martedì 16 aprile 2024

#Libri: L'Unità

Come può diventare un libro un classico? Ma soprattutto, ci si accorge che lo diventerà nel momento in cui è uscito? Queste sono le domande che ci siamo fatti quando da bambini abbiamo affrontato le prime letture dei grandi classici.

Alla prima la risposta è arrivata presto grazie alla nostra maestra: “Un libro diventa un classico quando continua a essere letto anche molte generazioni dopo”.

Alla seconda abbiamo dato risposta dopo aver letto “L’Unità” di Ninni Holmqvist, uscito il 9 aprile 2024 per la Fazi Editore: “Si ha un sentore, sì. Se lo leggi e sai che sta parlando della società attuale, pur non facendolo direttamente”.

Quindi è il caso che vi prepariate a scoprire il prossimo classico del Duemila e di tornare su questo articolo una volta completata la lettura, perché questa volta, dopo la trama, ci saranno degli spoiler.

Stiamo in una realtà distopica, dove la società si divide in utili e dispensabili. I primi sono le persone che hanno figli, i secondi quelli che – per qualsiasi motivo – non sono riusciti ad averne.
Dorrit, scrittrice cinquantenne single, fa parte dei secondi ed è così che viene portata all’Unità: una vera e propria comunità con strutture all’avanguardia situato non si sa dove. Qui tutto è a portata di mano e completamente gratuito: ristoranti stellati, bar, cinema, teatri, palestre piscine, saune… gli altri residenti – tutte donne over cinquanta e uomini over sessanta – non devono più pensare ai pagamenti, all’essere trattati come emarginati solo perché non sono riusciti a procreare e scoprono il loro vero io.
Almeno, fino a quando possono, perché continuano ad avere un posto nella società: sono, infatti, a disposizione degli Utili con trapianti di organi, esperimenti psico-fisici e tester di farmaci.
Se nel mondo fuori la libertà è vincolata dal numero di eredi messi al mondo, all’interno dell’Unità è barattata con il nostro corpo e la nostra mente.

Ma è davvero così lontano dalla realtà?


Cercheremo di non fare troppi spoiler, ma per avere la sicurezza di evitarli è meglio finirla qui con la lettura.


Da che apriamo gli occhi al mattino, noi di 4Muses ci ricordiamo che se qualcosa ci è gratis, è solo perché siamo noi quel prodotto. Apriamo i nostri social e ci ricordiamo quanto detto su “The Social Dilemma”, vediamo la situazione attuale del mondo, e subito li richiudiamo con un senso di nausea e smarrimento.

Siamo ben consapevoli che viviamo in una società soggiogata dal trend del momento dove chi non segue, non sa e prova a denunciare quanto un semplice video possa essere dannoso, viene visto come il pazzo, il folle. Il lavaggio mentale è avviato da decenni e fortunatamente ci sono degli esclusi, quelli che ragionano con la propria testa: intellettuali e artisti. Momento polemica: quelli veri, però.

Non è un caso, infatti, che nell’Unità pensata da Holmqvist i residenti siano per lo più artisti che possono finalmente esprimere se stessi. Qui continuano a dipingere, scrivere, mettere su opere teatrali, come se non fossero così distanti dalla realtà e si sentono finalmente parte di qualcosa, di un’unità, appunto. Riacquistano il loro valore, la libertà di poter agire senza pensare al domani perché quello non è più certo: un intervento può andare male, un farmaco può dare effetti collaterali disastrosi, alcuni esperimenti possono portare alla pazzia… che senso ha, quindi, preoccuparsi di farsi vedere in un modo?

La vita scorre, ogni mese vanno via i vecchi residenti e ne entrano di nuovi, ma dopo qualche anno Dorrit nota che sono sempre meno i nuovi e difatti le notizie dall’esterno non sono delle migliori: per evitare di entrare nell’Unità, si fanno figli già a sedici, diciassette anni. Sono aumentati i rapimenti di bambini, le donne che portano avanti le gravidanze anche se il loro corpo è debilitato, rischiando di peggiorare la situazione o di morire.

Ma se la scelta è tra arrivare a cinquant’anni senza figli e single, con la possibilità di viverne almeno qualche giorno vivendo davvero, perché costringersi a una gravidanza? La risposta è sempre la stessa: manipolazione mentale.

È la stessa che ha portato gli uomini a offrirsi volontari durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale; la stessa che ha portato i giovani americani a morire in Vietnam, quella che sta portando gli Israeliani a sganciare bombe sulla Palestina, quella che ci ha imposto un vaccino per potere andare al cinema, al teatro, nei ristoranti e di fare la guerra al vicino quando andava a correre in spiaggia.

Dorrit arriva a un certo punto – non sveliamo troppo perché ok gli spoiler, ma con dei limiti – ad avere la possibilità di evadere e vivere normalmente, ma tutto quello che fa è passare una sola ora all’esterno, per poi tornare.

Allora ci è tornato subito in mente come funziona la società delle api: le femmine nutrono e assistono i maschi in tutto e per tutto. Li imboccano, li danno il cibo, non fanno fare loro neanche il minimo. Così, quando la Regina decide di accoppiarsi per poi uccidere i maschi, quelli che captano il pericolo scappano ma non riescono a sopravvivere all’esterno perché non sono capaci a fare nulla, muoiono comunque ma di stenti.

Che differenza c’è con la nostra società?

Basta, infatti, evadere un minimo dal pensiero comune per essere etichettati come i pazzi visionari, quelli che non ha senso stare a sentire, i complottisti, gli esagerati… Basta, per una donna, dire che non si vogliono figli per essere vista male. Basta dire che si vuole lavorare facendo arte per far storcere il naso, basta portare i capelli viola a più di vent’anni per essere guardati con compassione.


Tutto ciò che non è pensiero omologato, prestampato, imposto da qualcuno deve essere messo a tacere e il modo migliore per farlo è emarginando la persona, proprio come succede a scuola quando i bulli captano in qualcuno di estremamente sensibile le capacità da leader: allora va fatto in modo che abbia paura, così non parlerà, non si esprimerà, non prenderà mai il volo.

Ed ecco che la donna diventa un mezzo per fare figli e darli al mondo, perché ogni essere umano è solo un profitto, una forza lavoro, una pedina da controllare e manipolare a favor di aumento delle ricchezze altrui.

Ci crediamo liberi perché abbiamo tutto a portata di mano, ma se avessimo tutto a portata di mano per non sentire il bisogno di cercare la chiave e aprire la cella che ci contiene?

“L’Unità” è quindi un romanzo di cui ancora si parlerà nel 2050 perché, semmai sopravvivremo al disastro ambientale o a una terza guerra mondiale, ci rivedremo la società di oggi.

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