martedì 13 aprile 2021

#Marvel: Wandavision e il lettore perfetto

Qui su 4Muses non siamo solite trattare di fumetti e supereroi, ma se ci va di farlo lo facciamo secondo le nostre regole. Ecco perché oggi vi vogliamo proporre un modo nuovo per poter leggere la serie tv evento, disponibile in streaming e andata in onda negli ultimi due mesi su Disney+.

Il sodalizio Marvel e Disney, infatti, non può che essere più proficuo grazie all’inserimento di serie tv che, in questo 2021, stanno aprendo le varie possibilità sul nuovo modo di poter narrare. La serialità è il futuro, non prendiamoci in giro, anche perché il Covid è stato in grado di accelerare qualcosa che sembrava essere stato già scritto.
Wandavision, così, si incastra in un momento ben preciso: quello dei rinnovi degli abbonamenti annuali e la nascita di una nuova fase in qualcosa di già consolidato e fidelizzato. I fan della Marvel sono un target che si autoprofila e seleziona i propri contenuti perché affezionato a quel tipo di prodotto. È un lettore che Eco avrebbe definito "perfetto" perché riesce a completare, grazie alle nozioni che possiede, ciò che gli viene mostrato. Questo permette ai creatori di una serie di giocare con le conoscenze del suo pubblico, così da creare una sovrastruttura narrativa che riesce a fare due cose quanto mai fondamentali: emozionare e far parlare di sé. Che, se vogliamo dirla tutta, sono i principali scopi che un’azienda cerca di perseguire per la vendibilità del proprio prodotto.

Wandavision è il perfetto mix di una consolidata formula che, al contrario di quanto sta provando a fare la Warner, Disney sa sfruttare a pieno.
Ma al di là delle lezioncine di marketing, cosa resta di una serie?
Cosa fa in modo che questa possa essere spendibile nel tempo tanto da poter creare una vera e propria filiazione?

Partendo dalla settimanalizzazione del prodotto e quindi dalla scelta di mandare in onda una puntata a settimana, ci si rende immediatamente conto di come si sia avviato un tentativo di fidelizzare lo spettatore, così che ogni singola puntata potesse essere teorizzata e spesa in attesa della prossima. Si è parlato di Wandavision per tutto il mese, se ne continua a parlare, e ciò lo si deve al ritorno di fiamma con un’abitudine che ormai sembra essere superata e antica. Del resto Netflix ci ha sempre più abituati ad avere tutto e subito, ad avere la pappa pronta, a consumarla senza neanche aspettare che si potesse raffreddare, ma ve ne abbiamo già parlato in un altro articolo.

Spalmando nell’arco delle settimane le varie puntate si è innescato proprio il meccanismo del lettore perfetto. Lo spettatore, infatti, è stato spinto a trovare le risposte a quelle domande che per curiosità sorgevano senza alcun tipo di controllo. Bastava la semplice fruizione di una puntata per poter innescare il necessario bisogno di colmare il “non detto” cogliendo e prendendo spunti da ciò che doveva fare da base alla storia: i fumetti e gli altri film. C’è chi ha comprato le nuove uscite panini, così da poterne sapere di più per poterne parlare con l’amico di banco; c’è chi ha vagliato ogni singola possibile ipotesi sciroppandosi ogni singolo video recensione e assorbendo tutto come una spugna cercando di tirar fuori le proprie teorie.

Ma tutto ciò, giunti alla fine, si è un po’ rivoltato contro la stessa produzione.
La continua richiesta che è stata fatta allo spettatore ha inevitabilmente alzato l’asticella delle aspettative, finendo col deludere i più accaniti nel momento in cui si ci è trovati davanti a un finale di stagione che, diciamocela tutta, ha premuto troppo in fretta il piede sull’acceleratore. Comprensibile, considerato che questa serie tv doveva fare solo da preambolo a ciò che accadrà successivamente nell’MCU. Un finale aperto era più che sospettabile, si doveva chiudere quello che era il mondo che ha fatto evolvere il personaggio di Wanda, ma anche in questo caso non possiamo non affermare che qualcosa di più sarebbe dovuto essere fatto.

Al di là dei limiti del suo finale, Wandavision riesce a essere un piccolo capolavoro. La cura per i dettagli (non quelli sperati dai fan) è di certo da apprezzare, il making off della serie costituisce un vero e proprio documentario attrattivo per gli amanti della parte dietro le quinte della serie. Anche perché stiamo parlando di un prodotto che riesce a portare in scena persino la storia del prodotto televisivo, raccontando i modi con cui le famiglie e la loro rappresentazione si è evoluta nel corso del tempo. Siamo partiti da “Vita da Strega” per arrivare a “Modern Family” attraversando, ogni singola fase, insieme alle varie fasi di elaborazione del lutto. Insieme a esse cambiano anche quelli che sono i costumi e gli usi mostrati in scena, portando nella storia anche gli spaccati di vita appartenenti a decenni diversi. Anche il linguaggio usato viene modulato nel corso delle varie puntate, così come le risate fuori campo e ciò che realmente avviene in scena. E se a tutto questo mix uniamo anche la bellezza delle canzoni e delle varie sigle che sono state pensate, si capisce bene che siamo davanti a un piccolo capolavoro che ha saputo fare bene il suo lavoro.

Wandavision ha dato al suo pubblico ciò che voleva, pur mantenendo il ferreo pugno della produzione. Non avendo il tempo di cedere alle logiche del fanservice, ma al contrario ingannando e giocando con la conoscenza che il lettore perfetto ha attivato puntata dopo puntata.

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