venerdì 7 agosto 2020

#Musica: Sippy Cup

"Sippy Cup", sequel della canzone "Dollhouse" su cui ho scritto un articolo la scorsa settimana, è la fine di una situazione che ci era stata introdotta nel prequel: l'infedeltà del padre della protagonista nei confronti della madre.

Credo, però, che anche se decontestualizzata da quella che è la storia in cui ci troviamo catapultati, questa canzone offra degli spunti di riflessione più che interessanti.

Il video musicale inizia con Cry Baby che dorme tranquilla al piano superiore e, dopo un breve momento in cui possiamo vedere la madre visibilmente ubriaca che cammina barcollante per i corridoi, ci viene mostrato "cosa succede giù in cucina" (come viene cantato in Dollhouse): la mamma della protagonista è stesa sul pavimento, in stato semi incosciente che intravede il marito con la sua amante passargli davanti.

Come in tutti i video musicali di Melanie, i versi che vengono cantati e le immagini che ci vengono date sono perfettamente allineati, ed è proprio nel momento in cui alla madre di Cry Baby viene sbattuta la verità davanti in modo così brutale (probabilmente per la prima volta) e proprio nel momento in cui trova le forze per alzarsi subito dopo da terra provando a strangolare l'amante del marito venendo fermata dello stesso, Melanie canta:

"He doesn't think I'm that fucking dumb, does he? It doesn't matter what you pull up to your home, we know what goes on inside.
You call that ass your own, we call that silicone.
Silly girl with silly boys.
Blood still stains when the sheets are washed, sex don't sleep when the lights are off.

(Non penserà mica che sono davvero così fottutamente stupida, vero? Non importa come decori casa, sappiamo cosa succede all'interno.
Tu chiami quel culo 'tuo', noi lo chiamiamo silicone.
Ragazza stupida con ragazzi stupidi.
Il sangue macchia ancora quando le coperte sono lavate, il sesso non dorme quando le luci sono spente.)"

In questi versi, così come in molti altri, anche l'ascoltatore viene sbattuto davanti a delle verità scomode, verità che facciamo fatica ad accettare pur sapendole.

Le persone vanno sempre a finire con altre persone del loro livello e possiamo provare a nascondere e a sistemare le cose quanto ci pare, ma tanto quel che è fatto è fatto e non si può riparare, né si può tornare indietro.

Il video continua e ci vengono mostrati il padre di Cry Baby e la sua amante legati ad una sedia mentre si dimenano, mentre la madre continua a disperarsi e a bere fino a finire la bottiglia d'alcol.
Ci viene fatta vedere la follia omicida della donna, che guardandosi intorno si rende conto di avere un coltello a portata di mano e decide così di accoltellare quelle che sembrano essere le vere due vittime del video ad un primo sguardo. E sì, ho scritto "sembrano".
Le due persone uccise sembrano le vittime, e se ci fermiamo ad un primo sguardo, lo sono.
Vittima, però, è Cry Baby, che come ben sappiamo verrà portata alla pazzia a lungo andare.
Vittima, però, è anche la donna omicida: infatti, la rabbia, la delusione, la tristezza e la rassegnazione di non essere abbastanza e di non valerne la pena, in qualche modo può portare anche a voler uccidere.

"Syrup is still syrup in a sippy cup.
He's still dead when you're done with the bottle, of course it's a corpse that you keep in the cradle."

(Lo sciroppo* è ancora sciroppo in un biberon.
Lui è ancora morto quando hai finito la bottiglia, certo che è un cadavere quello che tieni nella culla.)

Qui torna sempre al concetto di cui ho parlato qualche riga sopra: quello che è fatto è fatto.
Non ci viene fatto sapere se la donna si pente del gesto compiuto, ma in realtà non ci viene fatto sapere nemmeno se l'ormai defunto marito della stessa si sia mai sentito in colpa per le sue azioni. Anche nel momento in cui ci viene mostrata Cry Baby che, scendendo in cucina, scopre i due cadaveri e si dispera, in realtà non ci viene detto niente sui sentimenti che lei prova al momento. Non è solo questo, però; nel brano è presente anche la mancanza di rispetto e il sentirsi completamente de-umanizzato da qualcuno.
È la consapevolezza che qualcuno (un amico, un partner, un familiare) con cui abbiamo condiviso un pezzi importanti della nostra vita non ci veda più, improvvisamente diventiamo invisibili ai suoi occhi, cessiamo di esistere, o esistiamo semplicemente come presenza di sottofondo.
Pensarci è folle, ma se proviamo a metterci nei panni di quello che sembra il carnefice e talvolta proviamo anche a fare lo sforzo capire il contesto in cui ha vissuto, le emozioni che ha provato e gli abusi di cui a sua volta ha subito, vedremo che anche il carnefice alla fine è una vittima.


*N.B. in inglese il termine "sciroppo" viene utilizzato come sinonimo di alcool.

Nessun commento:

Posta un commento