martedì 20 luglio 2021

#Metafisica: Silenzio Bruno!

Come avrete notato, noi di 4Muses amiamo andare oltre ciò che appare, cercando il senso più profondo di ogni opera artistica. Che l’arte sia più di quanto vediamo è cosa nota a tutti, così come è abbastanza lampante il ruolo che l’esoterismo ha avuto in ogni opera Disney.

Anche se unita alla Pixar, ciò non toglie quanto ci sia di metafisico anche nell’ultimo film d’animazione, "Luca", uscito poche settimana fa su Disney+. Ve ne abbiamo già parlato nella recensione, ma oggi approfondiremo il suo significato esoterico. 

Quando abbiamo visto il film ci siamo entusiasmate all’istante, per il senso più profondo, e soprattutto per la frase: “Silenzio Bruno!”. Ora, è bene spiegare ai bambini che buttarsi dalla torre più alta fa veramente male, nonostante si cerchi di smorzare la propria vocina interiore. 

Ma eccoci, tutte e quattro emozionate, a parlare di metafore. “Silenzio Ego!”. Luca e Alberto si buttano da una torre, si mettono in sella a una Vespa di legno costruita da loro senza competenza alcuna, ma in tutto ciò finiscono sempre in mare.

Sappiamo bene che il mare è simbolo dell’inconscio. Analizziamo quindi il tutto: quando viviamo in superficie, nelle identificazioni dell’apparenza, arriva a un certo punto (“Nel mezzo del cammin di nostra vita”) un momento in cui vogliamo fare di più. Un momento in cui vogliamo dare un profondo significato alla nostra vita, per ritrovarne la vera essenza. Ma non possiamo scoprire il tesoro nascosto nella profondità se non ci addentriamo negli abissi della nostra psiche. Il significato del salto verso il mare è proprio questo.

Ed è ovvio che faccia veramente paura. Abbiamo paura di scoprire chi siamo, temiamo di liberare la belva rinchiusa nella nostra prigione. Un po’ come nel mito di Chirone, siamo feriti ma pur sapendo di esserlo, per noi è come se non esistesse la cura.

C’è sempre quella vocina (Ego, Satana, Diavoletto, Mostriciattolo, Bruno, chiamatela come volete) che ci limita. “Mi farò male”, “Non ce la posso fare”, “Così non si fa”. Ogni volta che Bruno si affaccia nella nostra mente, bisogna chiudere gli occhi, respirare, rispondere: “Silenzio Bruno” e fare ciò che si vuole fare.

Cosa ne sarebbe stato di Luca se avesse dato retta a Bruno? Non sarebbe mai andato in superficie, non si sarebbe messo in gioco nel triathlon, non avrebbe scoperto l’esistenza dell’Universo e non avrebbe spinto i genitori a fidarsi di lui. Genitori che se inizialmente temevano la superficie, alla fine accettano la volontà di Luca di iscriversi a scuola. Come spesso accade nelle fiabe, i genitori rappresentano le nostre errate identificazioni, coloro che ci trasmettono i timori e i limiti. Ascoltarli va bene, fa parte della nostra educazione e vanno rispettati, ma la loro vita non è la nostra. Le loro paure non ci appartengono. Le loro aspettative su di noi sono problemi che non ci riguardano.

Senza il Silenzio di Bruno, Luca avrebbe continuato a vivere la vita imposta dai suoi genitori, perché “Io ti conosco, Luca, e so cosa è bene per te”. Ma una protezione basata sulle proprie convinzioni, non è amore. Amore è lasciare liberi, e i genitori lo scoprono quando vedono in Luca una persona in grado non solo di vivere in mare, ma anche in superficie sognando il cielo.  

“Come in cielo, così in terra”

Il nostro cervello ha bisogno di associare il nuovo con ciò che già conosce, ecco perché da quando ha scoperto della sua esistenza, Luca osserva le stelle e le reputa come pesciolini. Quando Giulia gli spiega cosa sono, cosa c’è al di fuori del pianeta Terra, Luca si emoziona a tal punto che vuole studiare sempre di più.

Pensiamo all’Universo che ci si spalanca ogni volta che lasciamo la nostra comfort zone. Noi vediamo questa zona sicura come una casa con giardino: quando poi siamo pronti a varcare il cancello e a camminare lungo il marciapiede, non solo scopriamo l’intero quartiere, ma notiamo che si può anche uscire. Che siamo parte di un Municipio, che a sua volta è parte di una città, che è parte di una regione, di uno stato, di un continente, di un pianeta, di una galassia… e così via.

Mentre si allenano per la gara del triathlon, Luca e Alberto non nuotano (anche perché la gente avrebbe scoperto il loro segreto) ma il primo impara ad andare in bicicletta, il secondo a mangiare la pasta con la forchetta. Sono i limiti che superano, sono le abilità che non pensavano di avere e che acquisiscono con impegno e dedizione. Alla fine, però, Luca fa tutto. Perché? Perché è quando siamo completi che vinciamo sul serio. È quando integriamo il vecchio con il nuovo che cresciamo nella nostra vera natura.

Mostriamo noi stessi al mondo, consapevoli che ci sarà chi ci accetterà e chi ci ostacolerà. Ma cosa importa dei secondi? Se il nostro Bruno deve fare silenzio e quindi non è importante, come può il Bruno degli altri avere valore? Luca ci insegna a superare i nostri limiti, a non dare retta ai Bruno dell’umanità, a lasciare la nostra sicurezza interiore mettendo in discussione tutto, a liberarci aprendo il cancello della comfort zone per puntare alle stelle.

Nessun commento:

Posta un commento