lunedì 2 agosto 2021

#Costume&Società: Divide et impera

In questo articolo noi di 4Muses non vogliamo prendere alcun tipo di posizione, quindi vi assicuriamo fin da subito che non stiamo qui per convincervi ad aderire a una determinata idea, meno che mai per cercare di cambiarvela.

Da amanti della comunicazione, della sociologia e delle tecniche di manipolazione usate dai mass media nel corso della loro storia, ci viene più facile notare quando una forma di Governo sta utilizzando la strategia di controllo definita “divide et impera” (dividi e comanda).

Parleremo, quindi, semplicemente di questo. Deponiamo le nostre credenze trasformate in armi, veniamo totalmente dalla pace della consapevolezza.
 “Divide et impera; è una locuzione latina secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un’autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.”

Ve l’avevamo già accennata nell’articolo “Paese senza cultura”, ora siamo qui per approfondirla. Non si conoscono bene le origini di tale locuzione, ma pare fosse uno dei motti e dei metodi politici dell’Ottocento, sia in Austria che nell’Impero britannico in India, e ancora prima in Francia. Lo stesso Luigi XI era solito dire: “Diviser pur régner”, dividere per regnare. Come sempre, all’origine di questa strategia troviamo i Romani
 
Al momento non è fondamentale, ai fini di questo articolo, parlare di quali governi siano ricorsi a ciò, ma vogliamo esporvi quello che succede quando i cittadini sono vittime inconsapevoli e di come liberarsi. Vi lanciamo il primo campanello d’allarme: chiunque utilizzi su di voi lo strumento della paura, vi sta manipolando. 
 
“In politica e sociologia si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di un territorio e/o di una popolazione, dividendo e frammentando il potere dell’opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune.”

Oggigiorno non si utilizza quasi più da un Governo che non riesce a controllare grandi spazi per mancanza di risorse e uomini, ma da un Governo che è di fatto incompetente. Non è certamente folle dire che i media siano complici -questa volta consapevoli- della strategia, anche perché si peccherebbe di ingenuità nel credere che giornali, televisioni ed editoria siano campi totalmente apolitici. E dall’altra parte si pecca di ignoranza nel sostenere di essere in una dittatura, perché anche solo lo stare qui a parlare di come funzionino certe cose, in totale libertà, dovrebbe far capire che non esiste alcuna dittatura.

Libertà e conoscenza ci regalano pieno potere sui noi stessi, ecco perché vogliamo mettere per iscritto alcune tecniche di manipolazione mentale che vengono utilizzate nel divide et impera.

La televisione, come un imbuto, incanala solo determinate informazioni, in modo tale che le persone, sedute sul divano, le credano vere. Di ciò che viene detto in un discorso, solo il 7%  è verbale. Il resto è non verbale e dipende dalla postura del corpo, dal tono di voce, dai movimenti inconsci del viso, persino dai colori scelti per i capi indossati. Lo spettatore, se inconsapevole delle tecniche di manipolazione, non ascolta ciò che il politico, il giornalista o l’esperto dice, ma come lo dice.

E attenzione: emozione genera emozione. Arroganza genera arroganza. Pacatezza genera pacatezza. Una persona X che urla contro una persona Y in televisione fa passare rabbia, dissapore, odio, violenza. E le stesse emozioni vengono trasmesse al pubblico, sia esso sostenitore di X, o di Y. Ed ecco che le due fazioni si trovano a insultarsi sui social, nei bar, nelle piazze. Ecco che nascono scontri, guerriglie urbane, divisioni sociali. 
 
“Sapete perché il nemico mette discordia tra i figli di Dio? Ha paura dell’unità, se siamo uniti Dio dimora in mezzo a noi e il nemico non può agire. L’unione è la strategia per una vittoria sicura!”

-Matteo 18:20

La tecnica manipolativa usata da chiunque vi voglia far credere in qualcosa, si divide in cinque punti fondamentali:

1) Deviare l’attenzione: studiando la storia passata e contemporanea, questo primo punto si può notare in quei scoop sensazionisti che vedono coinvolti politici marginali, per farvi dimenticare che il leader del momento non sta facendo proprio un bel lavoro. Così come un Paese sull’orlo del precipizio comincia a mettere la paura nei propri cittadini di un qualcosa che si trova fuori dai loro confini.

