sabato 14 agosto 2021

#Arte: La persistenza della memoria

L’essere umano ha una concezione precisa del tempo: la giornata è composta da ventiquattro ore, ogni ora da sessanta minuti, ogni minuto da sessanta secondi e così via. Ci illudiamo di aver dato una dimensione al tempo, quando in realtà non è altro che una convenzione che abbiamo scelto in base al moto di rotazione, ovvero quello che la Terra compie intorno al proprio asse, determinando il passaggio dal giorno alla notte.
Ma, appunto, è solo una convenzione che noi umani abbiamo scelto per scandire le fasi della nostra giornata, quando in realtà il tempo è relativo. Avete mai fatto caso che quando vi divertite il tempo sembra scorrere velocemente, mentre quando vi annoiate la giornata sembra non passare mai? O quando avete solo dieci minuti per: fare la doccia, prepararvi, e riuscite a uscire di casa senza fare tardi, quando, di norma, non vi basterebbe mezz’ora? Relatività. Parlando di tempo relativo, non si può non fare riferimento al “marchio di fabbrica” di un celebre artista surrealista, Salvador Dalí e della sua opera “La persistenza della memoria”.

Salvador Dalí, nato nel 1904 e morto nel 1989, è un pittore famoso per i suoi eccentrici baffi e per essere stato uno dei massimi esponenti del Surrealismo: si tratta di una corrente artistica nata a Parigi negli anni Venti, in cui viene rappresentata una realtà superiore, fatta di irrazionalità, di sogni, inconscio, in cui vengono analizzati gli aspetti più profondi della psiche umana.
“La persistenza della memoria” è un quadro datato 1931. In un paesaggio quasi “sognato”, vediamo una scogliera a picco su un mare cristallino fare da sfondo a qualcosa di strano: gli orologi, i protagonisti della rappresentazione, si stanno sciogliendo, diventando perciò inutilizzabili. Sono detti “orologi molli”, divenuti, come dicevamo prima, il marchio di fabbrica di Dalí. Una mosca, appoggiata sul vetro del quadrante, sembra indicare il numero dodici, mentre le formiche, che camminano tranquille su di un orologio chiuso, sembrano ghirigori. Al centro della composizione possiamo vedere un grande occhio chiuso, con le lunghe ciglia che accarezzano quello che dovrebbe essere una parte della guancia umana. Tutti gli orologi segnano orari differenti.

Salvador Dalí cercò di rappresentare la relatività del tempo. Mano a mano che l’essere umano va avanti con gli anni, la concezione del tempo perde la sua forza, scivolando nell’oblio. Gli orologi da taschino sono tre e ognuno rappresenta uno scorrere diverso del tempo, perché animali, piante ed esseri umani lo concepiscono in maniera diversa. L’autore ha cercato di rappresentare, in un certo senso, la propria ansia verso questa classificazione precisa del tempo, su cui non abbiamo alcun potere. Non esiste il futuro, perché tutto deve ancora accadere, non esiste il passato perché tutto è già accaduto, quindi che altro ci resta se non il tempo presente? La mosca appoggiata sul primo orologio sembra indicare qualcosa di marcio, qualcosa che è andato in malora, mentre le formiche, che camminano tranquille sul quello chiuso, sembrano indicare l’annullarsi dell’oggetto che, per sua natura, non può racchiudere in sé una dimensione così relativa come il tempo.

Albert Einstein diceva: «Sedete per due ore in compagnia di una bella ragazza e vi sembrerà sia passato un minuto. Ma sedetevi su una stufa rovente per un minuto e vi sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività.»

Possiamo trovarci tutti nella stessa stanza, con l'orologio al polso o a fissare lo schermo di uno smartphone, ma ognuno di noi percepirà in modo diverso lo scorrere del tempo, perché non è altro che una caratteristica psicologica. Pensate anche ai sogni, in cui il susseguirsi delle azioni non segue una logica temporale: possiamo metterci un secondo a percorrere distanze che richiederebbero mesi. Non possiamo controllarlo, perché varia a seconda della percezione umana, nel mondo “normale” come in quello onirico. Dopotutto Dalí spiegò così: «Il tempo è la dimensione delirante e surrealista per eccellenza.»

Ricordiamoci sempre che gli orologi indicano sì il tempo, ma è comunque una nostra creazione, anche se sembra avere una caratteristica “extraumana”. Il qui e ora è sempre la scelta migliore per agire.

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