mercoledì 2 settembre 2020

#StorieRomane: Il cuore di Nerone

Ci siamo rese conto che, nello scrivere la rubrica #StorieRomane, molto spesso ci troviamo a citare luoghi e leggende che hanno di solito un protagonista in comune: Nerone. Tiranno amato e odiato dai Romani, questo imperatore governò solamente quattordici anni, prima di suicidarsi. 
A lui si attribuisce l’incendio di Roma, le varie mire espansionistiche, la leggenda della sua sepoltura e il suo peregrinare sotto forma di spettro per le zone di Muro Torto. 

Nerone è tristemente noto per essere stato un persecutore dei cristiani, per aver appiccato l’incendio alla sua città suonando uno strumento, ma diverse fonti storiche hanno smentito il fatto, affermando che lui si trovasse ad Anzio il giorno del fatto e che, anzi, avesse aiutato a salvare le persone dalle fiamme.

La leggenda che tratteremo oggi riguarda il suo “cuore”.


La pavimentazione di Piazza San Pietro è fatta di sampietrini, come molte strade di Roma. Questi blocchetti di pietra, però, non sono tutti uguali, anzi, uno addirittura è più particolare degli altri: ha la forma di un cuore. Intorno all’obelisco, infatti, i sampietrini sono stati colorati per formare una Rosa dei Venti e, nella sezione “libeccio” (che il calore sia un riferimento all’incendio di Roma?) vi è questo particolare, che guarda la facciata della Basilica. Quando venne scoperto, furono dei bambini a dargli il nome di “cuore di Nerone” e iniziarono a prenderlo a calci e a colpirlo nei loro giochi.

Ma perché proprio di Nerone?
Dove oggi sorge la Basilica di San Pietro, un tempo vi era il circo di Nerone, luogo in cui oltre a spettacoli con le bighe, vennero torturati anche alcuni cristiani, colpevoli dell’incendio di Roma. Tacito disse “Come avvolgere gli uomini con pelli di animali perché fossero dilaniate dai cani, o inchiodarli alle croci, o destinarli al rogo come fiaccole, che illuminassero l'oscurità al termine del giorno. Nerone aveva offerto i suoi giardini per lo spettacolo, e vi aveva organizzato giochi circensi, mescolandosi alla folla in abito d'auriga o guidando un carro da corsa. In tal modo si aveva pietà di quei condannati, benché colpevoli e meritevoli del supplizio, perché venivano sacrificati non per l'utilità pubblica ma per la crudeltà di uno solo”.
Si ritiene anche che quel cuore fosse stato inciso da un condannato.

Questo sampietrino particolare, però, ha diversi nomi e diverse leggende. Secondo alcuni è il cuore di Michelangelo, che lo scolpì in memoria di un infausto amore, altri sostengono che fosse il cuore di Bernini, autore del famoso colonnato, che non trovò mai l’amore vero. Altri racconti parlano di una donna che scolpì il sampietrino in memoria del marito condannato a morte, mentre altri che fu inciso da un soldato durante il discorso di Garibaldi del 2 luglio 1849, a sancire la fine della Repubblica Romana con la frase “Io esco da Roma. Chi vuol continuare la guerra contro lo straniero, venga con me.”

Quale sia la sua storia, anche un sasso ha il potere di fomentare leggende di ogni tipo.

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