scena. Alla potenza visiva, data anche dalle riprese della camera che si stringono in primi piani molto stretti o in variazioni di colorazione, si aggiunge anche il suono. La musica firmata da Ludwig Göransson conferisce gravità emotiva a ciò che viene trasposto. Il silenzio diventa talmente tanto assordante da essere un protagonista comprimario negli istanti più topici. Allo stesso modo il suono si fa vessillo dell’emotività del protagonista, costituendo un grande attrito rispetto alle immagini. È come se si venisse letteralmente bombardati su ogni singolo senso.

Oppenheimer è una grande opera cinematografica e riesce a creare un connubio perfetto tra storia e “giudizio”. Non si risparmia dal prendere una posizione politica o dall’esprimere la propria opinione su una delle pagine più oscure della nostra umanità, allo stesso modo la rende vissuta e vivibile sulla pelle dello spettatore. Nonostante le sue tre ore di durata, questo è un film che incolla alla poltrona e intriga.

Nessun commento:

Posta un commento