venerdì 22 dicembre 2023

#Cinema&SerieTv: Celebrity - Recensione

La più famosa influencer della Corea del Sud, Seo Ah-ri, inizia un livestream su Instagram. Nulla di particolare, penserete voi. Peccato che dovrebbe essere impossibile: Seo Ah-ri è morta tre mesi prima.

Chi è la ragazza identica ad Ah-ri che sta parlando ai suoi follower? È davvero in diretta? E perché sta sbandierando tutti i segreti delle sue amiche influencer e dei loro (e suoi) legami con la politica e il potere della Corea?

Queste sono le premesse della serie thriller Celebrity (셀러브리티, Selleobeuriti), disponibile su Netflix.

Prodotta dalla sudcoreana Studio Dragon direttamente per il colosso dello streaming, la serie in dodici episodi da quarantacinque minuti circa è scritta da Kim Yi-young ed è diretta da Kim Cheol-gyu, autori di opere conosciute in patria ma sostanzialmente nuovi ai nostri lidi.

La storia viene raccontata dalla rediviva Ah-ri (un’ottima Park Gyu-young, prossimamente nella seconda stagione di Squid Game) tramite flashback, con continui salti temporali tra il “presente” e il “passato” (dai tre ai sei mesi prima), reso visivamente dalla comparsa e scomparsa di due bande nere orizzontali sopra e sotto il frame (senza bande, è il presente; con le bande, è il passato); una scelta stilistica di montaggio da noi assai apprezzata.

Ah-ri racconta agli spettatori della sua diretta (e quindi anche a noi spettatori reali) come sia riuscita, attraverso vecchie conoscenze ricomparse dal nulla e colpi di fortuna più o meno sfacciata, a scalare la vetta dell’influencer sphere coreana, da semplice venditrice porta a porta a volto più conosciuto della nazione. E le invidie e i drammi che questo onore e onere comporta.

Non vogliamo spoilerare altro perché la trama si basa molto su intrighi e colpi di scena anche piuttosto articolati. Il ritmo si mantiene altissimo per quasi tutti gli episodi, merito anche di una regia agile, un montaggio ispirato (specie nelle scene in cui si mostrano a video i commenti e le interazioni che stanno avvenendo nei telefonini dei personaggi), musiche coinvolgenti e una recitazione, soprattutto per gli attori principali, di buon, se non alto, livello, adatta alla situazione e alle tematiche affrontate.

Un grosso difetto, almeno per chi scrive, è nei dialoghi dell’opera, durante i quali ricorre troppo spesso l’uso dello “spiegone” (termine tecnico, eh), cioè quei dialoghi tra personaggi che descrivono ciò che stiamo vedendo o abbiamo appena assistito: tipici della soap opera (dove non è necessario che lo spettatore guardi ma sicuramente ascolta), in prodotti come questo si sentono come un di troppo, posticci. Facciamo un esempio: in una scena viene introdotto un nuovo personaggio, la modella più famosa di Seul. La vediamo sfilare per prima a uno show di Balmain (quindi capiamo che è una modella), viene mostrato il suo profilo di Instagram con cinque milioni di follower (quindi è famosa), poi la coprotagonista dice alla protagonista (che sa già benissimo chi è) “lei è la modella più famosa della Corea, ha cinque milioni di follower”. Dialoghi come questo, ridondanti, sono continui nell’opera.

A parte questo, e un paio di cali di ritmo fisiologici negli episodi finali, l’opera si mostra solida e divertente, ti invoglia a continuare a guardarla e apre un interessante spaccato su una cultura molto lontana dalla nostra ma anche inaspettatamente molto vicina. Consigliato per un weekend tranquillo spaparanzati sul divano.

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