mercoledì 5 luglio 2023

#Musica: King Of Bloke & Bird

Era il 2005 quando Robbie Williams fece uscire “Intensive Care”, il suo sesto album, e proprio come in una terapia intensiva (nella traduzione) viviamo molteplici emozioni quando lo ascoltiamo.
Appena uscito, si è posizionato al primo posto in tutta Europa (eccezion fatta in Finlandia, rimasto al terzo), in Argentina, Australia e al secondo posto in Messico. Negli Stati Uniti non ha ricevuto questo grandissimo successo – come tutti gli album di Robbie – e promettiamo che cercheremo di non sfociare nel classico snobismo europeo che ci vede più intelligenti e meglio preparati culturalmente rispetto gli americani.

Certo, non ci vuole chissà quale livello di cultura musicale per apprezzare la musica di Robbie, e dopotutto vincere contro gli americani è vincere facile, ma nel brano che vediamo oggi:
King Of Bloke & Bird  Robbie, assieme al musicista, cantante e paroliere inglese Stephen Duffy, ha saputo giocare molto ironicamente sul muro americano che non l’ha visto protagonista nella scena della musica pop.

Lungi da noi sminuire gli artisti yankee(s), ma se ai tempi, da fan del re del pop ci rimanevamo male per il suo silenzio americano, ora quasi ringraziamo il cielo di essere europei e averlo ascoltato. 


What you do speaks so loud
(Quello che fai parla così forte)
I cannot hear what you say
(non riesco a sentire quello che dici)
except for the occasional word.
(a eccezione di qualche parola.)

So fates a sentimental side
(il fato, dal punto di vista sentimentale,)

it bothers me
(mi dà fastidio)
no longer king of bloke and bird.
(non sono più il re di tutti voi.)


Per spiegare queste due strofe dobbiamo partire dal verso che dà poi il titolo al brano: “king of bloke and bird”. Nella traduzione letterale sarebbe: “re dei tizi e degli uccelli”, che ovviamente non ha molto senso. Per comprenderlo dobbiamo tradurlo nello slang tipico inglese, che vede “bloke” come termine per riferirsi ai maschi e “bird” quello per riferirsi alle femmine (vedete anche l’articolo su Blackbird). “King”, come sappiamo, vuol dire “re” ed è l’appellativo con cui si è giustamente sempre riferito Robbie a se stesso.
Nella sua biografia vi abbiamo parlato dei suoi numerosi successi, di come abbia scalato le vette di tutte le classifiche – tranne statunitensi, ricordiamolo – album dopo album e di come sia entrato nel Guinnes dei primati, quindi qui è meglio non dilungarsi.

Di certo, quindi, Robbie nel 2005 non era uno sconosciuto e la prima strofa è un chiaro riferimento ironico al fatto che mentre nel mondo la sua voce arrivava forte e chiara, negli Stati Uniti poco veniva ascoltato, se non qualche frammento di poche canzoni. Ed ecco perché si riferisce agli uomini e alle donne con lo slang inglese: tanto vale farsi capire solo da quella parte di mondo.

All of my life
(Per tutta la mia vita)
searching hard
(ho cercato fortemente)
down in the wires
(attraverso tutti i collegamenti)
of love.
(l’amore.)

Summer me now summer my life away.
(È l’estate in me ora, l’estate porta via la mia vita.)
Summon me on to another day.
(Chiamami per un altro giorno.)

A hand through the clouds keeps
(Una mano tra le nuvole continua)
knocking me down
(a buttarmi giù)
it's no less than I deserve.
(non è meno di quello che merito.)



Effettivamente, però, a lui poco importa – se non appunto, ironicamente parlando – tutta la sua vita è stata e continua a essere, un’incessante ricerca dell’amore sotto ogni sua forma. Per approfondire potete leggere l’articolo su “Angels”.
Per farci capire tale concerto ricorre a una metafora legata alle stagioni: l’estate è quel momento dell’anno dove raccogliamo i frutti del nostro lavoro, e che non ha nulla a che vedere con l’ozio. Sappiamo, infatti, che se in Italia abbiamo tre mesi di vacanze durante il periodo scolastico è solo perché un secolo fa servivano le braccia per lavorare ai campi e i ragazzi dovevano prendere parte al raccolto assieme agli adulti.

Dal 2003 Robbie è all’apice della sua carriera, lo stesso “Intensive Care” sarà il suo album dei record, e gli impegni si susseguono uno dopo l’altro. Mentre scala le nuvole e sale verso l’Olimpo della musica, però, c’è sempre una mano che lo butta giù, molto probabilmente per farlo rimanere con i piedi per terra, o forse quella mano la possiamo paragonare a quella della Statua della Libertà: simbolo americano per gli immigrati europei, che ricorda a Robbie quanto siano ostici gli Stati federali che comunque ha scelto come casa.
Qualunque sia la motivazione, lui sa che è esattamente ciò che merita ed effettivamente non sembra avere troppo rancore.

They built museums I don't visit them
(Hanno costruito musei che non visito)
I've made enough trouble of my own.
(ho già creato abbastanza problemi.)

Into the night
(Nella notte)
searching hard
(cerco fortemente)
look for the light
(di vedere la luce)
of love.
(dell’amore.)


Forse i musei di cui parla sono i riconoscimenti internazionali dei cantanti, o forse sono proprio quei luoghi dal loro punto di vista letterale, ma non è difficile per noi intuire che lui crede di non meritarsi di più proprio per i problemi precedenti legati al suo carattere e alle sue dipendenze, sia quando stava con i Take That, sia nei primi anni della carriera da solista.

Ancora una volta, poi, ci ricorda che tutto ciò che per lui conta è vivere l’amore, quel sentimento che cerca fortemente soprattutto nei periodi di buio.

Summer me now summer my life away.
(È l’estate in me ora, l’estate porta via la mia vita.)
Summon me on to another day.
(Chiamami per un altro giorno.)

Summer the evening, winter waves
(L’estate è la sera, le onde invernali)
are falling down again.
(stanno venendo giù di nuovo)
I sing from the chaos in my heart, my heart.
(Canto dal caos dentro il mio cuore, il mio cuore.)

Then comes the evening that
(Poi arriva la sera)
makes life worth living
(che rende la vita degna di essere vissuta)
shoving the shoes out in the light
(spingendo le scarpe verso la luce)
she walks in, I can hear her.
(lei entra lì dentro, posso sentirla.)


Chi soffre di depressione e/o si è disintossicato del tutto da qualsiasi tipo di dipendenza lo sa bene: non si è mai realmente fuori pericolo.     
Il gelo dell’inverno e la notte oscura sono sempre dietro l’angolo ed è per questo che bisogna rimanere ben focalizzati sulla luce dell’amore che ci dà calore, protezione, sostentamento.
In certi momenti, anche se sappiamo che sta arrivando il buio, restiamo ancora nella luce – Robbie la paragona proprio alla sera estiva – ed è questo tutto ciò che conta. Quando poi andremo verso il nero, noi potremo sempre ricordare che la fiamma della vita, il motivo per cui stiamo qui, vive perennemente al nostro interno.

I tre minuti (circa) successivi sono solamente strumentali, con melodie quasi meditative che ci portano all’interno del fermo inverno.
Ci rilassiamo, seguendo il filo dei nostri pensieri, con la musica sempre viva proprio come la vampa di una candela accesa in una stanza oscura.

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