venerdì 5 marzo 2021

#StorieRomane: Il Casino Nobile

facciata del Casino Nobile
Nel pieno centro del quartiere Nomentano, a pochi passi da Piazza Bologna e dall'omonima fermata metro vi è incastonata una delle piccole (e tantissime) gemme di Roma: Villa Torlonia.

Originariamente proprietà della famiglia Doria Landi Pamphilj che adibì l'oggi parco pubblico a tenuta agricola dal diciassettesimo secolo fino alla metà del diciottesimo secolo e successivamente proprietà della famiglia Colonna, il passaggio del testimone agli attuali proprietari - i Torlonia - avvenì solo nel 1797.
Solo nel 1806 furono però iniziati i lavori all'interno della villa, su progetto di Giuseppe Valadier e continuati da Quintiliano Raimondi, Giuseppe Jappelli e Giovan Battista Caretti.Frutto dei lavori di restauro eseguiti tra il 1802 e il 1806 dall'architetto Giuseppe Valadier e grazie alla manodopera di Giovan Battista Caretti e Rinaldo Rinaldi (allievo di Antonio Canova) tra il 1832 e il 1840, il Casino Nobile è stata la residenza principale della Famiglia Torlonia fino al 1925, quando Benito Mussolini affittò l'edificio alla cifra simbolica di una lira.
Tra il '25 e il '43, anni in cui il duce prese dimora al Casino, furono aggiunti due bunker: uno antigas e uno antiaereo.

Diviso in "Museo della Villa" e "Museo della Scuola Romana", tutte le opere presenti all'interno dell'edificio (fatta eccezione per le opere più moderne) sono solo una minima parte della collezione Torlonia.
Il Museo della Villa, che si estende sul piano terra e sul primo piano è composto da diciannove stanze: l'ingresso, il primo vestibolo, il bagno, la biblioteca, la stanza berceau, il portico, la camera di Psiche, la camera dei poeti e degli artisti italiani, il secondo vestibolo, la sala da ballo, la scalinata, l'anticamera, la sala di Bacco, la sala gotica, il gabinetto di Venere, la camera da letto, la stanza di passaggio, la camera egizia e la sala di Alessandro.
Camminando per queste stanze è inevitabile non rendersi conto del lusso sfacciato che spesso viene affiancato al nome di questa nobile famiglia, un lusso e una ricchezza che vennero in passato così tanto ostentate che furono affiancate all'aggettivo "imbarazzante".
"E che sei, Torlonia?" si usava dire una volta a Roma, per rimproverare qualsiasi tipo di sfrenata ostentazione.

il bagno
Se è vero che la prima immagine che diamo a qualcuno è equivalente al nostro bigliettino da visita - ed è vero -, l'ingresso, ellittico, rappresenta appieno la ricchezza esagerata di cui vi abbiamo appena parlato; dodici colonne in marmo bianco, con marmo di Carrara e bardiglio ai pavimenti, e con una volta suddivisa in scomparti con raffigurati gli stemmi della famiglia e allegorie della Fama.
Insomma, per essere una piccola stanzetta d'ingresso, niente male.

Per dare un altro esempio della sfarzosità di questo luogo, nel bagno - solitamente una delle stanze in cui ci si sofferma di meno - ispirato alle "stufe" rinascimentali e ricoperto di pitture murali dipinte con la tecnica di olio su muro a grottesco, di Pietro Paoletti (vedi: Diana e Callisto, Ratto d'Europa, Leda con il cigno, Pan e Siringa e Nascita di Venere) è impossibile non alzare le sopracciglia e assumere uno sguardo tra lo stupefatto e il divertito.

sala da ballo
La vera sfarzosità si percepisce veramente nella sala da ballo, sala centrale del Casino e posta su due piani. Fu ristrutturata da Giovan Battista Caretti, che comunque mantenne la struttura originale di Giuseppe Valadier ma aggiunse due ballatoi, un'orchestra e alcune decorazioni, tra dipinti, marmi, stucchi e dorature.
Le colonne presenti nella stanza provvisti di capitelli compositi (l'ordine composito è un ordine dell'architettura romana caratterizzato dalla sintesi dell'ordine ionico italico e corinzio), i lacunari - o cassettoni - dorati e il fregio di amorini sono di Pietro Galli.
Le pareti sono dipinte in giallo e sono volte a simulare il marmo, il pavimento era precedentemente di un mosaico policromo identico al mosaico di Palestrina, ma nel 1888 fu spostato nel Palazzo Torlonia di Piazza Scossacavalli a Roma (demolita nel 1937 a causa della costruzione di Via della Conciliazione) e sostituito da marmi da colori accesi e vivaci.
Nella volta della stanza sono rappresentati le storie di Amore di Domenico Toietti e Leonardo Massabò e nelle lunette sono rappresentati il Volo delle dodici ore e il Volo delle tre Grazie di Massabò, e il Parnaso di Francesco Coghetti.
Le statue presenti all'interno della stanza sono un'Afrodite di età flavia-andreiana (primo e secondo secolo) in marmo di Thasos con integrazioni di marmo lunense del restauro di Bartolomeo Cavaceppi eseguito nel diciottesimo secolo e un togato di età augustea-prima età tiberiana (primo secolo) in marmo lunense, anch'esso restaurato da Cavaceppi.

Dando invece un piccolo sguardo al secondo piano troviamo il Museo della Scuola Romana, al cui interno vi sono esposti perlopiù quadri tutti appartenenti a un lasso di anni che spazia dalla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale ed appartengono al realismo romano e alla Scuola di Via Cavour.
Alcuni dei nomi che possiamo trovare al suo interno sono: Fausto Pirandello, Guglielmo Janni, Riccardo Francalancia, Alberto Burri, Mario Mafai e Antonietta Raphaël.

Dalla breve occhiata che abbiamo dato oggi a questo edificio così peculiare dovreste aver capito che è un altro di quei luoghi di Roma che, sia che voi siate romani o semplicemente dei turisti, non potete decisamente farvi scappare.
A proposito di luoghi della Città Eterna che non potete farvi scappare, vi consigliamo vivamente di dare un'occhiata alla nostra rubrica di Storie Romane!

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