lunedì 31 luglio 2023

#Mitologia: Osservare la propria ombra

Ultimamente stiamo cominciando a vedere come i nostri veri nemici risiedono al nostro interno. Il mondo non è sempre, forse non lo è mai, quel campo ostile dove ogni persona è contro di noi e brama per metterci i bastoni tra le ruote.


Se è vero che siamo tutti specchi, o se chi abbiamo accanto è un prolungamento della nostra personalità, quello che andrebbe fatto è quindi guardare le nostre parti Luce e Ombra e integrarle dentro ognuno di noi, come spiegato nell’articolo “Scelta tra bene e male”. 


Ora andiamo a vedere come il tutto viene spiegato dalla mitologia
 
Thor e Jormungandr

Di Thor abbiamo già parlato nell’articolo a lui dedicato, quindi qui andremo solamente ad affrontare la sua morte.
Anche i non fan della Marvel sanno che l’arma del dio è il suo martello, forgiato dagli elfi neri; grazie a questo potentissimo mezzo, Thor è il degno protettore di Asgard, ma quando arriverà il giorno del Ragnarök, la battaglia finale che segnerà la conclusione del genere umano, il dio affronterà il suo più grande nemico: il serpente Jormungandr.

Questo mostro, più grande dell’intera Terra – infatti secondo la leggenda con il suo corpo riesce ad avvolgere l’intero globo – fu generato da Loki quando si unì alla gigantessa Angrboða. Dall’atto non nacque solo Jormungandr, ma anche altri due “figli”: il lupo Fenrir e la regina dei morti Hel.
Possiamo già ricordare come i Giganti rappresentino le forze primordiali del caos e della distruzione che, all’inizio del Rognarök sembreranno avere la meglio su quelle della Luce.

Tutti e tre vengono comunque cresciuti nella Terra dei Giganti, fino al momento in cui il resto degli dèi apprendono della loro esistenza. Essendo creature molto pericolose, Odino ordina che vengano mandati in luoghi poco accessibili, da cui non possano fuoriuscire; per Jormungandr verrà scelto il fondale marino. Ricordiamo come l’acqua sia da collegare all’inconscio, così possiamo pensare a questa scelta come un cercare di neutralizzare i nostri istinti più violenti e cupi semplicemente non pensandoci più.

Nessun dio riesce, però, nell’impresa di condannare il serpente, tranne Thor che da quel momento diventa il suo nemico giurato.     
Represso nel buio più profondo degli oceani, Jormungandr non può far altro che crescere, divenendo, come accennato prima, un mostro più grande del pianeta Terra e dotato di un potentissimo veleno.


Nel giorno della battaglia finale Thor riuscirà a ucciderlo proprio grazie al suo martello, ma il serpente lo colpirà con il suo veleno e darà modo al dio del tuono di fare solo nove passi prima di cadere inerme al suolo.

In questo mito possiamo vedere come gli istinti più negativi di noi diventano dei veri e propri mostri solo quando li confiniamo in punti della nostra psiche che non abbiamo il coraggio di visitare. Se facciamo passare troppo tempo, rischiamo di passare quel punto di non ritorno che, anche se mostrati, non ci permetterà di affrontarli come dovremmo e per noi potrebbe essere comunque troppo tardi.

I Titani

I Greci Titani hanno una storia simile a quella dei Giganti norreni. Erano i dodici figli – sei femmine e sei maschi – della dea terra Gaia e del dio del cielo Urano. Quando furono cresciuti, Gaia li aizzò contro il padre e fu proprio Crono, il più piccolo di loro, a mutilare Urano togliendogli i genitali e a dare il via a un nuovo regno. Sposò poi sua sorella Rea che gli diede numerosi figli; il titano, però, preferì mangiarli per non rischiare di fare la stessa fine del padre Urano.

Rea riuscì a salvare solo l’ultimo di loro: il piccolo Zeus. Quando divenne un giovane forte, quello che poi sarà il padre degli dèi, obbligò il padre a rigettare tutti i figli che da brave creature immortali tornarono nel mondo senza neanche un graffio.
Zeus, dopo aver sconfitto gli altri Titani e averli rinchiusi nel Tartaro, divenne poi il nuovo capostipite del pantheon greco.

Anche qui, possiamo vedere come le forze distruttrici amino mettere fine a qualunque cosa, anche se profondamente legata a loro. Serve solo quel minimo di luce – in questo caso rappresentata da Zeus – per affrontare la rabbia che portano certe emozioni.

Divisione

Non è un mistero che la parola “diavolo” derivi dal greco “diàbolos” che possiamo tradurre con: “ingannatore”, “accusatore”, “separatore”; tale parola è divenuta poi uno dei sinonimi per indicare l’ebraico “ha-satan” (“Satana”, “il nemico”).


Se prendiamo tutti e tre i suoi significati, vediamo come certi istinti giochino proprio a ingannarci, facendoci credere che serva il caos o il male nella nostra vita per agguantare un qualsiasi tipo di potere, ci accusano ed è proprio per la paura dei loro giudizi negativi che facciamo di tutto per non ascoltarli e infine ci tengono separati da quella che è la nostra Anima, la vera Essenza.


Essere umano significa avere anche zone d’ombra, lo ripetiamo sempre, ed è solo con l’accoglienza e l’ascolto anche dei più oscuri pensieri che possiamo trasmutare quel nero in una fonte di eterna Luce.

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