giovedì 2 febbraio 2023

#Venezia79: Gli Spiriti dell'Isola - Recensione

Durante il Festival Internazionale del Cinema di Venezia, abbiamo avuto modo di vedere una pellicola che, in modo folle e grottesco, porta in scena la stupida ostinazione umana. Due adulti che iniziano a comportarsi da bambini rompendo l’unica speranza che li ha da sempre accompagnati nel corso della loro vita: la loro amicizia. Gli Spiriti dell’Isola arriva in sala il 2 febbraio e accompagnerà il suo pubblico in una rappresentazione dell’infantile conflitto umano.

Padraic e Colm sono amici da tutta la vita, il loro rapporto è quasi fraterno fatto di vecchie abitudini in un’isola che lascia poco spazio all’immaginazione. Si sta in attesa della morte, in un luogo nel quale non vi sono praticamente né donne né bambini, si pascola il bestiame e si trascorre il tempo nel pub del paese. L’amicizia è l’unica cosa che resta nell’attesa della fine. Sullo sfondo, dall’altra parte dell’isola, vi sono gli scontri di quella guerra fratricida che ha caratterizzato l’Irlanda negli anni ’20. Una continua lotta inutile che non fa altro che versare sangue sulla terra.

Ma un giorno questo cambia: Colm si alza dal letto e decide di non essere più amico di Padraic. In attesa dell’inevitabile, allora, decide di dover trovare uno scopo che possa renderlo eterno per gli altri; una motivazione stupida che lo fa muovere su delle scelte decisamente discutibili e folli. Il rapporto tra i due, inclinato dalla frase “non mi vai più a genio”, diventa il simbolo della stupidità del conflitto umano. La guerra civile irlandese prende vita dalle scelte che i due uomini iniziano a compiere.

Martin McDonagh
, vincitore del premio per la migliore sceneggiatura (sia a Venezia che ai Golden Globe), firma una pellicola che in maniera grottesca sviscera il dramma della condizione umana. Troppe parole da parte di Padraic, troppo poche da parte di Colm. Un tentativo di prevaricare sull’altro mettendo a repentaglio tutto ciò che di certo si aveva personalmente.

L’interpretazione di Colin Farrel gli ha fatto guadagnare la Coppa Volpi a Venezia e anche il Golden Globe come migliore attore in una commedia o film musicale, sicuramente gli farà valere anche la candidatura agli Oscar di quest’anno. Uno scontro diretto, con buona probabilità, con Brendan Fraser per il suo The Whale.

Siamo davanti a una scrittura solida sia se si voglia inquadrare questa pellicola come dramma, che come commedia. Del resto, McDanagh aveva già guadagnato i suoi riconoscimenti nella scrittura con il film “Tre Manifesti a Ebbing, Missuri”, nel 2018, raccontando anche in quel caso le debolezze umane davanti a fatti drammatici. In questa pellicola, si muove come uno spirito che riesce a narrare in modo viscerare l’attesa della morte.

È un sorriso amaro quello che appare sul volto del pubblico davanti a questa brillante e tragica commedia. “Gli spiriti dell’isola” riesce a guardare la vacuità degli eterni conflitti che affliggono l’umanità. Lotte di potere che mascherano un’infantilità di fondo, una ricerca di attenzioni per potersi accaparrare una palla che nessuno finora aveva desiderato. Il titolo in inglese fornisce un’ulteriore dettaglio riguardante questa storia: gli spiriti non sono altro che le Banshee, figure mitologiche che appartengono alla mitologia irlandese e che appaiono per annunciare la morte. Spiriti che restano a guardare e urlano all’orecchio di chi ci sta per lasciare impotenti davanti all’agire umano.

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