2) Problema-reazione-soluzione: ovviamente, vi fanno credere esista un problema, per portarvi alla reazione e alla soluzione. In questo modo chi comanda passa per l’eroe del momento, peccato che la soluzione e il problema abbiano la stessa identica origine. Ciò che è affascinante, è che l’inconsapevole non se ne accorge. L’esempio più lampante sta nel commercio: per farvi comprare qualcosa di completamente inutile ai fini della vostra vita personale, il produttore deve prima farvi credere che sia estremamente utile. Ed ecco che il nuovo modello elettronico è già esaurito il primo giorno in commercio.

3) Creare un mistero: qualsiasi sia la notizia del momento, se è seguita da titoli della serie: “Come è stato possibile?”, “Qual è la verità?”, “Cosa ci nascondono?”, cattura l’attenzione. Più una notizia ha le sue incognite, più la gente passerà il tempo a seguire ogni novità su di essa. Come in una sorta di ipnosi, le persone ne vengono così tanto risucchiate da divenire ossessionate.

4) Dare e togliere: quando il pubblico è “cotto a puntino”, improvvisamente non passano più le news. Si pensa ad altro, che sia spettacolo, cinema, sport. In questo modo si ha l’impressione di una boccata di libertà, in realtà le stesse persone che hanno sviluppato la dipendenza dal manipolatore, cominciano ad andargli dietro. Lo seguono sui social, comprano tutto ciò che lo riguarda, gli scrivono, partecipano a eventi che tiene…

5) CPM (credenze per minuto) in televisione: la televisione comincia a mostrarvi decine di credenze, anche diverse da loro, attirandovi attraverso l’emotività. Anche qui, non importa cosa si sostiene, ma come lo si sostiene. Più la credenza è supportata da immagini suggestive, che toccano l’emotività, più quella credenza scorre attraverso chi la osserva.

Non vogliamo dirvi di spegnere la televisione, semplicemente di guardare con occhi diversi ogni programma televisivo, ogni account social delle persone con molto seguito che seguite. La buona notizia è che quando cominciate a riconoscere certe tecniche, ne diventate immuni.

“Il potere centrale tende a dividere e a creare dissapori tra le fazioni, in modo che queste ultime non trovino mai la possibilità di unirsi contro di esso.”

Come nella favola di Andersen, “I vestiti nuovi del re”, così le opinioni televisive dette da X o Y acquistano del fascino agli occhi del manipolato. Quando le condividiamo, le ascoltiamo a bocca aperta, in piena estasi di applausi e consensi. Quando non le approviamo, invece, tendiamo a insultare, schernire, essere violenti verbalmente o fisicamente.

Non vi stiamo portando alla cessazione di ogni vostra idea, al contrario. Crediamo fermamente che il Governo sia lo specchio del suo popolo. Così un popolo che riconosce la manipolazione mentale, ha di conseguenza un Governo che non può manipolarlo.

Essere d’accordo o in disaccordo non dovrebbe cambiare il nostro modo di essere. Dire “non la penso come te”, non dovrebbe far comparire nessuna resistenza o sentimento negativo in noi. Il primo campanello d’allarme nel capire che siete prigionieri del manipolatore, sta proprio nelle sensazioni negative che vi suscita l’altra parte.

Qualsiasi sia il vostro pensiero, puntare il dito contro il vostro vicino non vi aiuterà a essere liberi. La vera libertà sta nel riconoscere che nella realtà dei fatti, il re è nudo. Abbiate il coraggio di urlarlo dopo averlo notato.

 

1 commento:

  1. Carissima Francesca, questo scritto è formidabile. Dimostri una lucidità di comprensione rare da trovare. Specialmente quando scrivi «Essere d’accordo o in disaccordo non dovrebbe cambiare il nostro modo di essere. Dire “non la penso come te”, non dovrebbe far comparire nessuna resistenza o sentimento negativo in noi». Questo che dici, in particolare, è segno di grande maturaità e rispetto per il prossimo. Brava. bravissima

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