lunedì 3 maggio 2021

#Anime: Eren Yeager - analisi del personaggio

Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.

Se pensavate che Levi fosse un personaggio ben scritto, evidentemente non vi siete ancora soffermati a pensare bene al personaggio di Eren.
Ci sembra d'obbligo fare una premessa: questo articolo sta venendo scritto il 9 Aprile, giorno dell'uscita ufficiale dell'ultimo volume del manga dell'Attacco dei Giganti - il 139 - scritto e disegnato da Hajime Isayama e in questo articolo, a differenza dei precedenti due articoli su Armin Arlert e Levi Ackerman, ci soffermeremo anche sugli avvenimenti del manga.
Sul nome del personaggio, anche in questo caso, c'è tanto da dire e sembra essere incredibilmente in linea con quello che è il personaggio: Eren, di origini turche, significa "santo" o "sant'uomo", mentre il cognome, Yeager (Yēgā in giapponese) non è altro che un modo per inglesizzare il cognome di origine tedesca Jaeger (utilizzato nell'anime) o Jäger; la parola in tedesco significa letteralmente "cacciatore" o "predatore".

"Io ucciderò tutti i giganti, li eliminerò tutti, senza lasciarne neppure uno!"
- Eren nel secondo episodio dell'anime, "Quel giorno".

Spoiler: dopo quattro anni ci è riuscito sul serio.
Ma facciamo un passo indietro, prima di arrivare alla fine del manga; la serie inizia proprio con lui, o forse dovremo dire con lui che assiste alla morte di sua madre che viene mangiata da un gigante (gigante che si scoprirà in seguito essere Dina Fritz, prima moglie del padre di Eren, Grisha Yeager).
Impulsivo, aggressivo, irragionevole e testardo ma anche estremamente passionale nei suoi ideali, tanto da aggiudicarsi il soprannome di "Bastardo che ha fretta di morire" da parte di Jean Kirstein e dei suoi commilitoni, Eren è un personaggio inizialmente così banale nella sua rabbia incontrollata da sembrare una nota stonata in uno spartito di personaggi perfettamente al loro posto.
Sì, certo, ha quello scopo che lo fa andare avanti nella vita, ma quello lo hanno tutti i protagonisti degli anime, sì certo, facendo parte del Corpo di Ricerca ed avendo il potere del Gigante d'Attacco (e del Gigante Progenitore) ovviamente si ritrova a compiere azioni decisive all'interno della storia, ma il personaggio in sé per sé sembra veramente piatto e poco articolato.

Se non fosse che in realtà Hajime Isayama è un genio e non creerebbe mai un personaggio piatto, o comunque almeno sicuramente non l'ha fatto nei dodici anni di vita dell'Attacco dei Giganti.

Ci duole dirlo, ma più di Erwin Smith, più di Hanji Zoe, più di Levi Ackerman, più di Armin Arlert e più di tutti gli altri personaggi - morti e non - presenti all'interno della serie, Eren è il personaggio che si avvicina maggiormente all'immagine del "buon soldato".
Non solo non ci penserà un secondo a sacrificarsi per la causa in cui crede da quando è bambino, ma non ne ha neanche scelta, lui deve sacrificarsi punto e basta.
Ma in fondo, ha mai avuto una scelta? È divenuto l'ospitante dei due Giganti a dieci anni a sua insaputa e in modo assolutamente non consensuale, ma sappiamo bene che era destinato a essere quel che poi diventerà già da prima che nascesse.
A quindici anni - nella prima stagione della serie - scoprirà di avere il potere del Gigante d'Attacco dopo essere stato mangiato da un altro Gigante, e da quel momento il suo incessante desiderio di voler vedere il mondo al di fuori delle mura e di voler uccidere quei mostri che gli avevano tolto la sua vita diventerà sempre di più una gabbia, sempre di più un peso.
Eren Yeager è un po' come Atlante (personaggio della mitologia greca, Re della Mauritania e gigante): costretto a tenere sulle sue spalle il peso di tutto il mondo.

"- Non voglio morire...vorrei restare insieme a Mikasa e a tutti voi.
- Eren, non arrendiamoci! Deve esserci un'altra strada, la troveremo!
- No... anche tutti gli altri, proprio come me, non avrebbero voluto morire, eppure io non potrò mai essere perdonato.
[...]
- La prossima volta che ci incontreremo, cercheremo di ucciderci a vicenda. Tuttavia, quando sarà tutto finito forse ricorderai questo momento.
- Eren, grazie. Sei diventato un carnefice solo per il nostro bene."
[dialogo tra Eren e Armin nel capitolo 139, "Verso l'albero su quella collina"]

Al suo personaggio accadrà quello che accade a tutte le persone che sanno di esser venute al mondo per uno scopo ben preciso: perenne sensazione di non fare mai abbastanza e complesso di Dio mischiati a rassegnazione e apatia totale per la situazione. Ed è per questo che dalla fine della terza stagione e per tutta la quarta, quell'Eren impulsivo e pieno di emozioni pronte a esplodere sarà morto e sepolto, lasciando spazio a un automa.
Sapeva tutto, sin dall'inizio. Sapeva che sarebbe dovuto essere un seviziatore e causare un genocidio e sapeva di dover morire, così come sapeva che sarebbe dovuto succedere tutto quello che abbiamo visto nell'anime e nel manga eppure, come solo un buon soldato sa fare, ha imbottigliato le sue emozioni ed è passato all'azione senza scuse.

Morirà da traditore, odiato da tutti e additato come integralista, e solo dopo la sua morte i suoi commilitoni si renderanno conto del sacrificio da lui commesso per salvare il mondo dalla razza dei Giganti.
Eren, quindi, morirà da eroe definitivo della serie, ma lui non lo saprà mai.
Nonostante ciò è comunque considerato uno degli antagonisti principali dell'Attacco dei Giganti dai fan stessi, ma la domanda è: lo è davvero? Può una persona con uno scopo così nobile e puro come la ricerca della libertà essere un antagonista? Può una persona che non ha mai avuto scelta e ha sempre avuto il destino segnato essere un antagonista?

"Al ragazzo che sognava la libertà...addio"
- capitolo 138, "Un lungo sogno".

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