mercoledì 17 febbraio 2021

#Costume&Società: Il Carnevale di Sciacca

Chi non è mai stato in Sicilia non ha mai avuto il piacere di conoscere un luogo nevralgico di incontro tra culture differenti. Chi l’ha vissuta, chi è nato tra quelle terre, chi ha respirato quell’aria almeno una volta nella vita, ha avuto la fortuna di poter avere sulla propria pelle un’impronta indelebile di storia, arte e tradizioni.

La Sicilia è una poesia.

La Sicilia è un modo di vivere.

Tra le varie tradizioni che, da sempre, hanno caratterizzato la sua storia vi è sicuramente il Carnevale. E tra i modi più antichi e tradizionali per poterlo festeggiare c’è quello di Sciacca. In questa cittadina di 45mila abitanti si nasconde una cultura molto profonda e spesso sconosciuta al resto degli abitanti del nostro stivale.

Le prime testimonianze scritte sulla sua esistenza risalgono al 1889; Giuseppe Pietrè, uno scrittore e etnologo palermitano, che ha accennato a questa festività nella sua opera “Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”. Ma, in realtà, le sue usanze sono direttamente legate ai festeggiamenti dei Saturnali romani; quindi i suoi riti nascono come una derivazione della dominazione romana nelle terre del sud-ovest dell’isola e si sono mantenute anche durante la dominazione arabo-normanna e poi quella spagnola. Proprio dall’unione di quei rituali, infatti, è possibile rintracciare quelle usanze ancora tipiche di questa festività tra cui il rogo della maschera che simboleggiava il re e il consumo di alcol e di carne arrosto. Nel 1616, il viceré di Sicilia Petro Tellez-Giron, III duca di Osuna, istituì l’obbligo del travestimento durante i giorni che antecedevano la quaresima cristiana.

Carro "Raggi di Luce" anno 2017
(Si, quella è Virginia Raggi, quella è la Lupa Capitolina
e dietro c'è Beppe Grillo)
Molte delle sue tradizioni sono rimaste invariate nel corso dei secoli, motivo per cui questo viene considerato il carnevale più antico di Sicilia, nonostante la sua diretta rivalità col Carnevale di Acireale.
La festa popolare, nel corso del tempo, si è trasformata in un vero e proprio spettacolo la quale attrattiva principale sono i carri di cartapesta che sfilano per le vie centrali del paese. L’usanza dei Carri allegorici viene fatta risalire addirittura agli anni ‘20, le grandi piattaforme addobbate infatti venivano trainate da cavalli o buoi così che le varie comitive travestite potessero esibirsi su di esse in balli e canti.

I carri allegorici e i gruppi mascherati, dunque, sono gli elementi che costituiscono lo spettacolo del carnevale di Sciacca. La musica degli inni e i loro testi, uniti ai simboli dei carri, raccontano una vera e propria satira della società contemporanea cercando di mettere a nudo non solo i problemi sociali d’Italia, ma anche della realtà del comune siciliano. Personaggi locali, così, si univano ai personaggi più noti al pubblico; negli ultimi anni non era difficile individuare o riconoscere Trump così come anche personaggi di alcuni film. Tutta la città viene coinvolta nelle festività del carnevale. I più piccoli, anche a scuola, vengono coinvolti nei gruppi mascherati, così da potersi esibire sul palco posto al centro della piazza cittadina. I più grandi costruiscono le impalcature e i movimenti in ferro e cartapesta che sono l'anima dei carri. Ogni singola opera, infatti, è articolata in complessi movimenti meccanici accompagnati da impianti di illuminazione oltre che sonori.

Carro del Peppe Nappa raffigurante l'ex Assessore
allo Spettacolo Salvatore Monte 
Sul carro principale, quello del Peppe Nappa (il vero simbolo del carnevale cittadino) si mantiene la tradizione più antica e più simile all’idea dei Baccanali. Il consumo di vino e carne arrosto è, infatti, tipico delle serate carnascialesche; consumo che tradizionalmente viene anche offerto dal carro stesso. Non si può dire di essere stati al carnevale di Sciacca senza aver fatto la fila dietro il carro del Peppe Nappa in movimento, così da poter essere pronti ad accaparrarsi un pezzo di Salsiccia - rigorosamente mezzo crudo - e un bicchiere di vino per poter brindare con tutte le persone presenti.

La festa, tipicamente, inizia il giovedì prima dell’inizio della Quaresima, nella quale vengono montati i carri lungo via dei Cappuccini; una via centrale posta immediatamente dopo una delle porte del centro del paese: Porta Palermo. I carri, posti in fila nell’ordine in cui dovranno poi partire e sfilare il giorno dopo, durante la prima serata, quella del venerdì, iniziano il loro cammino spostandosi da Via dei Cappucini a Viale della Vittoria, da lì partiranno i gironi consecutivi. Il sabato, la domenica, il lunedì e il martedì, sono i giorni sia di gara che di festeggiamento. Infatti, nel corso degli anni, è nata una vera e propria competizione tra i vari carristi, perchè chi lavora ai carri può ambire a dei premi messi in palio non solo dalle casse comunali, ma anche dagli sponsor che cercando di pubblicizzarsi durante quei giorni.
Ogni singolo carro, una volta ultimata la sua sfilata, arriva in piazza e attende l’esibizione del gruppo mascherato sul palco. I carri di categoria A si esibiscono persino in alcune recite pregne di battute e di satira, rigorosamente fatte in dialetto.

Il carnevale termina il martedì grasso con il rogo notturno del carro principale, quello del Peppe Nappa. Il rogo si svolge al centro della piazza cittadina e viene vissuto come un vero e proprio lutto dai cittadini saccensi.

Essendo un vero e proprio spettacolo artistico, alcune delle maschere e i progetti dei carri che si sono susseguiti nel corso dei decenni, sono stati costituiti nel nuovo museo del carnevale, luogo che è stato usato anche per altre manifestazioni culturali come lo Sciacca Comics - Winter Edition.

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