sabato 5 settembre 2020

#StorieRomane: Garbatella

Roma è bella tutta e lo sappiamo. Ma come diciamo sempre a chi vuole venirla a visitare: non basta ammirare il centro, bisogna conoscere anche i suoi quartieri.

A differenza di molte altre città italiane, i quartieri di Roma sorgono come inno all’architettura e il primo costruito in chiave moderna è certamente Garbatella.

A piazza Benedetto Brin, il 18 febbraio 1920, Re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra della Borgata Giardino “Concordia”, così venne chiamato  originariamente il quartiere.

L’idea fu di Paolo Orlando, assessore capitolino dell’agro, che da inizio Novecento si batteva per lo sviluppo marittimo e industriale di Roma. Il progetto iniziale era quello di costruire una darsena sul Tevere e un canale navigabile fino a Ostia, ma in quell’area si compirono solamente i cinque lotti (I -V) con quarantaquattro villette immerse nel verde. Un piccolo borgo marinaro.

Innocenzo Sabbatini fu il progettista che ha disegnato i più importanti edifici del quartiere. La scalinata che divide Garbatella dal quartiere Ostiense, che i romani chiamano “Er pincetto”, è di Plinio Marconi. Ogni villetta aveva a disposizione il suo orto, ora tutti riconvertiti a piccoli giardinetti.  

Il lotto otto fu progettato da Plinio Marconi nel 1925 e venne destinato alle fasce più abbienti: impiegati e commercianti che erano stati incentivati ad aprire i negozi nel quartiere periferico.

Piazza Bartolomeo Romano è forse quella che anche i non romani conoscono. Sullo slargo si affacciano il teatro Palladium e gli ex Bagni Pubblici, (oggi hub culturale Moby Dick) entrambi dell’architetto Innocenzo Sabbatini, costruiti nel 1929-1930.

A causa dell’emergenza abitativa e dell’aumento della povertà, si decise di abbandonare il progetto della città giardino per costruire più case possibili. Gli spazi per gli orti vennero modificati in giardini condominiali, stenditoi, aree gioco per bambini e lavatoi. Così tra via Obizzo Guidotti e piazza Mesdea, le case abbandonano lo stile “barocchetto”.

Su piazza Michele da Carbonara si affacciano gli Alberghi suburbani: quattro grandi edifici progettati da Innocenzo Sabbatini e costruiti tra il 1927 e il 1929, con novecentonovantasette stanze. Sono divisi in due lotti: quello rosso, e quello bianco. Uno dei primi esperimenti di edilizia futuristica e razionale a Roma. Nel rosso vennero accolte le famiglie sfrattate di Porta Metronia, Ponte Milvio, Piazza Montanara e Teatro Marcello. Gli Alberghi ospitarono anche molti sorvegliati politici durante la visita di Hitler nella capitale. Nel bianco c’era il Nido dei Bimbi, dove le donne erano seguite prima e dopo il parto, che Gandhi visitò nel 1931. Il 7 marzo del 1944 gli alberghi vennero bombardati dagli americani. Si contarono cinquanta morti, molti dei quali bambini.

A piazza Ricoldo da Montecroce si trova la fontana di Carlotta, simbolo del quartiere e della scalinata degli innamorati. A pochi metri si arriva a piazza Giovanni da Triora con la scalinata e il “bar dei Cesaroni” reso celebre dalla nota serie televisiva.

Il lotto sperimentale ventiquattro merita molta attenzione. Questo gruppo di case è compreso in un’area tra piazza Giovanni da Triora, Via Borri, via delle Sette Chiese, via Giustino de Jacobis e piazza Sant’Eurosia. Se si vuole studiare architettura è certamente in questa area dove si può prendere più ispirazione creativa.

Nonostante i vari tentativi di chiamarlo Concordia, o Remuria (dal colle di Remo), l’energia popolare ha sempre avuto la meglio. Il quartiere è sempre stato chiamato Garbatella, in onore, secondo la leggenda, di un’ostessa garbata e bella.

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