mercoledì 28 luglio 2021

#Cinema&SerieTv: Coraline e la porta magica - Recensione

Se si scava un po’ più a fondo nella lista dei cartoni animati più famosi al mondo, in realtà non è così difficile trovare in essi un lato oscuro o inquietante.
Basti pensare, d’altronde, a tutti i cartoni animati Disney tratti dalle fiabe dei Fratelli Grimm (conosciuti per aver dato quasi sempre un risvolto pressoché tragico alle loro storie): Biancaneve e i Sette Nani, Cenerentola, la Bella Addormentata

Anche questo film, come è successo spesso in passato per le già sopracitate opere, è ispirato a un racconto: Coraline, pubblicato nel 2002 per Harper Collins, scritto da Neil Gaiman e illustrato da David McKean.
L'adattamento cinematografico arriva nel 2009, prodotto da DreamWorks e Laika Entertainment e diretto da Henry Selick; è stato inoltre candidato come miglior film d'animazione agli Oscar 2010, ma perde contro "Up", prodotto dallo studio Pixar e dalla Disney, diretto da Pete Docter e Bob Peterson.
"Tu probabilmente pensi che questo mondo sia un sogno che si realizza, ma ti sbagli"

Coraline Jones è una ragazzina che, con i suoi assenti e perennemente impegnati genitori, si è appena trasferita nella Pink Palace, casa sperduta posta tra le colline.
Qui si ritrova a fare delle strambe conoscenze: Wybie e il suo gatto, Mrs. April Spink e Mrs. Miriam Forcible e il signor Bobinsky, un addestratore di topi; se queste sono le premesse, potrete immaginare che Coraline è ben lontana dall'essere soddisfatta della sua vita.
Nel ricercare attenzioni dalla sua famiglia, un giorno suo padre le dà un'idea: contare tutte le porte e le finestre della casa per passare il tempo, e proprio in questa occasione Coraline troverà una porticina minuscola chiusa a chiave, che scoprirà solo successivamente essere murata.
Solo poco dopo scopriremo la vera natura di quella porta che, come accenna il titolo del film, è magica e conduce a un mondo parallelo praticamente identico a quello che lei è abituata a vivere, ma in cui tutti i sogni di Coraline sembrano avverarsi: i suoi genitori le danno tutte le attenzioni che si merita, il logorroico e fastidioso Wybie non parla più, gli strambi Mrs. April Spink, Mrs. Miriam Forcible e il signor Bobinsky non sembrano poi così pazzi.
Coraline è felice di questo mondo in cui torna ogni sera e che usa come palliativo per il suo malessere ma non sa che, come le dice il gatto di Wybie (l'unico personaggio che riesce tranquillamente ad andare da una dimensione all'altra senza problemi), quel mondo non è altro che pura illusione.
La struttura narrativa è quella tipica della favola ed effettivamente questo film è indirizzato a un target di bambini, ma badate bene, perché è in realtà è ben lontano dall'essere adatto a un pubblico infantile; le ambientazioni sono estremamente cupe e inquietanti, e ogni personaggio - anche quello che sembra essere più allegro - in realtà ha un'aura oscura che lo circonda.
Provate a parlare anche con chi "Coraline" l'ha visto in giovane età, e la risposta sarà solo "mi ha traumatizzato troppo, non lo vedrò mai più".

Quando per forza di cose quel mondo che la protagonista credeva perfetto crollerà e il marcio inizierà pian piano a uscir fuori, si svelerà anche la morale principale di quest'opera, tanto semplice quanto difficile da accettare: se non si sta bene nel proprio ambiente le cose vanno cambiate dall'interno, è solo inutile e deleterio andare a cercare delle condizioni di benessere all'esterno.
Arrabbiarsi perché ci vengono dette determinate cose, prendersela per delle situazioni che siamo apparentemente costretti a subire, piangere per una qualsivoglia ingiustizia e vittimizzarsi per tutto ciò che la vita ci ripiega, è più o meno quel che faceva Coraline e quel che tende a fare l'essere umano, anche se inutilmente.
Noi di 4Muses anche se giovani, nella vita ne abbiamo viste fin troppe già da piccole. Anche noi abbiamo odiato la vita e, stanche e vittime degli eventi, l'abbiamo bistrattata perché troppo.

Quel che vogliamo sempre far capire con i nostri articoli, è che anche se si è completamente soli, anche con mille mila ferite, anche con la storia più traumatizzante e una famiglia che non è il massimo, c'è sempre un modo per risolvere.
È difficilissimo, doloroso e vi sembrerà che in realtà sia la vostra rovina, ma un modo per guarire c'è: basta guardare la cosa che vi fa star male, sorridere e, banalmente, ringraziarla.
Ringraziando farete quel primo passo verso quello che in tantissimi sembrano ripudiare con tutto il loro essere: farete un passo verso l'accettazione.
Perché ripudiamo così tanto l'accettazione? Semplice, perché accettare è sinonimo di guarire, e siamo ancora tutti convinti del fatto che la guarigione sia un veleno peggiore della sofferenza.

"Ti serve tutto. Ci sono cose che tu dici: ma quello perché mi è successo? Non l'hai ancora sfruttato bene. [...] Il più trsite che sta qui, il più sgonfio, il più scoraggiato che sta qua dentro, sappia che non sta credendo alla verità "
- Don Fabio Rosini

Coraline alla fine della fiera si guarda dentro e, come abbiamo già detto, comprende che se vuole cambiare il suo esterno deve cambiare qualcosa del suo interno, e invece noi fatichiamo a farlo o non lo facciamo proprio.
Sul perché di ciò, ce la raccontiamo come non mai nonostante alla fine sappiamo benissimo la verità qual è: abbiamo paura di assumerci le responsabilità, perché se ci prendessimo le nostre responsabilità non potremmo più addossare alcuna colpa alle persone e alle situazioni che ci gravitano attorno.

"È inutile cercare nel mondo quello che non riesci a trovare dentro di te"
- Fedez in "Quello che ho" dall'album "Il mio primo disco da venduto", 2011.




Nessun commento:

Posta un commento