venerdì 19 aprile 2024

#Racconti: L'inganno del Ragno

Attenzione
: questo racconto può contenere immagini violente anche se del tutto metaforiche.


C’era una volta, nel regno della magia, un regno tranquillo e per lo più sereno.

Il regno era governato dal Re del fuoco con il suo cuore di fiamme e lava; si diceva che ogni sua decisione venisse presa con l’ardore di un vulcano in eruzione. E più del suo regno avrebbe protetto la sua Regina e i suoi figli che amava con il calore di un camino accesso durante l’inverno.
La Regina era candida e pura come la neve, le sue mani erano di seta create per accarezzare i suoi bambini con la sola delicatezza che può avere una madre. 
Nel bel mezzo del suo petto c’era un enorme cuscino di piuma d’oca per accogliere e avvolgere i suoi principini e il suo Re.
 
Il Re, purtroppo un giorno persa una battaglia e il suo fuoco di rabbia fu così potente che divampò in tutta la corte colpendo la Regina che riuscì a scappare solamente con la principessina e si rifugiò nel regno del padre.
 
Il Principe crebbe bello e alto, le sue mani erano gentili come quelle della madre ma il suo cuore di fuoco aveva imparato a infiammarsi solo per l’amore della Principessa delle fate, sua futura sposa.

La Principessa crebbe amata e nonostante la distanza che li separava rimase unita più che mai al fratello.

Tutti nel regno sapevano che il suo cuore era agitato dalle fiamme come quelle del padre ma ella era troppo buona e tranquilla che riusciva a domarlo con il solo respiro. Possedeva anche lei quella calda e morbida rientranza come la Regina per tenere al sicuro chi avrebbe deciso di amare.

La Principessa non aveva mai notato le attenzioni di nessuno prima d’ora ma un giorno di sole, mentre la Principessa non pensava ad altro se alla bella giornata, un grosso ragno nero con le sue lunghe zampe si infilò nel cortile e prese sembianza umana.

Osservò a lungo la Principessa, la scrutò e poi riuscì a guardarle attraverso gli occhi e trovò il suo cuore. Un grandissimo cristallo protetto dalle fiamme del Re. 

Lo voleva, doveva essere suo.

Il Ragno si presentò alla Principessa che sembrò dapprima spaventata, ma poi emozionata e incantata e la tela cominciò a tessersi attorno a lei indissolubilmente.

Le raccontò dei suoi viaggi e delle sue avventure, di ciò che il mondo aveva da offrire e che un giardino non avrebbe mai potuto dare. E quando si fece sera si congedò dalla Principessa lasciandola piena di domande.
Quanto le sarebbe piaciuto partire col Signor Ragno e vivere le sue avventure.
Non mangiò nulla quella sera e subito si coricò. 

Nel caldo del suo letto aprì il suo petto e controllò che il suo cuore fosse in funzione. Tutto era a posto.

Ma il Signor Ragno era un ingannatore, si era già insinuato nelle intercapedini delle finestre e come un sogno si infilò nel letto della Principessa. 

La cullò, la coccolò e le raccontò di altre avventure e nel sogno che stava tessendo riuscì a farla ridere.
Ripeterono i loro incontri segreti più volte e lui non le chiedeva mai ciò che lei non poteva darle, la rispettava. 

Ma una delle ultime volte il Signor Ragno chiese alla Principessa di fargli vedere il suo cuore, ella si infuriò e lo cacciò dalla sua vita.

La Principessa non capì questa reazione violenta e pensò a come rimediare con il Signor Ragno che dormiva nel suo morbido petto che aveva sempre preservato per chi avrebbe amato.

Lo incontrò che girava e annusava i fiori nel giardino personale della Principessa e gli chiese scusa, si scusò dicendo che quando sarebbe stata pronta glielo avrebbe mostrato. Lo baciò e scappò nelle sue stanze perché un calore aveva iniziato a diffondersi dai piedi, alle gambe, alle cosce, alla pancia, alla testa e al cuore.

Urlò di dolore.

La Regina e i servitori accorsero, aprirono il suo petto e videro che il suo cuore di cristallo era diventato un incandescente rubino rosso.
rimase chiusa nella sua stanza per giorni e ogni amica la visitava ma lei non voleva parlare del dolore che quel rubino provocava.
Nell’ombra il Signor Ragno attendeva pazientemente e quando una notte la Principessa aprì la finestra per prendere un po’ d’aria, lui entrò.

Calmo, cordiale come sempre, si informò sulla sua salute e lei con un sorriso enorme sul viso, prese la chiave dello scrigno del suo cuore e gli mostrò quel rubino lucente che ancora bruciava.

Le dita lunghe del Ragno non resisterono e si allungarono ad afferrarlo ma il petto si chiuse e con uno sguardo crudele che mai aveva rivolto alla Principessa uscì dalla stanza.

La Regina si era accorta di strane impronte nere nel giardino, nel letto della Principessa, sui suoi vestiti e riconobbe l’odore del più ingannevole dei mostri. 

Decise che la Principessa avrebbe passato un breve periodo con due dolci e potenti creature magiche fuori dal regno, l’avrebbero protetta e consigliata.

La Regina si diresse nel regno del Re del fuoco e dal suo Principe e spiegò loro la situazione pericolosa in cui la Principessa poteva incappare.

Il Re propose subito una guerra contro il Ragno ma il Principe, più calmo del padre, volle parlare con la sorella come quando erano piccoli e potevano parlare di tutto. La guerra sarebbe stata accantonata per il momento.

La Principessa ritornò e al suo ritorno trovò al castello tutta la sua famiglia insieme, per la prima volta dopo anni, la abbracciarono stretta. Un caldo fuoco li avvolse per minuti interi. 

Quel calore il Signor Ragno non gliel’aveva mai dato, lui prendeva e basta. 

Fu felice tra quelle fiamme tiepide e d’amore.

Ma la sua felicità durò un attimo.

Il Signor Ragno era nell’ombra, attendeva che ogni luce del castello si spegnesse, strisciò lungo i muri e attese che la Principessa e il suo rubino scintillante si avvolgesse nelle sue calde coperte.

Le fu sopra con tutte e otto le sue zampe nere e sporche come solo ora mostrò. A nulla valsero le urla di dolore e terrore, a nulla servì il provare a ricordare al Ragno dell’amore provato. 

Una zampa sventrò il petto, il rubino era lì.

Il Signor Ragno guardò negli occhi la Principessa e le dedicò un ultimo sorriso e le strappò il cuore. 

Andò via lasciandola nel letto, senza un cuore per poter amare.

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