lunedì 19 luglio 2021

#Disney: Luca - Recensione

Anche se i cinema hanno riaperto, la Disney ha optato per una scelta di marketing non da poco, mettendo disponibile sulla sua piattaforma il nuovo film d’animazione della Pixar per tutti gli abbonati, “Luca”. La pellicola, che ha come regista Enrico Casarosa è ambientata in Italia e racconta la storia di due amici: Luca Paguro e Alberto Scorfano, giovani mostri marini, che abbandonano la loro vita in mare per provare a stare con gli umani, con il sogno della libertà nelle loro tasche. Si tratta di un prodotto fondato sul concetto di amicizia che porta i protagonisti verso un percorso di maturazione che li spingerà a essere gli adulti del domani, a raggiungere i loro sogni zittendo la parte di ego che non fa che ripetere il famoso “non ce la puoi fare”. Alberto, che è il mostro marino più espansivo, insegna una frase a Luca: “Silenzio, Bruno!” così da combattere le sue insicurezze. 
Ci troviamo a Portorosso, una immaginaria cittadina costiera delle Cinque Terre liguri. Sotto il pelo dell’acqua, Luca è un mostro marino adolescente che fa il pastorello di pesciolini. Appena si avvicina una barca in superficie, i suoi genitori gli hanno insegnato a nascondersi ed è quello che fa ogni volta, fino a che non incontra Alberto, un ragazzo come lui ma con molta più fiducia per il mondo fuori dall’acqua. Superato il disagio iniziale, Luca emerge e impara a camminare sulla terra ferma grazie all’aiuto del suo nuovo amico. I due, insieme, coltivano il sogno della libertà che assume la forma di una Vespa. Sono giovani, quindi tentano in tutti i modi di costruirla con quello che Alberto raccoglie dal mare, ma si scontrano con la dura realtà dei fatti: ne serve una vera. Intanto Luca tiene per sé il segreto delle sue scampagnate fuori dall’acqua, ma i genitori finiscono per scoprirlo e decidono di spedirlo negli abissi con lo zio. Ovviamente ottengono solo l’effetto di spingere ancora di più il ragazzo verso il suo amico Alberto, che vive da solo su di un isolotto, aspettando il ritorno del padre. Fuggono insieme e decidono quindi di raggiungere Portorosso dove gli umani vivono per chiedere una Vespa. Loro sono diversi, ingenui, impacciati, e vengono immediatamente presi di mira dal bullo della cittadina, Ercole. È grazie a lui, però, che i due scoprono che c’è un modo per vincere il mezzo dei loro sogni. Mentre vengono sbeffeggiati, ecco che entra in scena Giulia, una ragazza della loro età che da anni prova a sfidare Ercole senza successo nella Portorosso Cup, una gara di triathlon. I tre quindi si alleano per vincere la Vespa dividendosi le sfide: Giulia farà la gara di nuoto, Alberto quella di mangiare pasta e Luca quella di bicicletta. Il problema evidente è che loro non sanno né mangiare con le forchette, né tantomeno andare su due ruote. Tocca quindi alla giovane insegnare loro il tutto e comincia dando anche loro un posto dove stare: nei mesi estivi, infatti, lei passa le vacanze con il padre a Portorosso, mentre il resto dell’anno a Genova con la madre. L’uomo è molto burbero, ha l’aspetto cattivo, ma si rivela davvero di buon cuore, prendendo subito in simpatia Alberto. Luca, invece, stringe un forte legame con Giulia, il che non può che far nascere la gelosia dell’amico.
Non vi spoileriamo oltre il cartone, ma cerchiamo comunque di mettere in luce i temi che hanno reso questo film d’animazione un piccolo capolavoro. 

Se vogliamo vederla da un certo punto di vista, “Luca” sembra riprendere i tratti del cartone animato della Sirenetta, con la voglia di conoscere di più sul mondo degli umani, raccogliendo i “tesori” che gli stessi abbandonano – e da un certo punto di vista si potrebbe individuare anche un tema ecologista – fino ad arrivare a vivere completamente con loro. Ariel abbandona una parte di sé, la sua voce, per il nuovo, ma che ha tutto l’aspetto di una gabbia dorata, mentre i due ragazzi decidono di lasciarsi il passato alle spalle, animati dal senso di libertà e a una crescita anche spirituale. I mostri perdono le loro fattezze e diventano umani una volta asciutti. L’acqua purifica e inizialmente viene vista come un problema, ma alla fine la cosa più importante è crescere e capire chi siamo veramente, che il mondo intero non potrà mai accettarci, ma gli amici sanno guardare oltre alle differenze. Luca e Alberto prenderanno scelte importanti per la loro vita, mostrando come l’uno ha aiutato a crescere l’altro, in uno scambio fatto in un periodo in cui bastava mangiare un gelato insieme per essere felici. Il popolo di Portorosso sembra non accettare il diverso, tanto che molti simbolo presenti in città richiamano allo sterminio dei mostri marini, ma il cuore puro dei ragazzi scioglierà anche quelli più duri. 
 
Luca ci spinge a ricordare l’infanzia con quel tono un po’ nostalgico, in cui l’innocenza viene contrapposta all’arroganza dei cattivi. La magia di quando eravamo bambini si traduce nel film nel trovare la gioia nelle piccole cose, che sia pure passare la notte a guardare le stelle e a immaginarle come pesciolini. 
 
Malgrado sia un film ambientato tra gli anni ’50 e '60, la rappresentazione dell’Italia è sempre un po’ “antiquata”, perché okay che c’era il mito della Vespa, ma siamo anche andati avanti con tutto il resto. Portorosso sembra il classico paesino di pescatori fuori dal tempo, fatto di semplicità e di bambini che corrono felici, scorrazzando a bordo delle loro biciclette, ma almeno per una volta il Bel Paese non è rappresentato come contadini che passano il tempo a oziare. 
 
Una chicca che abbiamo particolarmente apprezzato è stata l’introduzione delle canzoni “classiche” italiane, come “Il gatto e la volpe” di Bennato, “Andavo a cento all’ora” e “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” di Morandi.
 
C’è chi nel film ha visto il “non accettarsi” di Luca e Alberto, il loro essere diversi agli occhi dei più come un richiamo alle problematiche LGBQT+, ma il regista Casarosa ha affermato che tra i due protagonisti non vi è più che un amore platonico, nient’altro che l’amicizia a legarli.
E voi avete visto “Luca”?

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