giovedì 28 ottobre 2021

#Pensieri: L'ombra del Pensiero

 “Nonostante la sua apparente solidità, l’universo è un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato
(Luca Ferrazzi, Ologramma)

La riflessione dietro questo articolo parte da un presupposto molto semplice: la realtà fisica è strettamente legata al pensiero. Secondo Hegel, il mondo materiale è un prodotto della coscienza, ne consegue che siamo noi stessi a determinare l’ambiente. Cosa succede però, quando le rappresentazioni di più individui si sovrappongono? Un esempio abbastanza tangibile è quello delle aree urbane. Le città racchiudono differenze e somiglianze, sono dei mondi che comunicano molto riguardo i propri abitanti.
Basandoci sull’assioma posto all’inizio dell’articolo, dobbiamo considerare le città come prodotti più mentali che fisici. È il pensiero collettivo che si reifica e materializza.

Lo spazio fisico è conseguenza del pensiero: conscio e inconscio si stagliano nell’orizzonte materiale. Desideri e paure prendono forma, colmando lo spazio percepito come esterno. L’immaginario che diviene realtà è molto più che un eufemismo. Vorrei ora legare questa considerazione all'esperienza particolare della paura, scaturita da un timore che può essere derivato dalla collettività o maturato autonomamente dal singolo.

È curioso osservare l’organizzazione spaziale e notare come le aree più degradate riescano a turbare la nostra psiche. Vorremmo evitarle come eviteremmo la parte di noi che rifiutiamo, sedimentata nell’inconscio, pronta a destabilizzare la nostra realtà da un momento all’altro. E così come con l’inconscio, si cerca di nascondere quelle realtà che lo ricordano, che rammentano l’imperfezione umana e la caducità della psiche. In realtà, paradossalmente, quello stesso spazio che inquieta, esorcizza la paura da noi. Razionalizzando, percepiamo l’esterno come separato, e con i dovuti accorgimenti possiamo tenere a debita distanza le realtà che suscitano in noi queste sensazioni negative.

Gli urbanisti si occupano di tenere a bada determinati luoghi e di minimizzare i fattori di rischio derivanti da essi, trattandoli come agenti patogeni per la collettività. Mentre il cittadino consapevole, può proteggere se stesso semplicemente restando alla larga da certe zone. Ma tali accorgimenti, sono questioni del tutto illusorie, essendo illusoria la separazione tra il singolo e il resto. Un meccanismo di difesa articolato accuratamente per proteggerci dall’orrore più profondo. L’angoscia diviene asfissiante una volta acquisita la consapevolezza che non è realmente possibile fuggire dallo strazio inflitto dal mondo esterno. Quel tormento è dentro di noi, fa parte di noi.

L’orrore aspetta e sogna nelle profondità, e la rovina si diffonde nelle fragili città degli uomini

(Howard P. Lovecraft, Il richiamo di Cthulhu)

[Info]
L'articolo è stato scritto da Gianluca Boncaldo! Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook e Wordpress.

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