mercoledì 12 agosto 2020

#Cinema&SerieTv: Pitch Perfect - Recensione

Sarà che sono cresciuta con i film del pomeriggio di Italia Uno, in cui la maggior parte delle trame erano tutte molto uguali e non facevano altro che cercare di condire un po’ di formazione e crescita con della musica ritmata e delle coreografie sincopate. Ma non riesco a resistere al ritmo di un buon musical, vecchio stampo o moderno che sia; è più forte di me, ma mi chiamano il play facile.
In questo caso vi voglio parlare di Pitch Perfect I, non perché gli altri non li ami, ma semplicemente perché l’inizio di una storia è sempre la parte migliore di essa.

La trama è delle più semplici, forse tra le più scontate, ma è la realizzazione di questo film ha renderlo divertente e interessante. In genere, infatti, quando si tratta di film commedie studentesche – high school come university – il concetto principale è lo stesso: la protagonista che per un motivo o per un altro entra a far parte di un gruppo e quel gruppo in automatico si deve scontrare con un rivale per poter cercare di vincere regionali e poi nazionali. In questo caso, però, abbiamo lo scontro tra due gruppi – Le Bellas e I Ritmonelli – che non è effettivamente loro nemico, ma loro compagno di college. Uno scontro che, dunque, si muove quasi tra la differenza di genere che però viene messa a tacere davanti l’attrazione reciproca che regna tra di loro. Un maschi vs femmine che viene comunque dissipato dalle loro esibizioni e dalle caratterizzazioni dei personaggi. 

Si, le Bellas sono femminili e sensuali, ma allo stesso tempo forti e uniche.
Si, i Ritmonelli sono forti e sfrontati, ma anche sensibili e in grado di avere della magia dentro di loro.
Il giusto equilibrio insomma.

Quell'equilibrio che è in grado di formare la nostra protagonista e che le fa comprendere che si, avere un sogno è importante, ma conta anche il percorso che tu fai per poter cercare di raggiungerlo. E se nel mentre ti fai qualche amica, di certo la cosa male non ti può fare.

Pitch Perfect ha, in questo modo, lo scopo di formare il suo pubblico usando l’ironia e il sarcasmo, elementi quanto mai fondamentali per poter cercare di far passare un messaggio ad un pubblico sempre più vasto.
Ovviamente non è tutt’oro quel che luccica e i suoi difetti ci sono e vanno evidenziati per poter fare un’analisi completa della pellicola. Il primo è sicuramente costituito dal ruolo di Ciccia Amy (Rebel Wilson), un personaggio apparentemente positivo per quanto riguarda la body positive, ma che in realtà ha cristallizzato per un lungo periodo l’attrice che lo interpretava in una serie di ruoli fotocopia. Rebel è stata finora – basti pensare anche a Cats – usata come espediente narrativo per far comicità. Lei è una bravissima cantante, una brava ballerina e spacca la scena, ma per moltissime scene costituisce l’espediente buffo che quasi fa da tiro al bersaglio per gli insulti degli altri personaggi o, peggio, inciampa nei suoi stessi passi. Questa cosa un po’ viene superata nel terzo film; in quella pellicola lei diviene centrale per lo svolgimento della trama.

In sostanza, se cercate un film leggero con cui passare una serata in famiglia e se volete avere una colonna sonora fatta di mashup da cantare anche su Spotify, è il film che fa per voi.

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