giovedì 20 luglio 2023

#Pensieri: 7 e 40

Ogni canzone ha in sé un significato più o meno profondo, ma che di certo possiamo associare a un momento della nostra vita o persino a un lato del nostro carattere.     
Non posso negare che i miei artisti preferiti – inutile che faccia i nomi, si capisce dai numerosi articoli che ho scritto su di loro – hanno molto in comune con me, e sinceramente devo capire se è un fattore astrologico o semplicemente ho plasmato la mia vita sulla loro musica.


Perché un fattore astrologico, chiedete? Beh, sono Pesci con la luna in Cancro e non credo sia un caso che la maggior parte dei miei cantanti preferiti abbia questi due segni nel tema natale. Kurt Cobain? Pesci con la luna in Cancro. Gigi D’Alessio? Pesci ascendente Cancro. Lucio Battisti? Pesci ascendente Cancro. Eccezion fatta per il Pesci George Harrison, con ascendente e luna in Scorpione, ma stiamo sempre parlando di segni d’acqua.

E lo so, i più terra tra di voi stanno dicendo che alla fine i testi di Battisti li ha scritti Mogol (tra l’altro Leone/Leone/Leone, se può interessare) e non voglio impelagarmi sul dharma e l’importanza della casa IX (che ho in Leone) in un tema natale. Oggi voglio solo dare il via al mio flusso di coscienza concentrandomi sul brano del 1969 “7 e 40” di Mogol-Battisti. Mi fa sempre sorridere il pensiero che mi viene in mente quando parlo di loro, e cioè che sono i Lennon-McCartney italiani.

Mi sono informato c’è un treno che parte alle 7 e 40
non hai molto tempo, il traffico è lento nell’ora di punta e
ti bastano dieci minuti per giungere a casa, la nostra
la chiave ricorda che è sempre lì, lì sulla finestra.

E nel far le valigie ricordati di non scordare
qualche cosa di tuo che a te poi mi faccia pensare
e ora basta non stare più qui! Ti rendi conto anche tu
che noi soffriamo di più ogni istante che passa di più…

No, non piangere.
Presto, presto, […] vai.

Lo diciamo subito, ma è un qualcosa che ripetiamo sempre: quando parliamo di relazioni non intendiamo solo quelle romantiche, bensì comprendiamo tutte quelle d
amore. Troviamo, infatti, che l’amore sia amore, sempre, anche quando è nei confronti di un amico, di un famigliare o, perché no? Di un collega.

Possiamo ammetterlo tutti, senza fare i moralisti o sentire il bisogno di nasconderci dietro un dito: ci è sicuramente capitato di litigare con una persona, cacciarla da casa o bloccarla sui social. In quel momento abbiamo certamente deciso per lei. Abbiamo fatto in modo che le sue parole non contassero più, abbiamo creato un muro, una divisione. Siamo stati degli stron… sì, senza ombra di dubbio.

In quei momenti non ci interessa come stia l’altro perché siamo così feriti che possiamo solamente pensare a difenderci. Ci allontaniamo perché non possiamo permetterci di avvicinarci ancora di più o moriremmo. Siamo esattamente come degli animali feriti o spaventati, pronti a colpire l’umano, anche se sta lì per aiutarci.

Sono fortemente convinta che ogni lite – sempre che sia non violenta, si intende – serva per conoscere meglio chi abbiamo davanti, per saldare un rapporto, per testare i nostri limiti e quelli dell’altro. Ma è anche vero che nel momento in cui avviene non è sempre facile ricordarsi che si sta comunque creando uno scambio di opinioni. È certamente meglio mandare via l’altra persona, trovare la pace senza di lei, pensando magari a quanto staremmo meglio senza quel rapporto di mezzo.

Da un minuto sei partita e sono solo
sono strano e non capisco cosa c’è
sui miei occhi da un minuto è sceso un velo
forse è solo suggestione, o paura, o chissà che…

È possibile che abbia fin da ora già bisogno di te?

Se non la conoscete, vi consigliamo di ascoltare la canzone, perché è la musica, forse più delle parole, a farci provare le emozioni sulla nostra pelle, anche se non stiamo effettivamente litigando con nessuno. Il brano è iniziato con un tumulto, come quando si è vicini dallo “sbroccare”, per dirla alla romana. Il tono è sempre stato calmo, per poi divenire un crescendo di tono e ritmo. Finché non si arriva a questa strofa.

Tutto rallenta, tutto ridiventa calmo. L’altra persona è andata via solo da un minuto, ma sono bastati questi sessanta secondi per rimettere in dubbio tutto quanto. Si è stati forse esagerati? Non si capisce perché si ha già voglia di tornare indietro e fare pace, è solo dipendenza affettiva o c’è qualcosa di più?

Mi sono informato c’è un volo che parte alle 8 e 50
non ho molto tempo, il traffico è lento nell’ora di punta e
mi bastano dieci minuti per giungere a casa, la nostra
la chiave l’hai messa senz’altro lì, lì sulla finestra.

E nel far le valigie stavolta non devo scordare
di mettere un fiore che adesso ti voglio comprare.
Con l’aereo in un’ora son lì e poi di corsa un tassì
sono certo così quando arrivi col treno mi vedi, non piangere

Presto, presto […]

Ed ecco di nuovo il crescendo, con tanto di parole e immagini così simili alle prime. Il mio cinismo si sta sentendo male, eppure deve ammettere che nelle relazioni l’impulsività è praticamente tutto. Ce la raccontiamo che abbiamo bisogno del controllo, della razionalità, che un rapporto può essere formato da entrambe le parti, ma non è vero. I sentimenti saranno sempre prima istintivi, almeno finché non diveniamo noi i padroni della famosa carrozza alchemica che vi cito ogni volta.


È vero, dobbiamo arrivare a un punto in cui decidiamo consciamente e coscientemente con chi condividere la nostra vita, ma spesso e volentieri molte delle nostre scelte ricadono su persone che non avremmo mai immaginato al nostro fianco.
Viviamo in un mondo che tende ad analizzare tutto, e di questo sono molto felice perché sono proprio un tipo che fa così, eppure credo che così facendo si perda quell’alone di mistero e magia che ci porta a vivere davvero i rapporti, senza doverli osservare al microscopio, nella continua ricerca di un difetto solo per lavarci le mani e non affrontare la grande paura dell’essere umano: amare ed essere amato.

Non ci mettiamo mai in gioco, non vogliamo abbattere i muri che abbiamo costruito per paura di soffrire e farci male. Proprio come il bambino che non vuole più salire in bicicletta dopo essere caduto per la decima volta. Una vita così, però, può essere definita vita? E se è vero che “la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare”, che forse la nostra paura di soffrire sia in realtà voglia di amare? Allora beati quelli che prendono l’amore di petto, che sanno buttarsi nell’oceano dei sentimenti. Che amano le onde sia quando sono calme, che quando li fanno andare giù, perché dopotutto si nuota anche sott’acqua, non solo in superficie.

Nessun commento:

Posta un commento