mercoledì 23 agosto 2023

#Cinema&SerieTv: Ryan Gosling nei panni dell'assassino della porta accanto

Ryan Gosling
è sicuramente l’uomo del momento. La sua interpretazione di Ken, più di tante altre, lo sta consacrando nell’Olimpo delle icone del cinema. Il suo biondo platino, la sua canzone, la crisi esistenziale del suo personaggio, tutto perfetto per un’interpretazione perfetta. Ma del resto, per chi lo conosce dagli inizi, non ci si poteva aspettare altro.

La visione di Barbie, però, ci ha spinti a ripescare un film all’interno della nostra memoria. Non sappiamo che tipo di ragionamento le nostre sinapsi abbiano fatto, ma pensare a Ryan come il good guy in crisi esistenziale ci ha spinti a pensare alla sua versione cattiva. La pellicola di cui vi parliamo oggi risale al 2002, sono passati ben vent’anni e sicuramente ci sono stati degli sviluppi sia a livello cinematografico e recitativo, ma è decisamente interessante tirarla fuori.

“Formula per un delitto”
è tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto. I protagonisti della vera storia sono Nathan Freudanthal Leopold Jr. e Richard Albert Loeb, una coppia di giovani studenti dell’Università di Chicago. I due, a causa della loro superbia, credevano di poter compiere il delitto perfetto senza esser scoperti. Decisero, dunque, nel 1924, di rapire il quattordicenne Bobby Franks e richiederne il riscatto dopo averlo ucciso. All’epoca i due avevano rispettivamente diciannove e diciotto anni, studiarono un piano nei minimi dettagli affinché non fossero identificati e catturati. Quando il 21 maggio di quell’anno misero in atto il loro piano, le cose non andarono come preventivato: prima che il riscatto venisse pagato, il cadavere di Bobby venne ritrovato da un uomo. Una volta saputo del ritrovamento, i due ragazzi distrussero la macchina da scrivere che avevano rubato per poter scrivere il biglietto del riscatto. Ma non lontano dal cadavere vennero ritrovati un paio di occhiali dalla montatura particolare, un dettaglio che era stato acquistato da sole tre persone e una di queste era Nathan Leopold. Interrogato dalla polizia, Leopold disse di aver perso gli occhiali durante una seduta di birdwatching. Contemporaneamente Leob mentì fornendo l’alibi al compagno di giochi, ma una serie di incongruenze tradì i due. Successivamente, pian piano, iniziarono ad accusarsi a vicenda rimbalzandosi la reale responsabilità dell’omicidio. Nonostante la difesa dell’avvocato Clarence Darrow, noto per la sua posizione contraria sulla pena capitale, vennero condannati all’ergastolo per l’omicidio e a novantanove anni per sequestro di persona.

Il film prende una piega differente e usa questa storia per poter raccontare altro. Il focus, infatti, non è solo sull’efferatezza del gesto, quanto più sulla psicologia dei suoi personaggi, specie quello della detective che indaga sul caso. I panni della protagonista sono vestiti da Sandra Bullock, un’agente investigativo che trasporta all’interno del caso i suoi traumi personali per poi riuscire a espiarli. Si parla di violenza domestica, della facilità con cui si possono commettere degli atti tanto cruenti e ci si concentra sugli effetti che la vittima porta sulla propria pelle. Ryan Gosling indossa i panni dello strafottente Richard Haywood, ragazzino viziato totalmente ignorato dal proprio nucleo familiare. Al suo fianco troviamo Michael Pitt, che interpreta Justin Pendleton, un liceale completamente isolato dal contesto scolastico che fatica a inserirsi. Justin disquisisce sulle logiche dell’omicidio, sottolineando quanto la violenza faccia parte dell’uomo e quanto a volte sia necessario espiantarla commettendo un atto di puro potere. Privare della vita un altro individuo, per tanto, diviene manifestazione del proprio essere e della propria identità.

I due, quindi, sono adolescenti annoiati dalla routine scolastica, totalmente isolati dai contesti affettivi tanto da decidere di agire senza alcun tipo di remore. Scelgono una donna a caso, la privano della vita, si disfanno malamente del cadavere. Nonostante il loro piano di depistaggio, lasciano comunque degli indizi vicino al corpo e ben presto vengono privati dalla loro ingenua superbia.

Le dinamiche personali della detective, dunque, si fanno motore per i suoi sospetti e la spingono ad arginare le regole per poter cercare di incastrarli. Del resto, Richard le ricorda così tanto il suo ex-marito che ha cercato di accoltellarla che le è praticamente inevitabile non volerlo consegnare alla giustizia.

Formula per un delitto ci mostra un Ryan Gosling cinico, bello e mortale. Un ragazzino annoiato che si allontana così tanto da altri ruoli da lui interpretati da dover esser necessariamente guardato.

Nessun commento:

Posta un commento