martedì 12 ottobre 2021

#Cinema&SerieTv: Tutti parlano di Jamie - Recensione

[L'articolo contiene spoiler]

Sono passati mesi dall’ultimo gaypride, eppure sfogliando il catalogo di Amazon Prime Video, solo oggi ci siamo accorte di un titolo che non avevamo mai notato prima: “Tutti parlano di Jamie”. Si tratta della vera storia di Jamie Campbell, la drag queen di sedici anni che lottò con tutto se stesso per potersi esprimere al suo ultimo ballo scolastico.

Si tratta di un musical, in cui i pezzi sono orecchiabili e molto importanti ai fini della trama, in cui vengono espressi i pensieri e più in generale le reazioni emotive dei personaggi.

Nel musical ci viene presentato Jamie New (Max Harwood): un ragazzo dai lineamenti delicati, capelli biondi, che vive da solo con la madre. La sua camera è tappezzata di foto che lo ritraggono come una principessa, con tanti glitter e pon pon. Il giorno del suo sedicesimo compleanno riceve come regalo un paio di scarpe rosse col tacco alto ed è talmente entusiasta che decide di condividere la sua gioia con la sua migliore amica Pritti Pasha. È un normale giorno scolastico e quando la professoressa comincia a responsabilizzare tutti sul futuro lavorativo, le idee della vecchia generazione si scontrano con quelle di Jamie e dei suoi compagni di classe: i giovani dicono di voler diventare youtuber, ballerini, cantanti, influencer, mentre il nostro protagonista opta per “il performer”, non ancora pronto a condividere apertamente il suo sogno più grande: fare la drag queen. Già qui si avverte lo scontro generazionale:

Vorrei potervi dire che i vostri sogni si avvereranno, ma mentirei. E sarebbe sbagliato. Sarebbe crudele.

Nonostante i ripetuti atti di bullismo che Jamie subisce per la sua omosessualità da un suo compagno di classe, Dean Paxton, il nostro protagonista non si arrende e, incoraggiato dalla sua migliore amica, sceglie di andare al ballo scolastico vestito da drag. Per questo si informa e arriva in un negozio che vende vestiti di questo tipo. Nella "Casa del Loco”, facciamo la conoscenza di Hugo, una drag queen in pensione che introduce Jamie nel suo mondo, mostrandogli i video di quando le performer dovevano lottare in una società che voleva soffocare la loro unicità. Guerriere, alla fine degli anni 80, c’era bisogno di coraggio per essere drag in un mondo che puntava a ucciderle. Hugo sarà essenziale per il coraggio del ragazzo. Lo veste, lo ispira e lo porta ad aprire lo spettacolo di drag in un locale. Al settimo cielo, Jamie invita inavvertitamente tutti i suoi compagni di classe. Allo spettacolo, Hugo – nei panni di Loco Chanell, spinge Jamie a tirar fuori la drag che c’è in lui e assistiamo alla nascita di Mimi Me, la drag del nostro protagonista. I commenti negativi non mancano, ma Jamie se ne frega. 

Tutta la scuola parla di Mimi Me con amirazione, nonostante non manchi chi continui a definirlo un mostro. Parallelamente, assistiamo alla storia famigliare di Jamie, che vorrebbe essere amato dal padre, ormai impegnato in un’altra relazione. L’uomo però, schifato dal figlio, lo allontana in malo modo. Tutto il mondo gli crolla addosso e non va meglio quando si presenta a scuola con un bel paio di ciglia finte e voluminose. La professoressa lo diffida a cercare di mettersi in mostra in questo modo e gli intima di non presentarsi al ballo scolastico vestito da donna. In un momento di debolezza, Jamie ammette di sentirsi coraggioso e bellissimo solo nei panni di Mimi Me, ma grazie a Pritti e a Hugo, trova la forza per presentarsi al ballo come davvero si sente, con un vestito principesco bianco e delle scarpe dal vertiginoso tacco. La serenità e la pace interiore fanno splendere Jamie che, grazie anche al supporto dei suoi compagni di classe, riesce a realizzare il suo sogno.

Basato su una storia vera, vediamo come la professoressa incarni il modello di molte persone nella società odierna: non crede nei sogni dei giovani, non permette a nessuno di esprimere la propria unicità, punisce la vittima di bullismo e non il carnefice, umilia all’inverosimile Jamie (con tanto di "walk of shame" mentre il protagonista sperimenta per la prima volta il trucco). Le parole del padre, che quando da piccolo lo vide truccarsi lo definì “disgustoso”, accompagnano tutto il percorso di Jamie, da ragazzo eccentrico a star incontrastata. Come dice in una delle canzoni, le parole, dette in un impeto di rabbia e di disapprovazione, hanno creato un muro tra Jamie e Mimi Me, eppure trovando il coraggio di lottare, riesce a scalare quella parete che gli insulti hanno eretto.

“Tutti parlano di Jamie” è un viaggio di formazione, un percorso in cui seguiamo un ragazzo semplice che ha solo il sogno di essere sul palcoscenico vestito da donna. Jamie balla, canta in playback, indossa tacchi e parrucca e si esibisce su di un palco che, come la vita vera, non lo renderà amato. Cerca il suo posto nel mondo, conscio che nessuno potrà mai apprezzarlo se lui per primo non si sente bene con se stesso.

Jamie porta sulle sue spalle un doloroso bagaglio: quello delle drag queen del passato. Incoraggiati da Freddie Mercury, molte trovarono il coraggio di combattere per i propri diritti, per non essere più la polvere scomoda da nascondere sotto il tappeto. L’AIDS e la stigmatizzazione delle performer sono un tasto dolente anche nella nostra società. Come un giovane Billy Elliot, Jamie cerca il suo posto nel mondo, scontrandosi con i pregiudizi di chi lo vorrebbe diverso, che lo vorrebbe omologato. In una parola? Una società che lo vorrebbe normale. Ma cosa è davvero normale? Perché non dovrebbe esserlo “un ragazzo che ogni tanto vuole vestirsi da ragazza”?

Si tratta di una storia dai contorni amari, dove la recitazione di Max Harwood traduce alla perfezione il bisogno delle nuove generazioni di ritagliarsi il proprio spazio nel mondo, anche se questo va contro tutto e tutti. Una storia di coraggio che non demorde davanti alle percosse, davanti agli insulti e alle prese in giro. Alla fine Jamie brilla e i riflettori si accendono con successo su di lui.

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