giovedì 10 settembre 2020

#CinemaeSerieTv: Il sapore dell’esperienza

Vivere vuol dire annoverare delle esperienze. 

Si cade, ci si rialza, si cade di nuovo e via via all’infinito. Non si smette mai di farlo, anche perché non si smette mai di imparare davvero. 

Vivere vuol dire cambiare, evolversi, educarsi e per far ciò non si può fare a meno di guardarsi alle spalle per evitare errori che si possono fare in futuro. 
Ma non tutte le esperienze che impariamo sono solo frutto delle nostre cadute. Ci sono esperienze che vengono da terzi, quelle che in generato i sociologi definiscono “mediate”, ma che apprendiamo da altri. Frutto di racconti, di letture, di visioni. 
Del resto basta citare Umberto Eco per poter cogliere la vera essenza di quanto appena affermato: 

“Chi non legge, a 70 anni farà vissuto solo una vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito... perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. 

Immortalità...vita infinita. Una moltitudine di esperienze che si sommano e creano l’individuo che aprendo i libri si apre al futuro. Ovviamente le esperienze non si apprendono solo tramite la carta scritta, ma si possono far proprie anche le visioni mediali o trans-mediali che televisione o cinema ci propongono. Non dico che un individuo possa credere di essere un supereroe, ma che si possono far proprie le esperienze umane che quell’eroe ha nel momento in cui toglie la propria maschera. 

Allo stesso modo, le esperienze riescono a creare qualcosa di unico all’interno di ogni singolo individuo perché lo “educano”. Guardando le esperienze degli altri le si fanno proprie e se cade questo o quel personaggio è un po’ come se cadessimo noi stessi. Ci si rialza con lui, si entra in empatia e a quel punto ci si rende conto di quante esperienze si possano realmente apprendere attraverso gli occhi degli altri. 

Ciò ci dovrebbe portare a ragionare anche sulla tolleranza che molto spesso l’uomo sembra dimenticare di possedere. Tolleranza che, in fin dei conti, è sinonimo di empatia. Guardare dove gli altri cadono dovrebbe spingere ognuno di noi a fare un passo indietro, così da poter analizzare la situazione; si capirebbe a quel punto che anche noi potremmo cadere esattamente dove sono caduti gli altri. 

Ogni tanto basta poco per poter comprendere il prossimo. Un minimo salto verso l’ignoto premendo play a questa o quella serie tv ci dà l’opportunità di avvicinarci a mondi che non avremmo mai occasione di visitare o di conoscere.

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