martedì 17 agosto 2021

#Cinema&SerieTv: The Place - Recensione

Molte volte noi di 4Muses abbiamo scritto che vittima e carnefice sono due facce della stessa medaglia, due opposti non-opposti. Quando guardiamo le notizie ai telegiornali, inorridiamo davanti ai mali del mondo, alle violenze, alle stragi, sentiamo che tutte quelle cose non ci appartengono. Ci mettiamo su di un gradino, ci ergiamo a giustizieri, quando in realtà il pensiero di ognuno di noi difficilmente sarebbe condivisibile con il prossimo. Come avevamo scritto in un articolo sul personaggio di Death Note, Light Yagami, tutti noi “esternamente” parliamo di quanto sia sbagliato uccidere, ma “internamente” almeno una volta abbiamo pensato che sarebbe stato meglio veder sparire qualcuno. Su questo filo conduttore si inserisce il film che recensiamo oggi: “The Place”, uscito nel 2017. Si tratta di un adattamento cinematografico fatto da Paolo Genovese dell’opera “The Booth at the End” (“Il tavolo lì in fondo”, una serie tv statunitense).

Girato interamente in una tavola calda, The Place appunto, vediamo un uomo misterioso sempre al medesimo tavolo. Davanti a lui si siedono, a rotazione, otto personaggi, ciascuno con un profondo desiderio: abbiamo una suora che ha perso la fede in Cristo, un uomo con il figlio malato di cancro, una signora anziana con il marito malato di Alzhaimer, una donna che desidera essere più bella, una ragazza che vuole tornare con il suo amato, un cieco che rivuole la vista, un meccanico che vuole una notte di passione con la modella del suo calendario, un polizziotto che vuole ritrovare la refurtiva di una rapina. Otto persone diverse, otto desideri possibili, almeno da quanto dice quello che chiameremo il “Cliente”, seduto al tavolo del bar, che li ascolta e prende appunti. Per realizzare i loro sogni, però, dovranno compiere qualcosa di terribile. A uno viene chiesto di uccidere una bambina, a un altro di proteggerla, a uno dei personaggi verrà chiesto di compiere una strage con una bomba, a un altro di stuprare una donna e così via. Inizialmente, tutti gli otto personaggi reagiscono con sdegno a una richiesta tanto atroce, ma pian piano, tutti cambiano e cominciano ad attuare i loro piani.

Ciclicamente, tornano in quel bar a riferire i loro processi. La paura guida i loro cuori verso quelle terribili azioni, mostrando alla fine che il mostro più grande è dentro ognuno di loro, anche nella persona più insospettabile. Chi di loro porterà il proprio compito fino alla fine? Non vi raccontiamo il finale, state tranquilli. Il Cliente sembra imperturbabile, eppure i mali del mondo, le ferite dell’animo umano sembrano segnarlo: ha lo sguardo stanco, le rughe del viso si fanno più marcate e alla fine cede solo davanti a una persona: Angela, la sua controparte. Lei è solare, giovane, attraente, capace di farlo aprire. Ceduto il passo a qualcun altro, il domani sarà un giorno diverso.

Il film, implicitamente, ci pone una domanda importante: cosa siamo disposti a fare per veder esauditi i nostri sogni? La risposta, alquanto scontata, è: tutto. Ma siamo davvero disposti a tanto? Saremmo davvero in grado di uccidere un bambino se questo servisse a salvare il nostro? Saremmo davvero in grado di mettere una bomba e farla detonare in un locale pieno di gente se questo servisse a far guarire un nostro familiare dall’Alzhaimer? Uno dei personaggi più interessanti della storia ha proprio questo desiderio: si tratta di una signora anziana, che in casa si mette a preparare un esplosivo per far uscire suo marito dall’ospedale guarito. Pronuncia, infatti, una delle frasi più iconiche della pellicola: “Il fatto di avere una opportunità ci può spingere in una direzione sbagliata. C’è qualcosa di terribile in ognuno di noi e chi non è costretto a scoprirlo è molto fortunato. Io sono vecchia e c’ero quasi arrivata, invece il mio demone si è fatto vivo proprio all’ultimo.” E sempre lei darà una delle risposte più importanti sul finale.

Il Cliente assorbe su di sé i mali del mondo, li metabolozza e “sfama” i mostri che gli otto hanno dentro. Non vi è alcun obbligo, i personaggi possono abbandonare la loro missione in ogni momento, senza alcuna ripercussione. Ognuno di loro si troverà ad affrontare i propri demoni, arrivando poi alla consapevolezza di essere umani. Hanno tutti uno scopo, un fine ultimo, un desiderio, ma quale prezzo sono disposti a pagare? Ne varrà davvero la pena o alla fine accetteranno quello che sarà?

Come uno psicologo, il Cliente propone e ascolta, come uno psicologo, i dettagli delle sue “pedine”, appunta i successi su di un quaderno e smaschera le menzogne con uno sguardo, come un dio onnipotente che osserva in silenzio i personaggi muoversi sulla scacchiera della vita.

Genovese, il regista, non giudica, non fa mai in modo che lo spettatore possa puntare il dito contro uno dei personaggi, perché sono umani, disposti a salvare chi amano e per questo compiono delle scelte. Siamo noi, in realtà, come davanti a uno specchio. Che avremmo fatto noi al posto loro? È un faccia a faccia con il proprio lato oscuro, va compreso per poter proseguire la vita, anche se questo potrebbe cambiarci inevitabilmente. Siamo davvero pronti a convivere con qualcosa che ci potrebbe segnare o siamo in grado di aprirci anche a un cambio di rotta?

Se siete interessati, il film è disponibile su Disney+!

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