venerdì 19 marzo 2021

#Libri: Un Angelo Per Sempre

Se esiste una scrittrice che c’è sempre stata a cuore, quella è di sicuro Federica Bosco. Con uno stile frizzante, ironico ma molto riflessivo, l’autrice ricorda Sophie Kinsella, ma con un modo di entrare in contatto con lettore molto più profondo, unico.

Il suo ultimo libro uscito, e che oggi vogliamo recensirvi, è “Un Angelo per sempre”, pubblicato sul finire dello scorso anno dalla Netwon Compton Editori. Questo romanzo, l’ultimo della tetralogia, è stato letteralmente una sorpresa per tutti i lettori fan della ballerina Mia. All’inizio della saga, ci troviamo a seguire le vicende della ballerina di danza classica Mia Foster Benelli (di 16 anni) e del suo tragico amore per Patrick, scomparso in mare allo sbocciare del loro amore per salvare prima un bambino che stava affogando, poi il cane della protagonista, tornato a riva senza il suo salvatore. Per tanto tempo Mia si ritrova a non-vivere, in una esistenza dove la scomparsa del suo ragazzo la spinge ad autodistruggersi, a tentare perfino il suicidio per il non riuscire a sopravvivere a tale dolore. Ma l’amore di Patrick la salva, facendola emergere in qualche modo dalle gelide acque del mare del Nord. Navigando in un limbo di vita-morte-sogno, Mia sembra esser pronta a vivere e a mettere da parte il suo amore per il ragazzo che le ha salvato la vita, riprendendo così a portare avanti il suo sogno della danza con Adam al suo fianco, a cui sembra che Patrick dia la benedizione.
Per sette lunghi anni, la vita di Mia sembra andare a gonfie vele: balla con l'American Ballet Theatre di New York e vive con Adam. Tutto sembra andare a gonfie vele, le manca solo un ultimo passo per diventarte ballerina solista, ma quando sembra aver raggiunto la vetta, ecco che la sua vita prende ancora una volta una terribile piega: un incidente manda letteralmente a pezzi il suo sogno. Quando un taxi rischia di investirla, ecco che sopraggiunge un ragazzo che la scaraventa di lato, evitandole la morte, ma provocandole danni che non le permetteranno di tornare a ballare, non nell’immediato almeno e non in tempo per fare la prova da solista.
Piano piano, il suo mondo cade a pezzi. "The show must go on" ed ecco che Mia è fuori dal corpo di ballo e, rinchiusa in casa, comincia a notare che Adam sta andando alla deriva, in una continua competizione con Patrick, morto ormai da anni. Ma non è tutto: il corpo del ragazzo non è mai stato trovato, eppure il giovane che ha salvato Mia dall’incidente è l’esatta copia di Patrick. Che sia tornato ancora una volta per salvarla?


La storia di Mia è la storia di una strada sbagliata. Lei ha sempre vissuto per la danza, ma le tante vicessitudini della vita sembrano averla spinta verso un’unica direzione. Lei è magica sul palco, ama i riflettori, il silenzio rapito del pubblico e la musica che la culla dolcemente. Tutto sembra perfetto, ma un incidente le fa capire che, in fondo, anche se lei ha sempre voluto ballare, quella non era la sua strada: troppa competizione, troppi canoni imposti, troppa energia sacrificata per una carriera destinata a frenarsi bruscamente dopo un infortunio o, comunque, nel giro di pochi anni. Le ballerine di danza classica non conoscono ferie, come viene detto nel romanzo: “se salti un allenamento lo sai tu, se ne salti due lo sa la tua insegnante, se ne salti tre lo saprà il pubblico”. Inoltre la competizione è spietata, tutti sono lì, pronti a buttarti giù, a dirti che non sei abbastanza, che il tuo corpo, un tempi sacro, anche se hai vent’anni non può pesare più di una quarantina di chili. Sempre perfette come statue ma legiadre come farfalle, Mia capisce che c’è un’altra via da percorrere e così mette su la sua compagnia di gente non esattamente conformi alla danza, ma che rappresenta sul palco il significato dell’Amore con la A maiuscola, quella che la nostra protagonista ritrova in sé e nel suo salvatore.

Le protagoniste dei romanzi rosa, di solito, vivono in funzione del grande amore, quello che ti salva e a cui nessuno potrà mai essere all’altezza. È il vero grande amore, forse anche il primo, quello che lega tutte le protagoniste in una sola. Ma Mia è diversa. È consapevole di cosa sia l’amore, si rende anche conto che Patrick è stato un capitolo importante, fondamentale, ma che comunque la vita di tutti va avanti. Il mondo non si ferma per un lutto e così non deve fare neanche lei. Che sia il suo inconscio o lo spirito di Patrick, lei capisce che forse il diventare prima ballerina non è il suo destino.


Non solo, perché Mia è giovane e, come tutte, soffre delle stesse delusioni e frustrazioni della donna che cresce, consapevole della propria bravura ma piena di dubbi, il percorso che l’ha portata a realizzari non è che il risultato di miliardi di piccole scelte fatte nel quotidiano. Piangendo e ridendo con Mia, ci ritroviamo catapultati tutti insieme nel magico mondo delle punte, dei passi a due, delle pirouettes e prese in aria, volteggi e quell’amore incondizionato di chi ci vuole bene davvero.

Viviamo ed empatiziamo con le gioie e i dolori di Mia. Federica Bosco ha creato un romanzo e una saga da leggere tutta d’un fiato, senza che la lettura, nonostante i temi di vita e morte, risulti mai pesante, anzi, tutt’altro. La storia di Mia è la storia di una rivincita, la storia di una ragazza che affronta la vita a testa alta, conscia che il dolore è una parte che l’essere umano non può fare a meno di vivere e che, nonostante tutto, la vita non ci pone mai davanti sfide che non possiamo vincere. E Mia vince, anche stavolta.

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