mercoledì 9 agosto 2023

#TheBeatles: Helter Skelter

Come detto nell’articolo dedicato, il White Album (1968) ha segnato una vera e propria svolta nella storia della musica internazionale e forse per via della canzone Helter Skelter che ha sancito l’inizio del genere heavy metal.
Iniziamo con una piccola curiosità sull’origine di questo capolavoro, dal significato ancora discusso. Paul McCartney – autore del brano – aveva appreso una dichiarazione di Pete Townshend (leader e chitarrista dei Who) secondo il quale il gruppo aveva appena registrato “il più assordante e sporco rock’n’roll mai concepito”.
Così il giorno dopo Paul entra negli studi di Abbey Road con una sfida: mandare in rosso il livello del volume e vedere quanto potessero essere rumorosi e aggressivi i Beatles.

Non serve fare spoiler, sappiamo chi ha vinto questa gara, e lo sa anche Pete che ha accettato umilmente – e molto probabilmente anche con una risata – la “sconfitta”.     
Come tutte le battaglie, però, anche i vincitori hanno le loro perdite, in questo caso le dita di Ringo che nelle ripetute registrazioni ha preso fin troppo alla lettera l’essere rumoroso e aggressivo. Nella traccia scelta per la pubblicazione si sente distintamente il suo urlo finale: “I got blisters on my fingers!” (trad. “Ho le vesciche sulle mie dita!”)


Ma di cosa parla il testo? Andiamo ad analizzarlo, seguendo come guida proprio le parole di Paul.

When I get to the bottom
(Quando arrivo in fondo)
I go back to the top of the slide
(ritorno all’inizio dello scivolo)
where I stop and I turn and I go for a ride
(dove mi fermo e giro e vado a fare una corsa)
'til I get to the bottom and I see you again.
(finché non arrivo in fondo e ti rivedo ancora.)

Do you, don't you want me to love you?
(Non vuoi, non vuoi che ti ami?)
I'm coming down fast, but I'm miles above you
(Sto scendendo velocemente ma sono lontano miglia da te)
tell me, tell me, tell me, come on tell me the answer
(dimmi, dimmi, dimmi, dai dimmi la risposta)
well, you may be a lover, but you ain't no dancer.
(beh, potresti essere un’amante ma non sei una ballerina.)

Now, helter-skelter.

(Ora, helter-skelter.)

Oh will you, won't you want me to make you? (Ah)
(Oh, vorresti, non vorresti che io ti facia?)
I'm coming down fast, but don't let me break you (ah)
(Sto scendendo veloce, ma non lasciare che ti rompa).

[…]

Look out!
(Attenzione!)
'Cause here she comes.
(Perché lei sta arrivando.)

Il testo è così corto e semplice che non c’è bisogno di vederlo strofa per strofa. Iniziamo con lo spiegare il significato delle due parole che non abbiamo potuto tradurre: helter skelter, appunto. Questo è un tipo di giostra (lo potete vedere in foto) che ha uno scivolo a spirale fino a terra. L’intento di Paul era proprio quello di descrivere la vita: dove in un momento sei al top e quello dopo tocchi il fondo.


Questa metafora può essere riconducibile anche alle montagne russe e alla celebre frase: “Nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte”. Tutti, infatti, diciamo di volere una vita tranquilla, ma la verità è che dopo un certo periodo faremmo sicuramente qualcosa per smuoverla, è insito nell’essere umano. La routine e il controllo uccidono tutto quello che può essere il lato creativo e divertente della vita.

È un dato di fatto, tanto che Paul ha inserito volutamente riferimenti sessuali e alle droghe (o qualsiasi tipo di dipendenza) perché fanno parte della vita e ne facevano soprattutto parte in un contesto di fine anni Sessanta. Nel testo ha sicuramente osato, tanto che una mente malata e contorta come quella di Charles Manson ha pensato che “Helter Skelter” fosse una descrizione dell’Inferno, convinto già da tempo che i quattro di Liverpool fossero la rappresentazione terrestre dei Cavalieri dell’Apocalisse. Quello che è successo dopo i numerosi ascolti non è un mistero, e il massacro di Sharon Tate è il motivo per cui lo stesso Paul ha preferito non suonarla nei suoi live per molto tempo.

“Helter Skelter” può essere anche una rappresentazione di quanto sia difficile raggiungere un proprio obiettivo, perché più corriamo per raggiungerlo, più questo sembra allontanarsi da noi. E probabilmente, proprio per il grande affanno, quando siamo a un passo dall’ottenere ciò che vogliamo, lo distruggiamo.


Un’altra curiosità sul testo arriva dall’ispirazione che ha spinto Paul a scegliere determinate immagini: lui e John Lennon erano ossessionati da “Alice nel paese delle meraviglie”, di Lewis Carroll, tanto da citarlo spesso e volentieri nei loro discorsi (i testi di John come “Strawberry Fields Forever” o “Glass Onion” possono ricordare molto lo scrittore inglese) e per “Helter Skelter” Paul ha fatto riferimento alla canzone della Falsa Tartaruga, presente nel libro.

Qualsiasi sia per voi il significato da attribuire a questo brano, non toglie che è la chiara espressione del genio musicale di Paul McCartney che ha saputo sorprendere il mondo non solo con un tipo di melodia, suono, ritmo mai sentito prima, ma si è definitivamente tolto la nomina di artista capace a fare solo ballate smielate e romantiche.

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