giovedì 18 febbraio 2021

#Costume&Società: Il Carnevale di Putignano

Il Carnevale è, per antonomasia, una festa gioiosa, fatta di maschere, balli e risate. Nelle sue varie forme, viene festeggiato da Nord a Sud in maniera colorata e diversa. Oggi vogliamo parlarvi del Carnevale di Putignano, in Puglia, il più antico d’Europa.

Partiamo dalle origini: come è nato?

Siamo sulla costa pugliese, nel 1394, dove le razzie del popolo saraceno minano costantemente la tranquillità dei cittadini. Diventa così importante proteggere le reliquie custodite nell’Abbazia di Monopoli: quelle di Santo Stefano Protomartire e quale miglior posto lontano dalla costa se non Putignano? È il 26 dicembre del 1394 quando le reliquie vengono spostate nella Chiesa di Santa Maria la Greca. Secondo la leggenda, i contadini abbandonarono i campi mentre erano intenti ad intrecciare i rami delle viti, per accogliere il corteo con canti e balli, festeggiando l’arrivo delle reliquie. Secondo gli storici, nascevano in quel momento le Propaggini, ancora oggi cuore della tradizione carnevalesca locale.

Durante l’epoca fascista, il Carnevale diventa la festa di tutti, non più solo dei contadini, e cominciano a sfilare non più i carretti con gli stracci, ma carri allegorici di carta e ferro intrecciato. Non a caso il carro scenico era un modello di comunicazione molto caro ai fascisti. Negli anni ’50 il tutto si raffina: è il trionfo della castapesta, dove la maestranza artigianale darà il meglio di sé mostrando la propria bravura. Si pensa che il primo carro sia stato creato partendo con la rete di un pollaio.

I carri della tradizione, come sempre, rappresentano il mondo della politica, della cultura e della società a scopo satirico. La cartapesta delle raffigurazioni viene impreziosita di particolari seguendo il procedimento della scuola putignanese, tramandando il tutto da generazione in generazione. Per unire i vari strati di carta si è soliti usare la colla di farina.

Ma come si costruisce un carro? Per prima cosa si crea una sagoma d’argilla, per poi far colare il gesso bollente sull’argilla che, una volta raffredato, permetterà agli artigiani di iniziare a lavorare con la cartapesta, imbevuta di un mix di acqua e farina. Il gesso non si deve, però, attaccare alla carta, quindi lo si rivestità d’olio. Il risultato di cartapesta verrà poi rivestito di cartacemento per rendero idrorepellente. Alla fine lo si colora usando le tinte idrosolubili. Quando i carri diventano davvero grandi, la tradizione vuole che i movimenti siano effettuati da leve manovrate dagli uomini. Negli ultimi anni, però, l'innovazione tecnologica ha permesso di snellire il tutto con i movimenti elettronici guidati dai computer.

Nel corso degli anni, la Fondazione del Carnevale ha imposto temi precisi per i carri, come i film di Federico Fellini, la musica di Giuseppe Verdi, i Sette vizi Capitali, i mostri, gli Eroi e la Terra vista dal Carnevale.

La maschera tipica del Carnevale di Putignano è la “Farinella”, il cui nome rimanda a un piatto della cucina putignanese. Questa maschera si riferisce a un fornaio che salvò la città con la sua astuzia. Al tempo, come dicevamo, le razzie erano all’ordine del giorno e Farinella, il fornaio, espose ai suoi compaesani il suo piano: dato che era passata da poco un’epidemia di peste, invitò tutti a coprirsi il corpo con la Farinella, una farina finissima fatta di ceci e orzo. Alcuni dovevano anche vestirsi da guardie cittadine per rendere il tutto più credibile e, come ciliegina sulla torta, dovevano mettere dei campanacci addosso, cosi da fare un rumore tale da ricordare gli untori. Infine, delle finte guardie dovevano andare incontro ai saraceni per avvertirli dell’epidemia in corso. I saraceni, però, andarono comunque a controllare e, vedendo i cittadini con quelle che sembravano piaghe a tutti gli effetti, scapparono via. Farinella quindi salvò Putignano come eroe cittadino e divenne anche la maschera del carnevale.

E voi siete mai stati al Carnevale di Putignano?

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