lunedì 28 giugno 2021

#Anime: Lady Oscar

In giapponese Berusaiyu no bara (Le rose di Versailles), in italiano semplicemente: Lady Oscar. Nato dalla mente di Riyoko Ikeda, il manga è uscito in Giappone dal maggio 1972 al dicembre 1973. Bisogna attendere sei anni prima che l'anime sia trasmesso per la prima volta, sulla rete Nippon Television.
In Italia approda negli anni Ottanta e ottiene fin da subito un immenso successo. Le due sigle italiane, una cantata da I cavalieri del re e l’altra da Cristina D’Avena, sono ancora adesso cantate da grande e piccini.

Ma come mai un manga/anime che in origine doveva essere incentrato sulle donne parigine pre e durante rivoluzione francese, è diventato totalmente dedicato a Oscar? Cerchiamo di capirlo insieme… 

Oscar François de Jarjayes nasce il giorno di Natale del 1755. Sesta figlia femmina, il padre decide di educarla a comportarsi e agire come un uomo. Dato che Oscar ha cinque sorelle, per farla diventare il più possibile simile a un uomo, le viene affiancato già dall’età fanciullesca André Grandier. Già nei primi anni dell’adolescenza, però, i due si innamorano, anche se mantengono segreti i loro sentimenti.

Di nobili origini, e da sempre legata alla corona, Oscar diventa capitano delle guardie reali di Versailles. È un personaggio che incarna perfettamente il senso dell’Uno: non solo è nata donna ma cresciuta uomo; nonostante sia fedele al Re di Francia, e intimamente legata a Maria Antonietta fin dal loro primo incontro, Oscar è anche interessata alle sorti del popolo francese. Ammira Maximilien de Robespierre, e passo dopo passo prenderà sempre di più le parti del popolo, cercando anche di far ragionare i nobili che frequenta.  

“L'amore può portare a due cose: alla felicità completa, o a una lenta e triste agonia.”

Si innamora del conte svedese Hans Axel von Fersen, amante di Maria Antonietta. Questo amore disperato e ovviamente non sereno, la porterà a decidere di rinnegare del tutto la sua parte femminile, quasi dimenticandosi del suo stesso sesso.

Nel rinnegare la sua natura, si allontana anche da André perché adesso non gli è più necessario. In una scena del tutto straziante, dove lui cerca di trattenerla, le ricorda che: “Una rosa non sarà mai un lillà”. Frase ambigua, ma che getta in Oscar il seme che pur comportandosi da uomo, lei rimane una donna e di certo non può cambiare i sentimenti che prova. Possiamo anche associarla al fatto che pur comportandosi duramente con se stessa, non deve dimenticarsi che è estreamemente sensibile. 

In effetti Oscar è la stessa donna che ha preso sotto la sua ala protettrice l’orfana Rosalie Lamorlière, figlia primogenita della contessa di Polignac che non potendosi occupare di lei, la dà in adozione a Nicole Lamorlière. Rosalie cresce in condizioni di povertà e scopre di essere stata adottata solo dopo la morte della madre adottiva. Oscar decide di prendersene cura, facendola vivere con lei e spacciandola come una sua lontana parente.  

“Voi incrocereste la vostra spada con me, Girodel? E voi guardie reali avreste forse il coraggio di sparare al vostro ex comandante? Se proprio volete sparare sui rappresentanti del popolo, su degli uomini disarmati, dovrete prima passare sul mio cadavere!”

Quando Oscar scopre di avere la tisi, decide di confessare il suo amore ad André. I due si baciano, fanno l’amore e dopo la notte di passione insieme, in Francia scoppia la rivoluzione. I due cercheranno di difendere la Corona, ma quando André muore per un colpo di proiettile in pieno petto, Oscar passa dalla parte del popolo, e mentre li lascia liberi di prendere la Bastiglia, muore sotto i colpi dei fucilieri svizzeri guidati da Ludwig von Flüe.

Come mai, quindi, Oscar ha riscosso così tanto interesse?

È bene considerare come il padre di Oscar, il cavaliere de Jarjayes, sia stato un personaggio realmente esistito. Proprio come nell’opera di Ikeda, anche nella realtà era totalmente devoto dalla corona, tanto da tentare di tutto per salvare le sorti del Re di Francia.

Il personaggio di Oscar, invece, è ispirato a Pierre-Augustin Hulin, anche lui capo delle guardie francesi che nonostante la sua fedeltà a Maria Antonietta, passa dalla parte del popolo, aiutandolo a conquistare la Bastiglia.  

L’autrice decise di rendere Oscar una donna perché molte dame settecentesche decidevano di loro spontaneità di vestirsi da uomini. Il tutto è condito dalla sua esperienza personale: la madre discendeva infatti da una famiglia samurai, quindi aristocratica; il padre apparteneva al ceto medio. Nonostante le due famiglie contrarie, i due riuscirono a sposarsi. Da queste difficoltà che lei apprese fin da bambina, costruì il rapporto tra Oscar e Andrè.

Insomma, forse il successo di Oscar sta proprio in questo: è un personaggio di fantasia ma che sarebbe potuto esistere tranquillamente nel Settecento, così come nei nostri giorni.

È una donna che ha rinunciato a ogni identificazione: di genere, con i legami, con i propri ideali... per stare a servizio non solo della corona, ma anche del popolo. Insomma, della Francia intera.

Ancora oggi se pensiamo alla Rivoluzione Francese non possiamo che pensare a Oscar, alle sue vicende, al suo amare incondizionatamente. E poi, siate sinceri: in quanti avete risposto “Lady Oscar” alla domanda: “Chi c’era a capo dell’esercito francese durante la rivoluzione del 1789?”?

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