venerdì 6 agosto 2021

#Costume&Società: Il peso della perfezione

Quando sei brava, c’è poco da fare: tutti si aspettano tanto da te. A volte anche troppo. Riuscire in un campo e arrivare alle Olimpiadi non è un gioco da ragazzi. Per conquistare le ambite medaglie, bisogna superare i propri limiti e quelli degli atleti più bravi al mondo. Devi essere mostruosamente bravo, sacrificare gran parte della tua vita, sin dalla tenera età, in allenamenti estenuanti che puoi sopportare solo se ami una determinata disciplina e se sei pronta a tutto per portare a casa la vittoria. Ma che succede se tutta la nazione ha un’aspettativa su di te talmente alta da schiacciarti? Che succede se il fragile equilibrio mentale all’improvviso si spezza? È il caso di Simone Biles, la ginnasta statunitense che si è ritirata dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 per non compromettere la competizione delle sue compagne di squadra perché schiacciata dallo stress.

I titoli di giornale di tutto il mondo non sono stati magnanimi con lei: “Simone Biles si ritira per problemi di testa”, “super-frustrata” e altri articoli simili. Detta così la salute mentale sembra solo uno scherzo. La ginnasta qualche tempo prima aveva ammesso di sentire il peso del mondo sulle spalle, una pressione psicologica non da poco, come potete immaginare. Sui social ha confermato di voler prendere in mano la propria salute mentale. Se non c’è la testa, la ginnastica artistica a quei livelli può diventare letale e la Biles lo sa bene. Dopo una performance non proprio brillante, ha scelto di ritirarsi sia per la competizione a squadre che per quella in singolo.

Lei era la super favorita di queste olimpiadi, che avesse la vittoria in tasca era ovvio per tutti quelli che seguono questo sport. Definita da tutti come imbattibile, è sempre stata mostruosamente brava. Nei mondiali degli ultimi anni aveva conquistato un totale di venticinque medaglie, di cui diciannove ori. Un record non da poco che sottopone l’atleta a una pressione che noi “comuni mortali” non possiamo immaginare. In queste Olimpiadi doveva vincere almeno quattro ori, la sconfitta non era ammessa. La mente, però, a volte diventa una trappola, le pressioni e le aspettative di altrui carnefici feriscono anche i migliori, non a caso abbiamo pubblicato l’articolo “La vita non è una gara”. Neanche la vita di Biles lo è e ha saggiamente scelto di prendersi una pausa.

È essenziale che ci sia la testa per fare uno sport a certi livelli. Il lato della psiche non può essere ignorato, non può neanche essere banalizzato con “problemi di testa”, perché i demoni che si annidano nel nostro inconscio non sono uno scherzo e possono fare male, davvero male. Non è mascherando il tutto con un sorriso che i mostri che abbiamo dentro svaniscono. Non sono fumo, sono atroci e reali. “Ogni volta che sei in una situazione di stress, vai fuori di testa. La terapia mi ha aiutato molto. Ho combattuto tutti quei demoni, ora devo concentrarmi sulla mia salute mentale e non mettere a repentaglio la mia salute e il mio benessere. Dobbiamo proteggere il nostro corpo e la nostra mente. Nella mia testa ci sono solo io." Qualcuno può davvero darle torto? Quando carichiamo il nostro corpo di eccessive aspettative basta un errore per mandare tutto a rotoli. Aver sbagliato un volteggio e l’aver ottenuto il peggior voto della sua carriera ha mandato in tilt l’equilibrio mentale dell’atleta. Ognuno di noi vale più dei propri successi e non è una medaglia, come non lo è un pezzo di carta, a determinare il valore di una persona. Pensare alla salute è un sacrosanto diritto e un dovere.

L’ammissione della Biles non è per nulla scontata. La salute mentale è ancora oggi, nel 2021, un tabù, non se ne deve parlare perché al mondo dobbiamo consegnare l’immagine migliore di noi stessi. Dobbiamo essere perfetti, perché non dobbiamo mostrare la nostra fragilità. Ma non siamo macchine, non siamo esseri perfetti. Una vita spesa per puntare al risultato, pressioni psicologiche enormi e un’agenda fitta con gli sponsor da far invidia a un politico l’hanno portata a premere il pulsante “pausa” sulla sua carriera. Quando in una passione viene meno il divertimento, il fare le cose con piacere, forse è il momento di fermarsi un momento a riflettere su quello che vogliamo davvero. L'atleta questo ha fatto, ammettendo di non divertirsi più nella ginnastica artistica e non possiamo che farle i migliori auguri.

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