martedì 7 febbraio 2023

#Cinema&SerieTv: Locwood and Co. - Recensione

Quanto ci piacciono gli adolescenti che possiedono le capacità per salvare il mondo? Ve lo diciamo noi, tanto!

All’interno dell’immaginario collettivo, infatti, in tutta la letteratura del ‘900 è possibile rintracciare le caratteristiche che oggi riconduciamo alla serialità teen fantasy: giovani ragazzi, dalle abilità straordinarie, che provano a mettere in gioco la propria vita per poter salvare il mondo. Se a questo elemento aggiungiamo anche una Londra un po’ steampunk, distopica, in un’epoca non meglio definita, e i fantasmi, otteniamo il perfetto mix per una serie Urban Fantasy. Su Netflix, è approdata Lockwood and Co. una serie dall’interessante mitologia che ci ha coinvolti puntata dopo puntata.

Siamo in un’Inghilterra colpita da una strana piaga: regna il coprifuoco, perché durante la notte le creature dell’oltretomba infestano le vie. Case stregate e lasciti di morte fanno in modo che le anime restino ancorate a questo piano terreno. Gli adulti non hanno la capacità di vedere gli spiriti, al contrario dei ragazzini che riescono a interagire con le loro attività psichiche. Chi possiede la vista, chi riesce a sentirli, doti straordinarie che spariscono man mano che si cresce, ma che allo stesso tempo permette loro di compiere grandi gesta. I ragazzi con i doni, infatti, vengono impiegati in delle vere e proprie agenzie finalizzate allo scopo di preservare la sicurezza dei vivi. Armati di fioretto, chiamato stocco, i ragazzini affrontano diversi addestramenti sia per destreggiarsi fisicamente, sia per poter allenare il proprio dono.

Una mitologia ben chiara, dunque, che però si infittisce ancor di più quando la nostra protagonista è costretta ad abbandonare la propria città natia successivamente a un incidente di cui tutti la credono la diretta responsabile. Arrivata a Londra, mancandole l’ultimo grado per poter diventare ufficialmente un’agente, ha difficoltà a trovare un’agenzia che voglia assumerla. Approda, così, alla Lockwood and Co.: un’agenzia indipendente che sottopone i suoi cadetti a strani rituali di conoscenza. Anthony Lockwood (Cameron Chapman) ha deciso di iniziare la propria impresa ipotecando persino casa propria. Lui è alla ricerca delle luci della ribalta, così da poter far acquistare prestigio alla propria agenzia. Ma questa ricerca spasmodica di notorietà lo spinge ad agire in maniera sconsiderata.

Lockwood
ha delle tendenze che potremmo quasi definire suicide: non gli importa rischiare la propria vita, cerca adrenalinici stimoli per poter affrontare il nuovo giorno, agisce senza considerare davvero i bisogni dei suoi compagni. Anthony, abituato a vivere da solo, non è in grado di vincere il proprio egocentrismo e il proprio egoismo, nonostante sia profondamente diverso da quando Lucy Carlyle (Ruby Stokes) è entrata nella sua vita. La ragazza, infatti, costituisce una grande sfida per Anthony e, insieme a George, è una delle poche ragioni per la quale egli deve imparare a prendersi cura di se stesso.

Le avventure che i tre ragazzi vivono nel corso di questa prima stagione li spingono a diventare sempre più uniti. Vivono sotto lo stesso tetto, si allenano, studiano e mangiano insieme. Caso dopo caso, tutti e tre, affrontano i propri fantasmi più o meno psicologici e/o reali. I tre, in questo modo, arrivano a un alto grado di unione, elemento che li rende sempre più una famiglia, anche se Lokwood e Lucy sono facilmente shippabili.

Di solito, le protagoniste femminili di questo tipo di avventure sono un po’ insopportabili. La caratterizzazione che vien data loro è quella delle classiche Mary Sue: bravissime e innocentissime. Con Lucy questo viene un po’ accantonato. La ragazza, oltre che partire con un grande trauma familiare e amicale alle spalle, deve affrontare anche la difficoltà di gestione del proprio dono. Il fatto che alla fine della fiera loro tre riescano a risolvere le situazioni in cui si cacciano è dato da un mix di fattori che, per fortuna, non dipendono solo da lei. I tre ragazzi, infatti, sono una buona combo di caratteristiche che funzionano bene tra loro, si completano e non rispondono in toto a delle figure un po’ stereotipate. Sì, lei è la Mary Sue; dall’altra abbiamo il bel ricco orfano con i suoi traumi alle spalle e dall’altra il topo da biblioteca, ma in una Londra fatta di fantasmi loro hanno anche ben altro da offrire che può essere sicuramente spunto per le prossime stagioni.

Scusateci se ci lasciamo andare con questo commento conclusivo, ma non possiamo fare a meno di evidenziare e sottolineare l’alchimia tra Lucy e Lockwood. Il modo con cui i due si guardano, le azioni che sono state inserite nel copione e le interazioni che hanno sono decisamente da colpo al cuore. Funzionano bene come squadra di amici, esattamente come funzionerebbero bene come coppia. Purtroppo siamo ben consci che ciò non avverrà ben presto, dovranno rischiare ben più di quanto non abbiano fatto finora, ma sarà divertente conoscere altro sulla loro storia adesso che quella porta sta per essere aperta.

La produzione, comunque, ha usato una meticolosa cura nel confezionare i dettagli di questa serie. Tra i titoli di testa, che forniscono indizi sull’andamento della puntata, le canzoni scelte per la colonna sonora, e una mitologia ben orchestrata, questa serie ha il potenziale per poter creare un nuovo trend all’interno del palinsesto della piattaforma. Ogni testo va letto, ogni urlo va ascoltato, ogni dettaglio va osservato. Lockwood and Co. è un mix interessante di argomenti che possono fornire un interessante svolta per il fantasy.

Nessun commento:

Posta un commento