martedì 14 marzo 2023

#Racconti: Essere umano sintetico

“Cari posteri,

Avete mai visto Matrix? Qualche episodio di Black Mirror? O semplicemente, avete mai giocato a un videogioco?


Questi problemi nati tra l’incrocio di bioetica e tecnologia mi in inquietano.

Ciò che mi fa paura è pensare che forse anche io sia digitale. E per digitale intendo simulato. E per simulato intendo una pallida e grossolana imitazione di ciò che è reale.

L’inquietudine non è tanto veder sottratto il dominio del reale, ma quello di ciò che va oltre.

Si perde lo spirito del tutto, si smarrisce il senso che con fatica si è costruito.

La necessità crolla, si scopre non esserci mai stata, e una casualità sovrana rende vana qualsiasi azione.

La mancanza dell’anima, capite? Non la mancanza di Dio, ma la mancanza espressa ed esplicita di quella consapevolezza organica posseduta unicamente dagli esseri in carne e non simulati.

Il solo pensiero mi dà i brividi, mi metto in un angolo e capisco che non esisto se non in funzione di qualcosa che potrebbe pure essere futile in sé.”

Queste parole appaiono come testo a due programmatori di una strabiliante realtà virtuale. I programmatori sono sorpresi, dato che nessuno dei due ha inserito personaggi del genere dentro la simulazione.

Giorgio: “Strabiliante, non trovi?”

Fabio: “Da non credere. Abbiamo appena creato la beta di questo videogioco e già qualche personaggio ha l’angoscia esistenziale”.

Su un altro piano dell’esistenza, un altro Programmatore, il Primo, osserva da un monitor le sue creazioni che si sorprendono a vedere altre incarnazioni simulate come loro.

Il Primo Programmatore osserva, tacito e lascia scorrere gli eventi nei limiti del codice da lui generato.

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