venerdì 18 giugno 2021

#Cinema&SerieTv: Cruella - Recensione

Sono state, finalmente, riaperte le sale cinematografica; ovviamente non in tutta Italia, con numerosi e diversi problemi a seconda del comune di riferimento. Ma almeno adesso vi è la possibilità di potersi nuovamente godere il buio della sala e la magia che lo schermo riesce a creare.
Cosa vedere però? 
Beh oggi, noi di 4Muses, vi parleremo del nuovo Live Action Disney che tenta di riabilitare un Villain. Starà a voi tirare le somme su pregi e difetti e decidere se andare in sala oppure se aspettare che il film arrivi su Disney+ gratuito in abbonamento. Stiamo, ovviamente, parlando di Cruella, pellicola che ha affidato i panni della cattiva della carica dei 101 a Emma Stone. 
Tutti conosciamo la pericolosa e cattiva Crudelia Demon (in italiano) che era intenta a rapire quei piccoli cuccioli di dalmata per poterne ricavare delle pellicce a macchie. Un personaggio non poco scomodo all'interno della narrativa Disney che, diciamocelo, macchia alquanto la sua reputazione di azienda pro politicamente corretto. Cosa fare, dunque, per poter cercare di ripulire questa fedina penale? Beh a quanto pare, la scelta di marketing migliore è quella di investire in un prequel che di anticipazioni non ha nulla. 

Il film si apre con la narrazione dell’infanzia di Estella, la voce di Domitilla d’Amico nel doppiaggio in italiano ci accoglie nella straordinaria aggressività che la nostra protagonista non riesce a sedare. 
Chi è Estella? 
Ma non è altro che la nostra protagonista sotto mentite spoglie! A quanto pare, la Disney, vuol farci credere che la nostra Crudelia non sia altro che un alias creato ad hoc per ribattezzare la personalità più "frizzantina" e instabile di Estella stessa. Chissà se a rappresentare la malvagità siano i capelli dalla parte bianca o quelli dalla parte nera, troppo dualismo per i cattivi moderni, non trovate?

Essendo così tanto aggressiva, Estella viene punita numerose volte, fino a quando non viene espulsa da scuola. Per poter trovare un po’ di fortuna sua madre decide di trasferirsi a Londra, ma ovviamente le difficoltà economiche la spingono a chiedere aiuto. Si recano, così, nella lussuosa dimora di una donna all'apparenza sconosciuta alla stessa Estella. Li, mossa dalla propria curiosità, se ne va in giro e sbirciare fino a quando non viene inseguita da due spaventosi dalmata che finiranno col spingere oltre la scogliera la madre di Estella, facendola restare orfana. Questo mortale incidente la farà sentire colpevole per la morte della madre così, spaventata da quanto accaduto, scappa e fortuitamente riesce ad arrivare a Londra.
Dopo una notte passata sotto il cielo londinese, la ragazzina incontra due giovani che l’accoglieranno e le insegneranno a sopravvivere rubacchiando in giro. Jasper e Horace saranno la sua famiglia fino ad arrivare all’età adulta.

Estella è destinata a dei lavori umili nonostante continui a coltivare la sua più grande passione, quella per la moda. Da questo punto in poi non vedremo più Cruella, ma una nuova versione de "Il Diavolo Veste Prada" solo che si parla di etichette di moda e non di riviste patinate. Estella, infatti, grazie a Jasper inizierà a lavorare per una boutique del centro che fa parte della catena gestita da "La Baronessa".  Questo ruolo è vestito da Emma Thompson che, sinceramente, è alquanto sprecata per la caratterizzazione data al personaggio. Una donna arida di sentimenti, focalizzata solo sul proprio successo personale al punto da non avere nessuna idea sartoriale, ma solo la capacità di individuare quelle buone fatte dagli altri.

