giovedì 24 settembre 2020

#Cinema&SerieTv: Il potere delle colonne sonore

Le canzoni hanno il potere di restare nella testa di chi le ascolta, a volte senza che qualcuno se ne possa realmente accorgere. I jingle pubblicitari sfruttano proprio la capacità mnemonica che i rif più accattivanti riescono ad esercitare nel pubblico. 
Così come per le pubblicità, dall’avvento del sonoro, il cinema sfrutta lo stesso identico potere per potere incatenare, nella mente dello spettatore, le sue scene e renderle praticamente indimenticabili. Alcuni studiosi dei media hanno proprio evidenziato quando, in passato, lo stesso cinema non fosse effettivamente muto, ma quanto più sordo. La musica, infatti, è sempre stata presente sia con le orchestre in sala che si premuravano di accompagnare le immagini in bianco e nero sullo schermo, sia per la capacità evocativa delle stesse. 
Qui si può tracciare quello che potremmo definire come “il potere delle colonne sonore”

Musica e cinema, dunque, sono stati legati in maniera insolubile perché in un modo o nell’altro nella mente dello spettatore “tutto suona”. Vedere una scena solletica la mente dell’uomo affinché ciò che viene osservato possa divenire suono sfruttando la conoscenza che lo spettatore ha già immagazzinato dentro di sé. Per fare un esempio: in molti sanno che suono faccia un metallo che cade a terra di conseguenza anche se si dovesse riprendere la scena non affiancandola al suo volume il nostro cervello ricostruirebbe quella parte mancante rievocando il suono che si conosce già. 

Io riesco a riconoscere la presenza di mia zia in fondo alle scale, prima di vederla, perché a lei associo il suono del suo mazzo di chiavi. 
Concettualmente è la stessa cosa: a uno stimolo - visivo o sonoro - il cervello risponde associandovi una conoscenza pregressa. 

Chiunque di noi è legato a questa o a quella canzone e molto spesso ritrovarla all’interno di un film ci permette di ricordare perfettamente quello che avviene in scena. Lo schermo, in sostanza, inizia a muoversi nella nostra mente anche a distanza di tempo grazie al fatto che il nostro cervello viene stimolato da questa o quella canzone. Non servono neanche le parole, nel momento in cui la musica viene memorizzata essa può anche essere composta dalle leggere note di un’orchestra, ma chiunque sarebbe in grado di ricondurla al film o alla scena vista. 

La musica ha, in sostanza, la capacità di unire anche se si è lontani riuscendo a calamitare su di sé l’attenzione di tante diverse persone e renderle simili per alcuni secondi. È un linguaggio fatto di note, ma che non ha bisogno di parole, che non ha necessità di un testo, e che diviene universale perché in grado di abbattere ogni barriera. La musica ha un cuore, datole da chi la compone; e ha un’anima, creata dall’unione che si crea tra tramite e ricevente.

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