martedì 21 settembre 2021

#Costume&Società: Guardare al passato con gli occhi del presente

Nella società odierna, dove ognuno può informare e può informarsi, non è strano venire a conoscenza del fatto che molti simboli del passato o elementi a esso legati vengano violentemente cancellati. Pensate anche solo ai classici Disney, siamo arrivati al punto che le piattaforme di streaming sono costrette a scrivere che ciò che viene rappresentato è sbagliato e che non introduce comportamenti da imitare: pensate alla rappresentazione degli indiani in Peter Pan, dei gatti siamesi in Lilly e il Vagabondo, e così discorrendo. Se non vengono espressamente postati messaggi che sanciscono il distacco da riferimenti misogini, razzisti e simili, parte del pubblico (principalmente americano) si innalza a salvatore delle minoranze e, sventolando la bandiera del politicamente corretto, applica quella che a oggi prende il nome di “cancel culture”, ovvero il cancellare qualcosa di pubblico dominio perché a oggi non è più valido.
La cancel culture è una forma di ostracismo verso qualcosa che a oggi ognuno dovrebbe prendere le distanze. Neanche i personaggi storici si salvano da questa politica estrema. Il caso più ecclatante è stato la violenza sulla statua di Cristoforo Colombo, un tempo osannato per aver scoperto – tramite il famoso "passaggio alternativo" – la Colombia, oggi accusato di essere un razzista che ha sterminato la popolazione locale. Non si è salvato Napoleone, visto come misogino perché vedeva nella donna l’esclusiva funzione materna.

L’ultima vittima “storica” della cancel culture è sicuramente Wiston Churchill, forse il più famoso primo ministro inglese della storia del Regno Unito che servì la corona durante gli anni duri dei due conflitti mondiali, prima con Giorgio VI, poi con Elisabetta II. Diede anima e corpo per servire il suo paese, unendo il suo popolo e altri stati per fare fronte comune contro l’avanzata e il potere crescente della Germania con Hitler al comando. La polemica al riguardo ha infiammato il popolo della cancel culture, costringendo l’associazione "Winston Churchill Memorial Trust” a cambiare nome in “The Churchill Fellowship” così da dissociarsi dal personaggio storico. L’accusa? A quanto pare, l’ex primo ministro britannico è stato tacciato di razzismo.

Noi italiani, quando leggiamo certe cose, ci facciamo una risata, o veniamo a conoscenza della notizia con un’alzata di sopracciglia per l’assurdità della questione. Il problema di fondo è che ormai stiamo imparando, erroneamente, a guardare al passato con gli occhi di adesso. Oggi una donna può scegliere cosa fare, se stare a casa a badare ai figli, se puntare sulla carriera o se semplicemente vivere come preferisce, ma neanche un secolo fa tutto questo era impensabile. Allo stesso modo, non possiamo guardarci indietro e additare come “sbagliati” esempi di comportamento che un tempo erano considerati accettabili, perché lo sappiamo benissimo. Un uomo poteva picchiare la moglie, poteva addirittura ucciderla e in Italia esisteva il delitto d’onore se una donna tradiva. È sbagliato? Ovvio, ma non è cancellando questo elemento dalla nostra storia che gli uomini smetteranno di uccidere le compagne.

È inutile guardarsi indietro e prendersela, perché ciò che era giusto all’epoca non lo è oggi. Non è cancellando la storia o mettendo un messaggio in sovrimpressione che si insegnerà all’essere umano il rispetto per il prossimo. Non è imbrattando una statua che finirà il razzismo. La cancel culure e il politicamente corretto non possono essere movimenti da prendere sul serio se ci si abbassa a denigrare e a cancellare dai libri di storia o dai cartoni animati elementi che oggi stonano. Ricordiamoci sempre che, neanche trenta anni fa, l’omosessualità era considerata una malattia e i soggetti venivano trattati con “terapie riparative” (vi lasciamo solo immaginare in cosa consistevano, ricordandovi che le malattie mentali venivano curate con scariche elettriche e non solo). Non possiamo cancellare quello che è stato, ma tutto serve a forgiare gli uomini e le donne del domani.

Il passato insegna, la storia deve essere capita per non ripetere gli errori del passato. Non ci appartiene più. Quando un bambino crede fermamente in Babbo Natale, non è prendendolo in giro da adulto che i suoi sogni infantili magicamente cambieranno nel passato. Non è un bene prendere un personaggio storico come Gandhi e accusarlo di misoginia che cambierà la storia di ieri, ma è prendendo in mano i suoi discorsi sulla non violenza che il mondo può migliorare. Non sempre bisogna prendere come esempio l’intera storia di un personaggio perché, come tutti, egli ha avuto un passato ed è stato umano, con errori e rimedi a essi.

Non è cancellando il passato che gli errori non verranno ripetuti, anzi. Non è facendo del moralismo “spiccio” che si forgeranno le persone del domani, perché si perde, così, la capacità di avere una propria idea, di argomentare e di avere un pensiero critico su ciò che è stato ieri. Vale davvero la pena mettere alla gogna Churchill, Shakespeare, Gandhi, Dante e tante altre figure storiche? O forse sarebbe meglio capire cosa li ha spinti ad agire e pensare in un determinato modo in base al periodo storico di appartenenza? Se in venti anni siamo cambiati ed è cambiato il nostro modo di pensare dall’undici settembre, perché è così assurdo guardare oggi Peter Pan e intuire che gli indiani non sono come quelli rappresentati nel cartone animato? Forse bisognerebbe dare un po’ più di fiducia all’essere umano, educarlo al rispetto, senza abbattere le statue di chi ha contribuito, in un modo o nell’altro, a costruire il mondo come lo conosciamo oggi.

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