martedì 1 giugno 2021

#Pensieri: Friends - The Reunion

Andata in onda dal 1997 al 2005 in Italia, con un ritardo di 3 anni rispetto all’America, “Friends” è sicuramente una delle serie tv che ha fatto al storia della serialità. Ne ho parlato diverse volte - quasi ai limiti dell’ossessione - sia in radio che ovunque in giro per il web (vedi qui); e chi mi conosce sa quanto io stessi aspettando questa Reunion. Conosco le battute figlie del tempo così come gli elementi che sono stati anche precursori di tematiche sociali che ancora oggi vengono dibattute. Questo episodio era qualcosa di necessario, soprattutto per il modo con cui è stato ideato.
Del resto, siamo nel periodo dei remake, in cui tutto è da riusare all’infinito fino a sfinirlo o a svilirlo del significato originale. Si gioca con l’effetto nostalgia, si prendono in mano vecchie storie per cercare di farne di nuove e un po’ era quello che temevo sarebbe stato fatto riprendendo in mano i sei protagonisti di questa serie. Non vi nego che se avessero fatto delle nuove stagioni, sarei stata la prima a consumarle puntata dopo puntata, quindi ammetto la mia incoerenza, ma francamente ho preferito cosa la Warner ha deciso di fare. La struttura di questo episodio speciale è stata una commistione di generi: si è passati dall’intervista al documentario, per poi passare alle impressioni dei fan e ai pareri di nuove guest star. Una cosa che mi ha talmente tanto convinta che non posso farne a meno di essere felice della sua esecuzione. Non abbiamo saputo cosa ne è oggi di Monica, Chandler, Ross, Rachel, Phoebe e Joey, ma hanno lasciato che fosse la nostra immaginazione a colmare quel “vuoto”.

Friends non è la serie perfetta, ovviamente, e come tutte le altre serie ha puntate più o meno divertenti, alti e bassi, ma è rimasta coerente per tutte le sue stagioni e ha portato avanti il concetto fondante che ha fatto da motore all’Intera storia: l’amicizia. 
Durante La Réunion, infatti, è stato più volte sottolineato, anche dagli autori stessi, quanto lo scopo delle puntate fosse quello di raccontare quella fase della vita in cui la tua famiglia sono i tuoi amici. Quel momento di distacco che segna il passaggio alla vita adulta, ma nella quale ancora puoi comportanti da ragazzino. Stai capendo chi sei e riuscire a trovare dei compagni con cui condividere questo istante è una cosa fondamentale perché ti aiuta a comprendere la tua dimensione nel mondo. Friends, infatti, racconta di un gruppo di amici e fino alla fine, nonostante l’evoluzione delle storie d’amore, ha continuato a raccontare la loro storia dandogli come conclusione il prossimo step delle loro vite: quelle “parentali”. Chiuso l’appartamento si è chiuso un determinato storytelling, ma il loro legame è rimasto cristallizzato all’interno della narrazione e devo ammettere che è stato bello vedere come questo si sia mantenuto anche tra gli attori.

Non c’ero sullo schermo, eppure era come se ci fossi. Questo speciale è, infatti, stato in grado di creare una sorta di incanto con lo spettatore, permettendogli di entrare nello schermo e di trovarsi faccia a faccia con la propria emotività. Le interviste e gli interventi che sono stati aggiunti da parte del pubblico hanno giocato con questo aspetto, anche perché il target di questo episodio è costituito dal fandom. Il fan è colui che compra i gadget, le magliette, i capellini, i lego! Quindi credo che, come me, non si possa non essere soddisfatti di quei dietro le quinte che ci sono stati dati.
Con queste due ore circa ci è stata data l’opportunità di poter entrare ancora di più dentro il mondo che Friends ha costruito puntata dopo puntata con naturalezza. È stato bellissimo vedere come una serie sia stata in grado di fidelizzare tanto lo spettatore da renderlo parte del suo mondo e da aiutarlo. È stato un po’ come guardare le vecchie VHS che ognuno di noi ha da quando la videocamera è entrata nelle case domestiche. Filmini di un’epoca che segnano anche gli anni che sono passati, gli anni di crescita.

Quello che tra più di tutti mi ha colpito è sicuramente lo stesso Matthew Perry, anche perché su di lui si sono visti i segni del tempo, ma anche degli “scandali” che nel corso del tempo lo hanno colpito. Era un po’ assente, ma internet è pieno di articoli in tal senso e non voglio commentare oltre l’apparizione pubblica che ha fatto per questa occasione. Mi si è solo stretto il cuore. Lui è un attore molto fisico, ha una grande comicità e vederlo nei panni di Chandler è sempre stato bellissimo, parlo con la consapevolezza di chi ha visto questo stesso attore anche in altri film.

Tirando le somme, credo che andrò a rivedere questo episodio per poter continuare a piangere senza alcuna sosta. È incredibile quanto mi abbia fatto commuovere pur non essendo una serie, ma quasi un suo documentario. Trovo che sia stata la scelta migliore perchè ha dato ai fan quelle chicche in più che altrimenti non avrebbero avuto, ha giocato con l’emotività dello spettatore e allo stesso tempo ha ulteriormente chiuso un capitolo.


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