giovedì 2 settembre 2021

#Costume&Società: Chirone

Se siete appassionati di astrologia, conoscete molto bene il mito di Chirone. Per questa arte divinatoria (così la Treccani definisce il termine "astrologia") leggere il segno e la casa in Chirone è fondamentale per capire quale sia la più grande ferita emotiva di una persona. 

Se invece non vi interessano né l’astrologia, né la mitologia, sappiamo che questo mito è abbastanza sconosciuto, quindi abbiamo deciso di parlarne, proprio perché secondo noi è alla base per capire certe dinamiche psicologiche collegate alla sofferenza.

Quando Crono (Saturno nella mitologia romana), figlio di Urano e Gea, e padre di Zeus, scese sulla Terra alla ricerca del figlio, incontrò e si innamorò perdutamente di Filira, figlia di Oceano e Teti.

Il suo amore non era corrisposto, e Crono cominciò a ossessionarsi, tanto da seguirla in continuazione e a cercare ogni modo per starle accanto, in piena solitudine. Stanca di tale violenza psicologica, Filira chiese a Zeus di trasformarla in giumenta, in modo da liberarsi di Crono e del suo amore malato.

Purtroppo questo non bastò, perché Crono, capendo l’inganno, si trasformò lui stesso in cavallo e in quel momento la violenza passò da psicologica a fisica. Filira rimase incinta, e scappata nelle montagne del Pelasgo, diede alla luce suo figlio: una creatura metà uomo e metà cavallo. Spaventata, chiese a Zeus di trasformarla in un tiglio, così da non doversi prendere cura di tale essere.

Così Chirone fu abbandonato accanto all’albero, dove lo trovarono Apollo e Atena che commossi e pieni di pietà, lo adottarono. Grazie ai due genitori, Chirone crebbe e diventò estremamente saggio, diventando un esperto guaritore. Amava prendersi cura degli altri, e grazie alla sua fama, in molti correvano da lui quando ne avevano bisogno.

Dopo aver salvato Peleo da morte certa, i due divennero ottimi amici, tanto che quando la moglie Teti, per cercare di rendere immortale il loro figlio Achille, lo immerse nel fuoco, Peleo affidò il bambino a Chirone.

Ma come nasce la ferita di Chirone? 

Mentre stavano combattendo altri centauri, per puro sbaglio il suo migliore amico Ercole (o secondo altri Eracle), scagliò una freccia avvelanata che colpì il ginocchio di Chirone. Il dolore per Chirone fu atroce. Dato il veleno sulla freccia, che mai avrebbe potuto farlo guarire, e data la sua immortalità, Chirone fu condannato alla sofferenza eterna. Colui che amava curare gli altri e che trovava sempre un rimedio per ogni malattia, non poteva salvarsi, nonostante avessse passato un lungo periodo alla ricerca di una medicina miracolosa. Così Chirone, stanco della sofferenza, chiese agli dei di cedere la sua immortalità per non soffrire più. Gli dei acconsentirono, e rese immortale Prometeo.

Ma grazie a ogni atto di bontà compiuto da Chirone in vita - così lontano dal carattere aggressivo e violento dei centauri -, gli dei lo trasformarono in una costellazione, affinché potesse brillare per l’eternità in cielo e potesse insegnare ancora oggi agli uomini come guarire dalle proprie ferite.

Chirone è presente anche nella Divina Commedia (1321), nel XII canto dell’Inferno. La sua figura è ricordata anche da Niccolò Machiavelli, ne “Il Principe” (1513) e da Johann Wolfgang Goethe nell’atto secondo del “Faust” (1808). È presente nelle serie fantasy “Young Hercules” (1998), come personaggio principale interpretato da Nathaniel Lees, e in “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” (2020). Lo troviamo anche nel manga (2012-2014) e anime (2017) Fate/Apocrypha, e nei due videogiochi Age of Mythology (2002) e Fate/Grand Order (2015)

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