mercoledì 1 febbraio 2023

#Racconti: il principe e la lumaca, pt. 2

Questa è la seconda parte di un racconto, per leggere la prima clicca qui

In locanda nessuno si è informato dell’investitura del principe. Solo il locandiere sa ciò. Tutti i clienti ignari, invece, accolgono il principe con entusiasmo. Nonostante egli vivesse tra gli aristocratici, riusciva a farsi benvolere dalla plebe. Ogni volta che entrava in locanda, uno dei beoni intonava un urlo per salutarlo.

Cliente: “Guardate è arrivato il Principe! L’unico nobile che s’intrattiene con noi!”

Questa e frasi simili si udivano ogni qualvolta che il principe entrava. Ma il principe non era solito bere vino o birra, né consumare particolari pasti lì dentro. Certo, ogni tanto ordinava qualche secondo, ma non era per mangiare che si recava lì. Non oggi specialmente, dato che aveva già mangiato al suo banchetto. 

A lui interessava solo una cosa: la gara delle lumache. 

Per lui era una droga, un’adrenalina che lo faceva sentir più vivo che mai.

E non si sforzava neanche a tenerlo nascosto. Salutava e andava nell’angolo spedito dove era allestito un tavolino gestito da uno strano individuo che ogni giorno si presentava con un nome diverso. Tutti lo conoscevano, ma nessuno sapeva come si chiamasse davvero quel losco croupier.

Croupier: “Buonasera principe, oggi potete chiamare Gaston. Sapevo che sarebbe arrivato, lo sentivo. Ho tenuto le lumache affamate per voi, cosicché possano dare il loro meglio nella corsa”.

La corsa delle lumache consisteva nel vederle arrivare a un pezzo di lattuga posta dall’altro lato del tavolo. Un passatempo decisamente discutibile, ma sulle singole lumache delle volte si scommettevano molti denari.

Il principe: “Sbaglio o vedo una nuova lumaca? Questa non c’era le altre volte… Ha un nome?”

Croupier: “Il suo nome è Saetta”.

Il croupier si avvicina loscamente all’orecchio del principe, sussurrandogli qualcosa.

Croupier: “Non dovrei dirtelo, ma oggi è la lumaca che ha mangiato meno… potrebbe essere debole, ma potrebbe dare tutta se stessa per ottenere la lattuga”. 

Gli altri ubriachi al banco avevano già fatto le loro puntate. Devin, dopo la seconda pinta, aveva scommesso le sue braghe su “Freccia”. Lewis, invece, sobrio ma sognante, aveva puntato l’intera paga giornaliera su “Brezza”. 

Ma il principe ha un buon presentimento su Saetta e punta su lei cento denari. 

La gara è iniziata, tutti in locanda sono con il fiato sospeso e le lumache iniziano ad accelerare verso la loro agognata lattuga. In testa Saetta e Freccia, in un testa a testa che lascia presagire uno scontro all’ultimo secondo. 

E dopo ben ventisette minuti si ha il verdetto: Freccia ha vinto la competizione. 

Il principe è scosso, non tanto per aver perso i denari, quanto perché ci teneva alla vittoria di quella lumaca in particolare. 

Devin, contentissimo della vincita e di non dover dar via le braghe, offre una pinta a tutti in locanda. 

Croupier: “Suvvia, mio caro principe, non esser giù di morale. Anzi sapete cosa vi dico? Se volete vi regalo Saetta… D’altronde, durante la gara, il locandiere mi ha rivelato che per  oggi è un giorno molto importante”.

Il croupier, oggi conosciuto come Gaston, prende Saetta e la mette in un barattolo di vetro che porge al principe. Il principe, alquanto confuso, lo afferra e lo porta con sé. 

Il croupier nel mentre si avvicina al principe sussurrandogli: “Vai al retro della locanda, il locandiere deve fare due chiacchiere con te”.

Ogni volta che il principe sentiva queste parole aveva i brividi, spesso non era niente di ché, ma delle volte veniva a conoscenza di debiti che aveva completamente dimenticato. 

Il principe si reca dunque sul retro della locanda dove ad attenderlo vi era il locandiere seduto su una sedia a dondolo consunta che scricchiolava rumorosamente. 

Principe: “Non mi dire che ho altri debiti, ti ho ripagato tutte le mie cene la settimana scorsa”.

Locandiere: “Non si tratta di quello, si tratta dell’investitura di oggi”.

Principe: “Che tedio! Preferivo parlare di debiti. Che cosa vuoi sapere a riguardo?”

Locandiere: “La sapete vero la leggenda del paladino figlio di un’elfa?”

Principe: “Alla tua età credi ancora a queste cose?”

Locandiere: “Che devo dirti… vivendo in un mondo fantasy di stampo medievale, queste cose sono all’ordine le giorno. E quindi sì, oggi che siete stato nominato paladino, io sono autorizzato a chiederti di indagare sul mistero del Tevere”.

Il locandiera porge al principe delle carte con su scritte i decreti reali riguardanti le funzioni istituzionali del Paladino. 

Il principe non le afferra nemmeno perché conosce bene le obbligazioni dell’eroe e tutti i doveri burocratici annessi… Per cui non si può tirare indietro. Il principe si limita a rispondere indispettito…

Principe: “Va bene, indagherò. Ma ho l’obbligo di sorvegliare per non più di trentasei ore nell’arco di una settimana. Dopodiché decadrà la tua richiesta”. 

Il locandiere annuisce compiaciuto, e porge al principe una sciabola.

Locandiere: “Prendi quest’arma. Un eroe della tua caratura non può andare in giro solo con quell’arco che ti porti appresso”.

Il principe allora si arma, per andare a indagare sul Tevere nella notte di luna piena… 

Per leggere la terza parte clicca qui (disponibile da domani alle 15:30)


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