venerdì 4 settembre 2020

#Libri: Gente del Sud

Sapete che scelgo i libri in base alle vibrazioni che emanano. Se sono simili alle mie, lo prendo senza leggere la trama.

Non a caso ho comprato “Gente del Sud” di Raffaello Mastrolonardo proprio mentre stavo a Napoli, nel periodo storico della Pandemia di Covid-19.

Noi di 4Muses siamo molto legate alla storia e crediamo fermamente di essere il risultato di ciò che i nostri antenati sono stati. Come accade per gli alberi, i frutti sono più succosi e le chiome più lucenti se le nostre radici sono ben salde e sicure. Non possiamo dare il nostro Essere al mondo se non conosciamo il nostro Passato.
Per questo alla fine del libro possiamo conoscere un po’ anche dell’autore, perché abbiamo letto le sue vicende famigliari, -anche se a volte romanzate o inventate- come se fossimo stati degli spettatori silenziosi in casa Parlante.

Palma e Romualdo sono originari di Balsignano, in Puglia. Essendo il terzogenito, Romualdo è destinato alla vita ecclesiastica per il volere del padre autoritario Bastiano (chiamato Papanonno).
Ma l’amore per Palma lo spinge ad andare contro la sua famiglia, e supportato dalla madre Francesca (Checchina) riesce a convincere il padre e a iniziare una nuova vita come medico e marito a Napoli.

"Palma abbassò il capo, ma non si arrese. Non voleva lasciarlo solo, solo con il colera. Con le malattie suo marito aveva a che fare tutti i giorni, ma il colera era diverso. Aveva paura. Un presentimento cupo l’aveva presa e non l’abbandonava.”

Nell’agosto del 1895, dopo tre parti avvenuti uno dopo l’altro, Palma è di nuovo incinta. In questo stato deve lasciare Napoli, per scappare all’ondata di colera, e tornare a Balsignano. Romualdo decide di rimanere in città in quanto medico e promette di raggiungerla al momento del parto. Ma, come sempre quando si fanno piani, l’Universo agisce in altro modo: il giorno della nascita di Cipriano, è lo stesso della morte di Romualdo, sconfitto da quella malattia che avrebbe dovuto curare negli altri.
Così Palma si ritrova a crescere i suoi quattro figli a casa dei suoceri, cercando di superare la morte dell’amato marito al quale non ha potuto dire addio.
I bambini crescono e si affacciano alla vita adulta prendendo strade differenti. Seppure nella loro diversità, nel primo decennio del Novecento le varie strade si uniscono in una comune: quella della Grande Guerra.
I racconti dal fronte seguono più Cipriano. Sono emozionanti, sembra di ritrovarsi in guerra assieme a lui. Parte come giovane ragazzo ingenuo, senza esperienze di vita e torna come uomo ormai formato.

“«Così è la guerra, Parlante. Noi mettiamo il coraggio e la carne, altri decidono che farne. I morti so’ morti e lo saremmo pure noi se restassimo in questo buco.»”

Il libro inizia con i primi anni dell’Unità d’Italia, e già negli anni venti del Novecento, il Paese è totalmente diverso, seppure sembri lo stesso. Nonostante sia l’ultimo nato, è Cipriano a mandare onestamente e dignitosamente avanti l’azienda di famiglia.
È lui che si apre a nuove forme di commercio, che riesce a dare vita a un terreno sterile. Si innamora, si sposa e cresce una famiglia con la stessa dedizione che nutre nei confronti della sua terra, che per lui è tutta la sua vita. 
Si affaccia una nuova guerra, una nuova sconfitta (perché in guerra nessuno vince sul serio). Si intrecciano le storie di nemici che diventano amici e viceversa, in un continuo cambio di ideologie politiche.

“Si informa la S.V. che il giorno 26 settembre S.E. Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica, farà poi visita all’Azienda Cipriano Parlante. Vogliate trasferire agli interessati la notizia e apparecchiare a che tutto proceda come dovuto.”


A Cipriano non interessa la politica, importa solo di fare del bene e i suoi sacrifici portano i frutti quando riceve la notizia che il primo Presidente eletto della Repubblica ha scelto di fare visita alla sua azienda.

“«No, signor Parlante, sta commettendo un errore.» […] «Qui non avete conquistato la terra. Si conquista ciò che già esiste. Avete fatto molto di più: avete creato la terra e con essa il benessere per l’intera comunità delle Murge»” 


La visita di Einaudi riempie d’orgoglio i Parlante ma anche il lettore che, preso totalmente dalle vicende di una famiglia che sente ormai sua, non può fare a meno di commuoversi.

“C’è un’espressione di mio nonno che ne riassume molto bene il senso: sòip’ amàur, diceva. Significa che «sa d’amaro», ma può anche significare che «sa d’amore.» 
Vorrei che le mie pagine riescano in questo: a trasmettere l’ineffabile bellezza di una terra aspra e dolce che «sa d’amaro e sa d’amore».”

Chi ha avuto la fortuna di ascoltare i racconti dei propri nonni (o bisnonni), sa quanto siano stati importanti. Conoscerli per com’erano da ragazzi ci apre le porte alla conoscenza di ciò che siamo noi ora. Comprendere le loro scelte di vita ci aiuta a capire meglio quale sia il nostro cammino.
Il libro si conclude ai giorni nostri, con il piccolo Raffaello, ormai uomo, che ricorda ciò che suo nonno Cipriano e i suoi zii gli hanno raccontato e cerca pazientemente di conoscere ciò che gli hanno taciuto. 

“È stato furbo lo zio Nello: con quel voluto silenzio mi ha lasciato un qualcosa di sospeso che dovevo portare a compimento. Un’eredità implicita, sottintesa, di quelle al cui magnetismo non puoi sottrarti.”

È un romanzo che ci aiuta a capire meglio il Paese in cui viviamo, e a ringraziare le generazioni prima di noi per gli enormi sacrifici che hanno fatto.
Viene da pensare: cosa potrei fare io per le generazioni future? 
La risposta la abbiamo, basta avere il coraggio di capirla. Raffaello ha dato ascolto al richiamo dentro di sé. Non ha ignorato o taciuto, e ha potuto così pubblicare il romanzo della sua famiglia, che ha un po’ anche della nostra.
Se l’articolo vi ha incuriositi, potete acquistare il libro cliccando qui.

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