Lavorare per la baronessa vuol dire attivare la strategia narrativa dell’Eva contro Eva. Due donne che si scontrano tanto intellettualmente quanto fisicamente. La verità sulla morte di sua madre, farà emergere quella personalità che per tanto tempo Estella aveva soppresso: quella di Cruella. Freud sarebbe stato tanto felice nel vedere il twist finale; perché la scoperta della verità spingerà le donne in un'intimità parentale che di certo non giustifica le azioni dei due personaggi. 
Si è tentato di giustificare le azioni di Crudelia De Mon ne "La Carica dei 101" provando a dare uno spessore psicologico a quella cattiveria che, in altri casi, sarebbe stata gratuita e finalizzata al mero consumismo. Ma in realtà, nel riabilitare questo personaggio, le si è dato uno spessore che altrimenti non avrebbe avuto. Le si è data una motivazione che non giustifica gli eventi del cartone, ma anzi, li cancella. Le premesse, di questa pellicola, sono di fatto la cosa più sbagliata che questo film potesse avere, insieme alla CGI adoperata sui cani. Quello che abbiamo davanti, come è stato sottolineato, non è un prequel, ma una nuova storia che ha per protagonista qualcuno che conosciamo già. Per intenderci questo film fallisce dove in realtà è riuscito Maleficent. Perchè gli eventi che coinvolgono Malefica e Aurora sono praticamente analoghi a quelli del cartone, ma si è contestualizzato l'agire del personaggio incentrandosi sulla maternità e sulla protezione ossessiva che questa può portare con sè. Qui persino lo scontro tra madre e figlia è praticamente vacuo e fine a se stesso.
La maternità mancata della Baronessa è il reale nemico di questo film; non lo sono ne i cani, ne Cruella stessa. Un senso di egoismo che, dunque, aleggia per tutta la trama si contrappone all'estro geniale e folle. 
Questo perché si è cercato di riabilitare un personaggio negativo usando l’ottica e lo sguardo dei tempi presenti. Di conseguenza la crudeltà di Crudelia non può esser fatta risalire a qualcosa di psicologico semi-freudiano perché non è decisamente credibile. Si poteva prendere un personaggio, guardarlo con gli occhi moderni, ma fargli passare decisamente altre situazioni piuttosto che quelle adoperate nelle banalità scelte per lo svolgimento di questa trama. Quasi come se si volesse cercare nel plot twist la vera attenzione dello spettatore. Come se tutti questi plot twist potessero spiegare la follia di Cruella simpatizzando con la sua psiche, cosa che in realtà non è avviene. Sono scelte che dal punto di vista della narrazione risultano fallaci e fanno decisamente storcere il naso. Scelte che rendono inutilmente ingarbugliata la storia, senza essere realmente stupefacenti. Parliamoci chiaro, era palese dal minuto uno dove si volesse andare a parare col rapporto tra Baronessa ed Estella. 

Estella non è neanche la più pallida ombra di quella che era nel cartone animato, anche se se ne possono apprezzare le citazioni (come il modo di guidare), ma davvero è stato senza senso riabilitare il suo nome. Se viene realizzato un film su un cattivo ci si aspetta che questo giochi sporco e che in un certo senso spinga lo spettatore a provare disgusto nei riguardi delle sue azioni, senza questo finto moralismo celato dietro un falso tentativo di sarcasmo. Perché sì, il comportamento di Cruella è ben lontano da quello della Crudelia di cui Anita e Rudy ne cantano le gesta. Emma Stone è bravissima, ma è quasi impossibile riuscire a rendere credibile un personaggio che già, per via delle premesse, credibile non lo sarà mai.

La cosa che fa più innervosire è il fatto che, dal punto di vista tecnico, questo è un film decisamente godibile. Si entra in sala e si gode delle musiche, del montaggio e della regia; un po’ meno questo avviene con i dialoghi che risultano banali. Basti pensare ad una delle prime conversazioni avvenute tra Cruella e la Baronessa, la scena del "white and black party". Qui si vede il tentativo di far scimmiottare a Cruella la durezza e l’età della Baronessa, provando a giocare con i contrasti del colore e delle parole, ma i dialoghi fanno risultare quasi macchiettistico questo tentativo. Finendo col far apparire la ragazza in rosso come una ragazzina infantile e non come una donna in grado di fronteggiare con genio la sua rivale.

Stendiamo, infine, un velo pietoso sulle due spalle: Jasper è praticamente l'uomo sottone che per Estella farebbe qualsiasi cosa, finendo col fare lo stesso per Cruella; mentre Orazio, in italiano, non è altro che quel personaggio che tenta in tutti i modi di far ridere lo spettatore. Si riabilita, così, il nome di un cattivo, ma si dà comunque il ruolo di spalla comica a uno stereotipo. 

Concludendo, persino la scena post-credits ci fa capire quanto questo non sia un prequel. Che senso ha regalare Pongo e Peggy ad Anita e Rudy per poi rapirli tra qualche anno quando faranno una nuova cucciolata?


Dopo quanto detto, voi, lo andrete a vedere in sala? Lo avete già visto? 

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