mercoledì 22 settembre 2021

#Anime: Piccoli problemi di cuore

Calma, lo sappiamo. “Non si chiama ‘Piccoli problemi di cuore’, ma ‘Marmalade Boy’”. Sì. Respirate. Abbiamo il manga in casa, assieme all’album di figurine Panini uscito a fine anni Novanta. Non solo ne siamo fan, ma vogliamo dirvi che lo abbiamo visto in prima visione, tranne Silvia e Aida, che non erano neanche nate. Sappiamo tutto di questo anime, tratto dal manga (1992-1995) di Wataru Yoshizumi.

Perché abbiamo lasciato il titolo in italiano? Semplicemente perché è così che lo abbiamo conosciuto e oggi vogliamo parlarvi dell’opera completa, facendo crollare un mito: no, non ci sono state censure da parte di Mediaset. In più dobbiamo ammettere che è solo intonando la sigla di Cristina D’Avena che torniamo alle primissime emozioni che (Yuri) e Miki ci hanno suscitato. Se non l’avete ancora fatto, ascoltate la versione cantata assieme a Ermal Meta su Duets, è da brividi.

“Sai Yū, tu assomigli alla marmellata d’arancia. Dentro sei amaro… ma nessuno ci fa caso perché viene ingannato dalla tua apparenza dolce. Ti chiamerò Marmalade Boy! Ti sta a pennello, non credi?”

Era la primavera del 1994 quando Canale5 trasmise per la prima volta “Piccoli problemi di cuore”. Un anime (che all’epoca chiamavamo “cartone”) che ha tenuto incollate bambine e adolescenti. Forse è anche arrivato il momento di riconoscere che nonostante la feroce chiusura emotiva dell’ultimo decennio del Novecento da parte dei maschietti, anche loro non riuscivano a scollarsi dalla televisione, puntata dopo puntata.

Sarà forse stata la trama così simile a Beautiful, o i versi così maturi cantati dell’eterna Cristina, fatto sta che guardandolo ci sentivamo molto più grandi. Si parlava di amore, di sentimenti, di emozioni, di relazioni… i nostri fratelli maggiori avevano Beverly Hills, con il triangolo Dylan, Kelly e Brenda. Noi potevamo dire di avere Yū, Miki, Ginta, Arimi e tantissimi altri.

Nella versione originale Miki Koishikawa è una studentessa del secondo anno del liceo. Allegra, spensierata, amante del tennis, con una cotta non ricambiata dai tempi delle medie per Ginta. Sembra avere la tipica vita di un’adolescente. Tutto, però, viene sconvolto quando i suoi genitori le comunicano la notizia del loro imminente divorzio. Ok, forse la fine di un matrimonio non è così sconvolgente.

Il fatto è che durante una vacanza alle Hawaii, i genitori di Miki hanno incontrato i loro ex partner, ora sposati: i coniugi Matsura. In quei giorni spensierati, tutti e quattro si rendono conto di aver sbagliato e decidono di divorziare per scambiarsi di coppia. Come se ciò non bastasse, comunicano a Miki che vivranno tutti insieme. Lei si vede costretta a condividere la casa non solo con due adulti sconosciuti, ma anche con il loro figlio, suo coetaneo, Yū.

Pentole e bicchieri, sono lì da ieri, esco a far la spesa e poi ti aiuto volentieri…” esatto, bravissimi. Anche se non avete visto l’anime, potete già immaginare come andrà a finire. Miki e Yū sono attratti l’uno dall’altra fin da subito. Complici i caratteri completamente diversi, e i vari problemi nati da una relazione pseudo incestuosa, non riusciranno a confessare tanto facilmente i loro veri sentimenti. 

Tra l’altro l’anime è pieno di sottotrame, inganni, tradimenti... I due sono ostacolati più volte da vari ragazzi e ragazze, dai genitori stessi, quando si pensa che Yū sia fratello di sangue di Miki. Insomma, uno di quegli anime da vedere con un gelato in mano singhiozzando tutte le lacrime di questo mondo. Non vogliamo dirvi molto, perché pensiamo che se non avete visto l’anime e avete una voglia vintage di farlo, vi rovinereste molto. Ovvio che andrebbe guardato con gli occhi degli anni Novanta.

In Italia molto è andato perduto; basta pensare che gli episodi originali sono settantasei, in Italia si riducono a sessantatré. Si tratta di censura? Proprio no. Infatti l’opera è stata completamente riadattata dall’Italia con il benestare dell’autrice stessa. Possiamo parlare di un prodotto completamente nuovo, che però ha portato l’opera alla fama oltre il Giappone. Nel mercato occidentale, infatti, l’adattamento italiano prende il titolo di “A little love story”. Ora, trattenete l’indignazione. Erano altri tempi, l’opera originale in occidente forse non avrebbe avuto il successo che meritava. L’adattamento le ha conferito non solo il giusto riconoscimento, ma ha potuto far avvicinare i fan anche all’originale. Dunque, non c’è alcuna censura, con buona pace degli otaku fieri di vedere o leggere solo opere originali perché l’Italia revisiona le opere nipponiche con l’intento di… boh, non abbiamo capito il complottismo otaku.

Torniamo a noi: l’anime in Italia ottenne un incredibile successo, toccando il 21% di share serale. Quando si è visto che le puntate competevano persino con il telegiornale, si è deciso di passarlo al pomeriggio, con punte del 14%. Ovviamente per i tempi non era proprio niente male. Anche se si stava pensando di fare una serie televisiva stile post Kiss me Licia, tutto andò in fumo, anche perché gli attori che vi avrebbero dovuto partecipare -furono girati quattro episodi- avevano altri progetti più importanti e non potevano continuare.

In Giappone, comunque, nel 1995 uscì il film prequel “Marmalade Boy-Quello stesso giorno a casa di Yū” che narra il primo giorno in cui Yū e Miki si conoscono, ma dal punto di vista di lui. Il che è un appunto all’opera originale ideata da Yoshizumi, dove infatti i protagonisti avrebbero dovuto essere a sessi invertiti. Il film arrivò in Italia nel 1998, senza alcun tipo di modifica.

Tra il 2013 e il 2018 è uscito il sequel: Marmalade Boy little, che narra le vicende di Rikka Matsuura e Saku Koishikawa, i figli tredicenni nati dalle nuove coppie e quindi fratelli di Miki e Yū. Sono usciti anche dei videogiochi tratti dall’anime, dove il giocatore muove il personaggio di Miki e può decidere con quale dei tre personaggi può fidanzarsi. E voi, potendo essere in lei, chi avreste scelto?

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